Il quadro

Mercato Tlc, più investimenti ma meno ricavi. PNRR occasione per le telco

di |

La industry delle Tlc soffre di un progressivo e costante calo dei ricavi, a fronte di investimenti in crescita per lo sviluppo delle nuove reti. I fondi del Recovery Plan sono una grande opportunità di rilancio.

Negli ultimi dodici anni, le telco hanno perso quasi un terzo dei loro ricavi mentre gli investimenti in innovazione hanno raggiunto il 25% delle revenue. Questo l’allarme lanciato sul Messaggero, in un articolo sullo stato di salute delle tlc che sottolinea le difficoltà delle telco sul fronte economico.

Roi calato del 3,1%. Servizi Tlc come commodity?

Intanto, il ritorno sugli investimenti è sceso al 3,1%, ciò significa che il settore, tra i più ricchi nell’immaginario comune, in Italia è poco profittevole. Il settore ha subito un profondo processo di “normalizzazione”, i servizi Tlc sono considerati sempre più una commodity dai consumatori. E così, mentre il consumo medio di giga cresce in maniera costante (+50% nel 2020 nel mobile a 9,5 Giga/mese secondo l’Agcom) i prezzi diminuiscono di pari passo.  

Disparità di trattamento con gli OTT

Un processo di “commodizzazione” delle Tlc dovuto alla concorrenza di OTT che si muovono in grande libertà in mancanza di un level play field che li costringa agli stessi vincoli degli operatori.

Le cose cambieranno in Europa?

Vedremo, c’è grande attesa in questo senso per il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Più tutele in arrivo per le telco europee?

Il quarto operatore: quali conseguenze?

La prima causa dei problemi sul mercato italiano è l’imposizione della commissaria UE alla concorrenza, Margrethe Vestager, in occasione della fusione tra Wind e 3, per l’ingresso di un quarto operatore.

Leggi anche: 3Uk-O2, la Corte di Giustizia boccia il veto Ue al merger. Crolla il dogma dei 4 operatori

Il quarto operatore ha certamente contribuito all’abbassamento dei costi e alla diffusione di concorrenti second brand come, .ho e Kena Mobile, che hanno a loro volta contribuito ad erodere i margini degli operatori storici.

Il nuovo entrate, Iliad, ha estremizzato la guerra dei prezzi e in questo contesto, pesa l’approccio dell’Authority italiana sbilanciato sui consumatori e sul taglio dei prezzi, senza considerare la tenuta del settore costretto negli ultimi anni al taglio dei servizi in outsourcing e a un sostanziale blocco del turn over.

PNRR, quali prospettive per le telco?

Adesso, anche per il settore si presenta l’occasione storica del Recovery, con 40 miliardi destinati alla trasformazione digitale per avvicinare il Paese al futuro e rendere protagonista la filiera delle tlc.

Gli operatori sapranno monetizzare la grande spinta alla digital transformation presente nel PNRR?

Oppure saranno i grandi OTT made in Usa ad accaparrarsi il grosso delle commesse?

Domanda potenziale di servizi digitali e Verticals 5G

Gli operatori saranno in grado di intercettare la crescente domanda di servizi Cloud di PA e aziende, nonché la domanda latente di nuovi Verticals legati al 5G?

Nuove fonti di business potenziali che potrebbero certamente contribuire ad un rilancio del comparto Tlc, che, va ricordato, nel 2019 ha perso un miliardo di giro d’affari a causa dell’ennesimo crollo dei prezzi (-6,7%), mentre nei primi 9 mesi del 2020 ha visto un ulteriore calo del 5,3%.

Pesa nell’ultimo anno l’azzeramento del roaming internazionale dovuto al blocco del turismo a causa della pandemia. Anche qui, la speranza è che i turisti tornino presto e in massa nel nostro paese. Il Green pass annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi già da metà maggio, in anticipo di un mese rispetto all’Europa, è un segnale chiaro dell’urgenza di riapertura che si vive nel paese.

Dinamica dei prezzi

L’Agcom ricorda che tra dicembre 2002 e il 2019 i prezzi elle Tlc sono scesi del 5,3%, contro il -2,1% dell’Ue e, ad esempio, il +2,4% del Regno Unito e addirittura del -32,9% in dieci anni (+29,6% il Regno Unito).

Tutto questo a fronte di continui investimenti, in crescita dal 2013, ora anche sull’onda della tecnologia 5G, che vede l’Italia in pole position per copertura e sperimentazioni, nonostante il prezzo elevato delle frequenze.

Il 5G dovrà quindi rappresentare non un’incognita, ma un nuovo polmone di business per le telco a patto che l’indirizzo degli investimenti sia rivolto in primo luogo verso il mondo delle imprese.

L’unica soluzione, al momento, pare quella di tagliare i costi, a partire dal personale. Per il futuro Asstel propone di accompagnare i fondi del PNRR con una strategia su quattro fronti: un asse pubblico-privato per la copertura del Paese con reti fisse e mobili e fondi assegnati in una logica di neutralità tecnologica ed efficienza economica; la semplificazione burocratica, a partite dallo snellimento delle procedure amministrative; il sostegno alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi e lo sviluppo delle competenze digitali, ambito che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa.

5G, superare le resistenze con la moral suasion

Per superare le resistenze ai nuovi impianti 5G da parte di sindaci riottosi, il Governo dovrebbe poi spingere in modo deciso sul dialogo, la formazione scientifica e la moral suasion capillare. I permessi dovrebbero arrivare in tempi ragionevoli, e non dopo più di 200 giorni come nella maggior parte dei casi.   

Se tutto ciò non fosse possibile, forse potrebbe essere meglio che le telco abbandonassero le tariffe libere a favore di prezzi vincolati, come le altre utilities. Non a caso, le aziende di questi settori hanno potuto aumentare costantemente i prezzi per sostenere i loro investimenti.

Cosa ne pensa il Governo?