Finanza e OTT

Allarme di Bankitalia: il futuro del risparmio sotto scacco delle Big Tech

di Michele Mezza, docente di Epidemiologia sociale alla Federico II e direttore Yellow Academy |

In un paese che si scopre sotto ricatto nei porti e sulle strade dei camionisti, non si può comunque rimanere indifferenti al segnale che giunge dalla Banca d’Italia sul futuro del risparmio.

In un paese che si scopre sotto ricatto nei porti e sulle strade dei camionisti, non si può comunque rimanere indifferenti al segnale che giunge dalla Banca d’Italia sul futuro del risparmio.

L’autorevolezza della fonte e la delicatezza del tema impone una riflessione più estesa e articolata. Con un’intervista  all’Huffington Post (https://www.huffingtonpost.it/entry/amazon-co-insidiano-le-banche-tradizionali_it_615d76e1e4b045b6faaf63fb ) la vice direttrice generale dell’Istituto Alessandra Perrazzelli auspica  possibili intese fra il sistema bancario e le grandi piattaforme digitali.

Lo strapotere delle Big Tech anche nel mondo finanziario

L’alto dirigente della Banca d’Italia appare rassegnata al dominio che questi gruppi privati ormai esercitano sull’intera gamma dei nostri comportamenti, surclassando qualsiasi concorrenza in qualsiasi settore, compresa l’intermediazione finanziaria.

Nell’intervista si constata come gli Over the Top ormai spopolino nei mercati finanziari, dove sono entrati, gradualmente ma inesorabilmente, con continue e impercettibili modificazioni delle regole del gioco. A questo punto, dice la dottoressa Perrazzelli, si deve prendere atto del fatto compiuto e pensare ad una coopetition, un termine inglese, spiega, che indica proprio una combinazione fra competizione e cooperazione.

Relazioni con i cittadini alterate

Ma qual è l’origine di questo strapotere che ha portato perfino i cosiddetti poteri forti, come erano considerati i giganti del credito, a dover considerare un’intesa con questi challengers della finanza limitando il proprio spazio? A questa domanda viene una risposta sinceramente preoccupante, che dovrebbe implicare conseguenze gravi sia sul fronte giudiziario che su quello politico.

 Infatti il dirigente di vertice della principale istituzione finanziaria nazionale ammette che questi gruppi abbiano alterato le forme delle relazioni finanziarie con i cittadini. Precisamente dice nell’intervista “Non solo Amazon ma anche tutte le altre piattaforme e soluzioni di pagamento digitali. Penso a Facebook, a Google e ad altre piattaforme. In comune hanno la grande capacità di accesso ai dati: ciò comporta un vantaggio competitivo non indifferente anche nei confronti del settore finanziario”.

Potere di profilazione

In sostanza apprendiamo che la potenza di profilazione esercitata da queste imprese ha aggirato e violato i limiti della riservatezza a cui sono tenute le aziende finanziarie, scavalcando persino la privacy nell’ambito della gestione dei propri risparmi.

Ovviamente questa situazione mette in condizioni di grande difficoltà il sistema bancario che non ha accesso a questa mole di informazione su tutti i suoi singoli utenti. Ma la domanda è: è legale che esista quest’attività di profilazione nell’ambito finanziario? È giuridicamente ammesso che un gruppo possa raccogliere dati su un individuo, combinarli con altre informazioni ricavate da attività varie di questo soggetto per poi ottenere un identikit talmente aderente alla realtà, che permette di proporre servizi assolutamente irrinunciabili?

Siamo ormai alla riproduzione del sistema di Spotify, la piattaforma che personalizza i gusti musicali e ci compone automaticamente le nostre colonne sonore preferite, sul terreno più sensibile che è appunto la finanza.

Bot finanziari

Non dimentichiamo che da tempo sappiamo che i grandi scambi azionari sono gestiti da bot. Ora si stanno saldando i due terreni: quello dell’intermediazione finanziaria automatica, con quello del consumo di massa, combinando dati e informazioni che rendono le grandi piattaforme i bancomat del pianeta.

Forse sarebbe da chiedere alla Banca d’Italia, come alla Consob e all’Agcom se, separatamente o, ancora meglio, congiuntamente non sia il caso di promuovere una vera istruttoria sul mercato del risparmio, in sede nazionale e poi in ambito europeo, per saldarsi con il completamento della normativa antitrust e di sicurezza digitale che è in corso presso l’Unione Europea. Prima della competizione e della cooperazione sarebbe forme indispensabile capire dove sia la legalità.