Data protection

DSA, i grandi ‘oranghi’ profilatori sotto osservazione della Ue

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L’Unione Europea ha cominciato a bonificare la giungla della rete, prima con il GDPR, il regolamento che disciplina l’uso dei dati sensibili, poi con i due provvedimenti cardini del mercato digitale come il Digital Market Act (DMA) e il Digital Service Act (DSA).

Dunque è possibile ballare con gli oranghi?

In Europa sicuramente sì a giudicare dall’ultima decisione di mettere sotto stretta sorveglianza i grandi profilatori dell’umanità, quali sono le big tech.

La metafora di ballare con gli oranghi risale a qualche anno oltre il 2000, quando ci si cominciò a porre il problema di come convivere con i giganti tecnologici, troppo grandi per essere governati, si diceva.

In questi ultimi anni gli oranghi sembrano meno ingestibili. Diciamo che il punto di svolta è stato il 2018, l’anno in cui esplose lo scandalo di Cambridge Analytica e le scorrerie degli OTT fra i dati degli utenti cominciarono a diventare indigeste per la politica.

GDPR, DMA e DSA: la Ue interviene

L’Unione Europea ha cominciato a bonificare la giungla della rete, prima con il GDPR, il regolamento che disciplina l’uso dei dati sensibili, poi con i due provvedimenti cardini del mercato digitale come il Digital Market Act (DMA) e il Digital Service Act (DSA).

Proprio in virtù dei vincoli che questo secondo provvedimento impone nel trattamento delle informazioni e della conseguente profilazione degli utenti, in particolare dei minori, che il commissario europeo per il mercato interno ed i servizi Thierry Breton ha messo nel mirino i grandi marchi che vivono proprio grazie ad un uso non autorizzato della personalizzazione di linguaggi e proposte commerciali.

Insieme ai soliti noti, come Google, Apple, Facebook, Amazon e Twitter, anche un bel mazzo di aziende di servizi quali Booking, Zalando, Wikipedia e Linkedin.

Limitare il regno della profilazione

Siamo nel regno della profilazione, in cui ogni nostro comportamento viene scomposto in frammenti che ricombinati e ibridati con altre informazioni, questa è l’operazione mai autorizzata che rende illegale la strategia di profilazione neurale, permette a queste imprese di intromettersi nella nostra vita tramite i punti di vulnerabilità della nostra personalità.

Un’azione che ha sconvolto ogni regola economica, tanto che un liberale a tutto tondo, come il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, nel suo saggio “Popolo, Potere e Profitti” ha detto che se queste aziende godono di una posizione forte, se non dominante, in un’area dove è possibile raccogliere dati, queste aziende dispongono di informazioni su gli individui superiori a quelle di cui dispongono le altre aziende, alterando il mercato.

Capacità asimmetrica

Una capacità asimmetrica che annulla ogni margine di rischio e permette a questi colossi di agire a colpo sicuro ogni volta che attivano strategie di marketing. Ma il fenomeno, lo spiega bene il commissario Breton, diventa ancora più allarmante quando questa capacità di interferenza si rivolge ai minori, per premere sulle loro attitudini, o in campo politico, per forzare i processi di creazione del senso comune.

Siamo in uno scenario che come, scriveva Shoshanna Zubof di questi gruppi, “sanno troppo per essere liberi”.

Ma, paradossalmente, parlare di Google o Amazon, almeno per la parte dei loro servizi tradizionali, sembra oggi già riferirsi a situazioni del tutto superate. L’irruzione dell’intelligenza artificiale sul mercato, con il decentramento ad ogni individuo dell’uso di dispositivi quali ChatGPT, di Microsoft, o Bard della stessa Google, ci dice che la frontiera del dominio digitale si sia già spostata.

ChatGPT, Garante italiano apripista sull’IA

Il Garante della privacy italiano, inizialmente in totale solitudine, ha provato ad intralciare il cammino di questi sistemi che vivono e crescono proprio grazie al consumo dei nostri dati. Oggi, qualcosa si sta muovendo anche su questo versante. Entro il 30 aprile OpenAI, la società americana proprietaria di ChatGPT deve far conoscere le sue intenzioni sulle contestazioni del garante italiano, mentre in altri paesi europei e nella stessa struttura della privacy dell’intera Unione si sta pensando di imporre gli stessi limiti che ha segnalato il garante italiano.

Come sempre però le leggi e i controlli vivono se sono condivisi e sostenuti da iniziative sociali, se altri soggetti, come le comunità metropolitane che li adottano, o le università che li studiano, o ancora categorie sensibili, come giornalisti e medici , che si trovano ad usarli, intervengono con precise osservazioni e proposte per riconfigurare i sistemi, negoziandone il corredo etico.

Un modo questo per spiegare agli oranghi come si sta in un ambiente civile.