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Wind-3 Italia: la difficile campagna d’Europa di Li Ka-Shing

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Sul progetto di fusione con Wind, Bruxelles si pronuncerà l’11 marzo e si prevede che l’Antitrust europeo non concederà molti sconti.

Dopo Irlanda e Austria, dove il risultato è stato portato a casa seppur a seguito di numerose concessioni, CK Hutchison Holdings aspetta di conoscere l’esito delle due operazioni avviate una sul mercato britannico – dove ha presentato un’offerta da 10,3 miliardi di sterline per O2, divisione di Telefonica – e l’altra su quello italiano, dove è in ballo il matrimonio con Wind, controllata dai russi di Vimpelcom.

In Italia, dall’unione degli asset dei due gruppi nascerebbe una joint venture 50:50 dal valore di circa 22 miliardi di euro (Wind contribuirà per 14 miliardi e Hutchison per circa 8 miliardi), guidata dall’attuale ad di Wind, Maximo Ibarra.

Rispetto al periodo in cui sono state approvate l’acquisizione di O2 in Irlanda e di Orange in Austria, però, il vento in Europa è cambiato e il nuovo commissario Antitrust Margrethe Vestager, in carica dal 2014, si è dimostrata un osso ben più duro del suo predecessore Joaquin Almunia. Il timore, espresso anche dal regolatore del mercato tlc britannico, è che il passaggio da 4 a 3 operatori finisca per produrre un aumento dei prezzi e per annullare i benefici che i consumatori hanno potuto godere finora grazie alla concorrenza.

Riguardo all’operazione in essere sul mercato UK, Hutchison ha risposto ai dubbi della Commissione con una serie di impegni tra i quali anche il congelamento dei prezzi per 5 anni. La Ue si pronuncerà in merito il 22 aprile.

Sul progetto di fusione con Wind, Bruxelles si pronuncerà l’11 marzo e anche in questo caso si prevede che l’Antitrust europeo non concederà molti sconti.

Secondo il conglomerato di Hong Kong, che fa capo alla Hutchison Whampoa del miliardario asiatico Li Ka-Shing, il nuovo operatore che nascerà dalla fusione potrà competere ad armi pari con i due principali player del mercato, Tim e Vodafone, grazie al taglio dei costi e alle sinergie generate dall’unione.

Ma difficilmente questa convinzione basterà agli uffici della Vestager per dare il via libera all’operazione, vista anche l’intransigenza mostrata nei confronti dell’operazione Telenor-TeliaSonera, saltata proprio per le dure misure proposte dal Commissario. Misure che, a detta delle due società, avrebbero annullato i vantaggi delle nozze. Certo, lo scenario è diverso: la fusione danese riguardava il secondo e il terzo operatore sul mercato e avrebbe dato vita al primo operatore per ricavi e numero di utenti. Anche se Telenor e TeliaSonera per ottenere l’OK all’operazione si erano impegnate a vendere il 40% della società che sarebbe nata dalla fusione e a cedere contestualmente la controllata Telenor BiBop con i suoi 150 mila utenti, il timore della Ue era che la nuova entità potesse essere troppo forte economicamente rispetto ai concorrenti TDC e Hi3G e generare un aumento delle tariffe, frenando al contempo l’innovazione.

Wind e 3 Italia sono rispettivamente il terzo e il quarto operatore mobile italiano e dalla loro integrazione nascerà una joint venture con oltre 31 milioni di clienti mobili e 2,8 milioni nel fisso (di cui 2,2 milioni broadband) ed efficienze in termini Capex e Opex  di oltre 5 miliardi di euro.

Stando agli ultimi dati Agcom (che fanno riferimento a settembre 2015), l’operatore nato dall’unione tra Wind e 3 Italia controllerebbe all’incirca il 34% del mercato, andandosi a collocare comunque in testa al mercato mobile italiano prima di Tim (32,3%) e Vodafone (26,5%). Poco cambierebbe, invece, su quello fisso, dove Wind è il secondo operatore dopo Telecom, con una quota del 13,4% contro il quasi 60% dell’incumbent. Nella banda larga fissa, invece, Wind controlla il 15.4% del mercato.

La Ue, per approvare la fusione italiana potrebbe insistere sulla creazione di un nuovo operatore mobile nel segmento MVNO, ossia degli operatori virtuali, che in Italia è molto debole, mentre sul mercato britannico una delle misure più probabili sarà l’uscita da una delle due società che gestiscono le torri di trasmissione.

3Uk, infatti, controlla il 50% di una joint venture con EE, mentre O2 ha formato un’altra società delle torri con Vodafone.

Difficilmente, se dovesse arrivare il via libera alla fusione, la nuova O2-3UK potrà essere presente in entrambe le società, perché si verrebbe a creare una situazione di posizione dominante nel settore delle infrastrutture.