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L’asta 5G sfiora 6 miliardi. Guerra all’ultimo rilancio per la banda 3700 Mhz. Allarme dei sindacati

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L’asta 5G chiude la sua dodicesima giornata di miglioramenti competitivi a 5,9 miliardi di euro, con la banda 3700 Mhz a quota 3,7 miliardi ancora da assegnare. Allarme dei sindacati che temono ricadute occupazionali 'irresponsabile questa operazione frenetica per accaparrarsi gli spettri di frequenza'.

L’asta 5G non si ferma più. Oggi si è chiusa la dodicesima giornata di rilanci per l’assegnazione delle frequenze che ha vissuto ancora una volta lo scontro sempre più acceso fra Telecom Italia, Vodafone, Wind 3 e Iliad (defilata Fastweb) per la banda 3700 Mhz, che ha raggiunto la cifra record di 3.754.960.000,00 euro offerti. Fino ad oggi sono state svolte 145 tornate. Il valore delle offerte vola verso i 6 miliardi di euro.

“L’ammontare totale delle offerte ha raggiunto nella giornata odierna quota 5.958.562.258,00 euro” si legge nella nota del Mise, che rinnova l’appuntamento per il prossimo round a lunedì primo ottobre.

L’asta 5G ha superato le più rosee aspettative, ha detto oggi il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, che si è impegnato a garantire il reinvestimento dell’introito della gara in nuove tecnologie per il paese. Una rassicurazione che il vicepremier ha voluto dare alle telco, impegnate in una contesa vorticosa che ha fatto lievitare il valore della banda 3.6-3.8 Ghz a livelli mai visti e che rischia di pesare alla voce investimenti.

Banda 3700 Mhz, valori record in Europa

Una valorizzazione delle frequenze 3700 Mhz che nel nostro paese sta costando carissima alle casse delle telco. Secondo il Sole 24 Ore, nel nostro paese il costo annuo per Mhz in questa banda è pari a 15,72 euro per mille abitanti, a fronte dei 6,60 euro del Regno Unito e dei 7,56 euro in Spagna.

Ma è chiaro ormai che nessuno dei quattro contendenti (Tim, Vodafone, Wind 3 e Iliad) in lizza per la banda 3.6-3.8 Ghz, disponibile dal primo gennaio del 2019, voglia tirare i remi in barca prima degli altri. Pena restare senza frequenze 5G da subito. La composizione dei lotti a gara (due da 80 Mhz e due da 20 Mhz) ha spinto i contendenti ad una valanga di rilanci per schiantare gli avversari.

Strategia giusta?

Resta da capire, ma questo sarà oggetto delle analisi post-gara, se la strategia messa in atto dagli operatori per la banda 3700 Mhz sia stata la più avveduta, visto che la contesa si è subito scatenata sui due lotti maggiori da 80 Mhz, facendo lievitare immediatamente il prezzo.

Se gli operatori, invece di partire direttamente dai due lotti da 80 Mhz, fossero partiti invece con offerte per i due lotti minori da 20 Mhz, il numero di contendenti si sarebbe forse potuto ridurre più rapidamente da quattro a tre con l’estromissione del quarto player. Il conto da pagare oggi sarebbe forse meno salato.

D’altra parte, il fatto che le telco siano disposte ad esborsi così eclatanti per la banda 3700 Mhz non può che essere un segnale di fiducia per la industry e per il futuro del 5G.

Asta 5G, allarme dei sindacati. ‘Rilanci frenetici, a rischio continuità di alcuni operatori’

Intanto i sindacati lanciano l’allarme sul rischio di ricadute occupazionali dovute all’asta al rialzo. “Le Segreterie Nazionali SLC –CGIL  FISTel-CISL  UILCOM-UIL sono fortemente preoccupate per le conseguenze dell’asta avviata dal Governo sulle frequenze 5G, avvenuta in un regime incontrollato, senza una analisi razionale tra l’investimento e ipotetici e redditivi ricavi legati ai servizi a banda ultralarga”, si legge nella nota congiunta diramata dopo la dodicesima giornata di rilanci.

“Nelle prossime ore si concluderà l’asta tra i maggiori operatori delle Telecomunicazioni con un costo che si aggirerà su circa 6 mld di euro a carico degli operatori, superando di gran lunga il tetto previsionale dei 2,5 mld previsto dal Governo, fissato tenendo conto anche delle esperienze avvenute negli altri Paesi.”

“Le organizzazioni confederali di categoria -prosegue la nota –  facendo un analisi della situazione economica del settore, che è caratterizzato da Aziende pesantemente indebitate, con ricavi e margini in calo, una competizione sui prezzi che penalizza investimenti e innovazione, utilizzo di ammortizzatori sociali, ritengono irresponsabile questa operazione frenetica per accaparrarsi gli spettri di frequenza, che se accompagnati, dalle medesime politiche di compressione competitiva sui prezzi, rischia di mettere a rischio la continuità aziendale di alcuni operatori.”

“In questo contesto assolutamente nebuloso per il futuro delle aziende e dei lavoratori sui quali si scaricheranno gli effetti del costo irrazionale delle frequenze, SLC- CGIL,  FISTel- CISL,    UILCOM – UIL  ancora una volta chiedono un tavolo con il Governo per avviare un confronto sul settore delle Telecomunicazioni – concludono i sindacati –  al fine di condividere tanto le preoccupazioni di sistema e tanto le strategie di sviluppo, innovazione e digitalizzazione del Paese a salvaguardia dei livelli occupazionali di tutta la filiera in un settore fortemente indebitato e caratterizzato dalla bassa marginalità”.

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