Fisco

Airbnb, lo Stato batte cassa. Raccolti 6,5 milioni di euro di tasse

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Secondo i registri di Airbnb nel 2018 sono state pagate tasse per 6.5 milioni di cui 4,5 milioni relative a esercizi precedenti (nel 2017 aveva pagato 131mila euro).

L’Italia è il terzo paese al mondo per diffusione della piattaforma Airbnb, il portale online nato nel 2008 che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con utenti che dispongono di uno spazio da affittare, generalmente privati.

Il colosso americano però, che sulla sua piattaforma web solo in Italia conta oltre 214mila case e l’anno scorso ha fatto registrare 3,7 milioni di arrivi, in passato ha avuto un problema con il Fisco italiano. Da quando opera nel nostro Paese ha pagato sempre poche tasse, anzi quasi nulla.

Ma il pressing dell’agenzia delle Entrate, dopo le praterie fiscali del passato, sta cominciando a portare i suoi frutti.

Secondo quanto afferma il Sole 24 Ore, Airbnb nel bilancio 2018 della sua filiale italiana – Airbnb Italy srl – dopo una interlocuzione con il Fisco registra 6,328 milioni di perdite dovute a tasse pagate per 6.583 milioni di cui 4,520 milioni relative a esercizi precedenti (nel 2017 aveva pagato 131mila euro).

Il conto delle tasse in Italia per i giganti del web e della sharing economy resta comunque basso. Secondo il quotidiano economico leggendo gli estratti degli ultimi bilanci, quelli relativi al 2018, appena depositati nel registro delle imprese di Infocamere: se si prendono in considerazione le costole italiane (tutte Srl) di nomi del calibro di Amazon, Google, Twitter, Airbnb e Tripadvisor il conto complessivo delle imposte versate l’anno scorso nel nostro Paese arriva a 14 milioni e 300mila euro.

Aspettando la web tax alla francese

La Francia, lo scorso 17 luglio ha deciso di sfidare i giganti del web e gli Stati Uniti approvando, finalmente, la web tax.

E l’Italia?

Il Parlamento l’ha votata con la legge di Bilancio 2019 con l’obiettivo di colpire ‘i grandissimi del web’ con un prelievo del 3% alle imprese con ricavi ovunque realizzati non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali non inferiori a 5,5 milioni.

Allora perché non è in vigore la web tax anche nel nostro Paese?

Perché manca il decreto attuativo del Mef, di concerto con Mise–Agcom-Garante Privacy e AgID. Il Governo italiano, come ci ha confermato Carla Ruocco (M5S), in questa intervista del 26 giugno scorso, non ha ancora approvato il decreto attuativo “per evitare un effetto isolamento in Europa e anche un effetto negativo sulle imprese italiane”.