#Cosedanoncredere. Food: una comunicazione chiara e trasparente per dare consapevolezza al consumatore

di Valentina Panetta |

Un consumatore troppo informato dalle nuove tecnologie, una comunicazione aziendale che deve puntare a educare per farsi capire.

Italia


Tavolo Food

Mai come negli ultimi anni il mercato del food ha avuto molteplici problematiche in fatto di comunicazione, con i consumatori, sempre più spaventati e confusi dalle tante notizie che li sommergono, a volte contrastanti o addirittura errate.

Consapevolezza, educazione e responsabilità sono stati i 3 cardini attorno ai quali si è incentrato il dibattito di uno dei 4 tavoli dell’evento “Cose da non credere” organizzato dall’Unione Nazionale Consumatori a Roma.

I temi di riflessione su cui si è svolto l’incontro hanno creato uno spaccato su quella che è realmente la figura del consumatore: una vittima delle  aziende che non sanno comunicare o una noncuranza dello stesso di informarsi realmente su ciò che mangia?

Queste sono due delle tante domande poste e moderate da Ivo Ferrario, giornalista, il quale afferma con una dichiarazione uno dei punti più attuali riguardanti il campo del mercato food, la comunicazione :”Quando si parla di alimentazione oggi si parla di comunicazione”.

In un mondo dominato dal web, le aziende devono saper comunicare con i propri consumatori in modo diretto e chiaro : “il consumatore ha bisogno di poche informazioni ma chiare”, spiega l’ Amministratore Delegato di Federalimentari Servizi Daniele Rossi: “bisogna quindi applicare un concetto di sintesi”.

Una comunicazione quindi giusta e reale da parte delle aziende, che devono raccontare solo la verità e puntare sulla trasparenza, attraverso anche il primo input tangibile che il consumatore ha con il prodotto, il packaging, concetto sottolineato dal capitano NAS del reparto analisi Dario Praturlon.

La comunicazione aziendale cambia, diventando non più di tanto persuasiva ma rassicurante e confidenziale.

Bisogna però cercare di capire quale sia davvero il canale giusto con cui comunicare. Il web aiuta le aziende a farsi conoscere ma allo stesso tempo le penalizza, poiché dà al consumatore, come esposto dal Responsabile direzione agroalimentare Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Jacopo Berti: “troppe informazioni che il consumatore non riesce più a gestire” o molto spesso, afferma il Responsabile regulatory affair relazioni istituzionali Unilever Italia Roberto Ferro: “informazioni discordanti tra di loro”.

Ci sono anche  altri mezzi di comunicazione che si occupano di dare informazioni al consumatori sui prodotti di un azienda, come ad esempio la televisione, la quale  secondo l’autore televisivo Carlo Raspollini dovrebbe ricreare programmi che informano su quale prodotto sia migliore rispetto ad un altro,  senza la competizione delle aziende.

La pubblicità, quindi, mezzo importante nell’ ambito aziendale, è stato argomento che ha creato opinioni discordanti.

La prima riguarda il Responsabile settore alimentari Unione Nazionale Consumatori Agostino Macrì, il quale dice : “…La pubblicità deve spiegare nel dettaglio il prodotto, non deve solo pubblicizzarlo”. In disaccordo  l’affermazione del Presidente Generale Conserve Vito Giampiero Gulli: “la pubblicità – ha detto – è proprio l ultima che deve informare il consumatore, perché ha poco tempo, utilizzato per pubblicizzare il prodotto sul mercato”.

 

E, infine, il tema dell’educazione. Sono stati in molti a proporre l’inserimento di materie riguardanti l’alimentazione e il suo consumo nelle scuole primarie, educando sin da subito i bambini ad essere futuri fruitori più consapevoli. Ulteriori proposte sono state allargate anche all’ambito famigliare, in quanto molto spesso sono le stesse famiglie a dare il cattivo esempio, nonostante secondo l’opinione del Direttore Ineq Francesco Ciani: “l’Italia ha costruito una vera cultura alimentare, quindi siamo in grado di distinguere ciò che ci fa bene o male, lo abbiamo nel DNA”.

L’educazione però non deve avvenire solo per i più piccoli, ma deve informare tutte le fasce dei consumatori, e deve farlo in modo disinteressato.

Questo concetto è stato sottolineato dal Public Affair Manager di Confindustria ASSICA Giovanni Pallavicini e dall’esperto in sicurezza alimentare Paolo Aureli, affermando  l’importanza degli organi statali nella comunicazione ai consumatori, gli unici che possono dire ciò che fa bene da quello che fa male, (poiché le imprese sono troppe competitive), per informare quindi  costantemente tramite i sistemi web, non soltanto nei tempi di crisi.

Un ultimo intervento è stato fatto dal direttore di comunicazioni e relazioni istituzionali Coca-Cola Italia Vittorio Cino, sul tipo di consumatore che sta cambiando : “…non esiste più il consumatore tipo, i giovani si stanno proiettando alle varie cucine internazionali, diversi dalla nostra cultura, ma ormai si vende tutto ciò che provoca emozioni”.

 

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