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Diritti Serie A, sempre più attenzione a Internet. Ma i rilievi Antitrust?

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La commercializzazione quinquennale dei diritti della Serie A all’attenzione dell’Antitrust, che ha avviato una consultazione in scadenza il 10 marzo per interrogare il mercato.

La commercializzazione quinquennale dei diritti della Serie A all’attenzione dell’Antitrust, che ha avviato una consultazione in scadenza il 10 marzo per interrogare il mercato. Al centro del dibattito l’allungamento di due anni della durata del bando, che di norma è triennale, in seguito alla riforma della Legge Melandri che regola l’assegnazione dei diritti della Serie A con un tetto triennale. Una decisione che potrebbe incontrare la contrarietà di diversi player di mercato, anche perché la contendibilità dei diritti su base quinquennale è più ridotta e rischia di comportare risvolti concorrenziali che l’autorità vuole appunto vagliare. Ci sono inoltre i rilievi avanzati a inizio anno dall’Autorità in sede di approvazione delle Linee Guida, che suggerisce alla lega di evitare pacchetti di esclusiva troppo sbilanciati verso un unico operatore o una unica piattaforma, come avvenuto nel triennio in corso.

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In attesa dell’esito della consultazione dell’Autorità di Piazza Verdi, dalle linee guida della Lega Serie A emergono alcune considerazioni di carattere generale. In primo luogo, da quanto si legge nelle Linee Guida della Lega, cresce il ruolo di Internet come piattaforma di riferimento, per quanto la performance qualitativa di DAZN sia certamente migliorabile. La Lega motiva questo cambiamento dell’utenza alla crescente diffusone della banda larga, dovuta al Covid 19, e porta a controprova l’esperienza di altri campionati oltre alla Serie A.

Lega Serie A, sempre più interesse per Internet

Alcuni stralici delle Linee Guida della Lega Serie A. “A dimostrazione di ciò, l’assegnazione dei diritti del Campionato di Serie A del triennio 2021- 2024 ad un operatore OTT come pure, in altri mercati europei, le recenti assegnazioni di diritti audiovisivi relativi a competizioni calcistiche di altre leghe europee a operatori di servizi di streaming. In Germania una quota rilevante di diritti esclusivi della Bundesliga 1 per il periodo 2021-2025 ed alcuni pacchetti di diritti esclusivi della Uefa Champions League del triennio 2021-2024 sono stati assegnati ad un operatore OTT, come pure, in Spagna, i diritti esclusivi di circa il 50% delle partite del Campionato spagnolo Liga. Inoltre in Italia e in Germania una internet company ha acquisito pacchetti di diritti esclusivi di partite di Uefa Champions League per il triennio 2021-2024, mentre in Francia ha rilevato i diritti dell’80% delle partite della Ligue 1 e in Inghilterra ha acquistato i diritti in esclusiva di due intere Giornate di Campionato inglese Premier League per il triennio 2019-2022, accordo rinnovato anche per il successivo triennio 2022-2025. In tale contesto e in linea con una evidente tendenza ne consegue che, ai fini della futura commercializzazione, la Lega Calcio Serie A porrà sempre più attenzione al modello di commercializzazione sulla piattaforma internet”, si legge.

Popolarità in calo per la trasmissione in chiaro

Allo stato, lo sfruttamento dei diritti audiovisivi in chiaro costituisce la parte meno rilevante nella formazione del valore economico del prodotto calcio con particolare riferimento al Campionato di Serie A. “Lo sfruttamento dei diritti audiovisivi in chiaro delle dirette mantiene comunque attualmente una propria importanza commerciale per quanto attiene le altre competizioni organizzate dalla Lega quali la Coppa Italia (incluso la Supercoppa Italiana) e le competizioni della Primavera”, si legge ancora nelle Linee Guida.

I rilievi dell’Antitrust

Per la verità non sono pochi i rilievi che l’Antitrust ha segnalato approvando le Linee Guida della Lega di Serie A e pubblicati sul bollettino dell’Autorità del 2 gennaio scorso. In soldoni, l’AGCM vuole evitare che per il prossimo bando si replichi la stessa situazione andata in scena con il bando attuale, evitando pacchetti di esclusiva troppo sbilanciati a favore di una piattaforma (vedi lo streaming di DAZN).

A questo proposito, lasciano perplessi le parole scritte nero su bianco dalla Lega Serie A a favore di Internet. Tanto più che i tre anni di DAZN sono stati quanto meno difficili dal punto di vista della qualità del servizio e che per ora nessun altro player dello streaming, né Amazon, né Apple, né Netflix, ha espresso alcun tipo di interesse per la Serie A. Resta da capire il ruolo di Sky, mentre a quanto pare le Tv in chiaro come Rai e Mediaset sono state escluse a priori dalla prossima tenzone, come si legge appunto nelle Linee Guida della Lega che le relega alla trasmissione della Coppa Italia e della Primavera. E dire che l’obiettivo dell’ad della Lega Luigi De Siervo è quanto meno sfidante, 930 milioni di euro. Ma siamo poi sicuri che DAZN parteciperà al prossimo bando, senza Tim già scottata dal bagno di sangue dell’esperienza precedente targata Luigi Gubitosi? Difficile ipotizzare l’ad Pietro Labriola, alle prese con il futuro della rete Tim, che si imbarca di nuovo nell’avventura del calcio.

Tornando ai rilievi dell’Antitrust, l’Autorità suggerisce alla Lega di diversificare il più possibile fornitori e piattaforme distributive, “accanto alla natura premium dei contenuti televisivi sportivi della Serie A per i mercati della televisione a pagamento, la circostanza che, in un momento di sviluppo particolarmente delicato della rete a banda larga e ultralarga, è necessario garantire lo svolgimento di dinamiche competitive virtuose della domanda di servizi per gli operatori attivi in tale comparto, laddove nel precedente ciclo di commercializzazione la disponibilità dei contenuti audiovisivi della Serie A ha potuto rappresentare una importante leva commerciale anche per la commercializzazione dei servizi di connettività limitata soltanto a taluni operatori”.

Per garantire una maggiore pluralità “l’articolazione dei pacchetti dovrà necessariamente essere tale da consentire a diversi operatori, a prescindere dalla piattaforma di riferimento in cui operano, di rappresentare reciprocamente alternative in grado di esercitare una pressione concorrenziale in termini di abbassamento del livello generale dei prezzi praticati ai consumatori finali per la visione delle partite della Lnpa e in termini di qualità (ad esempio, disponibilità delle trasmissioni in 4K)”.

“In generale”, prosegue il documento, “la possibilità di offerte da parte di più operatori, senza la previsione di esclusive o di altri meccanismi contrattuali aventi un contenuto o effetto analogo, caratterizzati da vincoli con durata pluriennale, ha l’effetto di stimolare una concorrenza fra diversi operatori basata sul prezzo e sulla qualità del servizio. Ciò determina un beneficio non solo a favore dei consumatori in termini di abbassamento dei prezzi di fruizione del servizio, ma anche della stessa Lnpa, che potrebbe ricevere richieste di assegnazione al rialzo da parte di diversi operatori anche laddove intenda operare una distribuzione diretta”.

Le Linee Guida della Lega Serie A in PDF

Bollettino 1, 2 gennaio 2023 dell’AGCM in PDF