fusioni

Ofcom contro le nozze 3UK-O2: ‘Bruxelles blocchi la fusione’

di |

Un clima di crescente insofferenza nei confronti del passaggio da 4 a 3 operatori mobili, che di fatto mette a rischio la fusione tra 3 Italia e Wind.

Il matrimonio tra 3Uk e O2 ‘non s’ha da fare’. E’ questa l’opinione di Sharon White, Ceo del regolatore del mercato tlc britannico, che ha espresso i suoi dubbi anche alla Commissione europea, inserendosi di fatto nel crescente trend di rigore nei confronti del consolidamento intra-nazionale.

Atteggiamento di estrema intransigenza, quello maturato negli uffici del Commissario antitrust europeo, Margrethe Vestager che si oppone al passaggio da 4 a 3 operatori mobili nazionali, facendo, di fatto, saltare il progetto di fusione tra Telenor e TeliaSonera nei mesi scorsi e mettendo in serio pericolo anche  anche il merger nostrano tra 3 Italia e Wind.

Tornando al mercato UK, Bruxelles dovrebbe esaminare questa settimana il progetto di fusione da 10,5 miliardi di sterline tra 3UK e O2, dalla cui realizzazione emergerebbe un operatore che andrebbe a controllare 4 clienti mobili su 10.

“Siamo preoccupati che 3, al momento l’operatore più piccolo, diventi il più grande comprando O2”, ha scritto White in una lettera al Financial Times.

Tre le principali cause di preoccupazione.

Secondo la White, innanzitutto, l’operazione potrebbe danneggiare i consumatori, generando un’inversione di tendenza nell’andamento dei prezzi dei servizi mobili, che dal 2003 nel Regno Unito sono calati di circa due terzi.

Operazioni simili sono state già approvate in Irlanda, Austria e Germania, dove il numero di operatori è passato da 4 a 3.

“Alcuni ritengono che gli operatori debbano consolidare per incrementare ricavi ed efficienza e per poter investire di più”, ha scritto White al Financial Times, spiegando poi che a suo avviso il mercato non è allo sfacelo: “lo scorso anno, gli operatori mobili britannici hanno generato ricavi per 15 miliardi di sterline, hanno investito miliardi nel 4G e sono riusciti a mantenere i margini del flusso di cassa sopra il 12%”.

È stata dunque la concorrenza “non il consolidamento a creare innovazione”, ha aggiunto.

A sostegno della sua tesi, White sottolinea che da un’analisi di circa 25 paesi è emerso che nei mercati con 4 operatori i prezzi sono in media del 10-20% più bassi. Secondo il regolatore austriaco, da  quando Orange è stato acquisito da 3, i prezzi dei servizi sono aumentati del 15%, con un picco del 30% per i clienti che si limitano a usare il cellulare per chiamare e inviare sms.

Ad aggiungere dubbi sugli effettivi vantaggi della fusione tra 3 UK e O2, anche le possibili conseguenze sugli accordi siglati dalle telco per la gestione di cavi e torri confluite i due network: uno usato da EE e 3, l’altro da O2 e Vodafone, sulla base di accordi – dice White – “che funzionano” e che potrebbero essere compromessi da un eventuale fusione.

E, infine, si andrebbe a creare uno “sbilanciamento di poteri” tra gli operatori mobili e i rivenditori indipendenti, che contribuiscono a tenere bassi i prezzi dei servizi e dei dispositivi.

“Molte delle nostre preoccupazioni riguardano concorrenza tra gli operatori che possiedono le reti da cui dipendono i cellulari. Solo queste quattro aziende possono rendere il segnale mobile più veloce, più affidabile e ampiamente disponibile. Creare una nuova rete mobile potrebbe essere una risposta, ma richiederebbe tempo e notevoli investimenti”, spiega ancora White.

“Vogliamo che i consumatori e le aziende  godano di prezzi equi e di prodotti innovativi anche negli anno a venire e perché questo accada c’è bisogno di una forte concorrenza: la base per proteggere i consumatori e incentivare il progresso”, ha concluso White.

La posizione di White non è del resto una sorpresa: già nei mesi scorsi, la numero uno di Ofcom si era pronunciata contro la fusione, sottolineando le conseguenze negative dell’operazione sui prezzi e l’innovazione.

Parole, quelle di White, che saranno di certo musica per le orecchie del Commissario Vestager, anche lei convinta del fatto che ridurre il numero di operatori non gioverebbe agli investimenti nelle reti, come invece sostenuto dagli operatori.