RISCALDAMENTO GLOBALE

Clima, Obama in Alaska: ‘Rallentare i cambiamenti o il futuro sarà terribile’

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Il presidente degli Stati Uniti, durante un conferenza stampa sull’Artico ad Anchorage, ha esortato ad accelerare sui tagli alle emissioni.

‘Il cambiamento climatico non è più un problema lontano ma sta accadendo qui ed ora’. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in visita in Alaska per diffondere il suo messaggio sul riscaldamento globale, ha lanciato l’allarme in vista anche della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, a Parigi, tra tre mesi.

Senza una repentina riduzione delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra, ha messo in guardia il capo della Casa Bianca, ‘la gente e le economie soffriranno. Intere Nazioni si troveranno ad affrontare gravi problemi’, tra cui la siccità, le inondazioni, l’innalzamento del livello del mare, i rifugiati, i conflitti.

Bisogna, dunque, fare in fretta e solo un’azione unitaria, ha sottolineato Obama, potrà invertire la tendenza ed evitare l’innalzamento delle temperature due volte più rapidamente delle medie globali. L’auspicio del presidente americano e che a Parigi il mondo raggiunga un accordo per proteggere il pianeta. ‘Coloro che vogliono ignorare la scienza sono sempre più soli’, ha concluso Obama tra gli applausi.

Ma gli ambientalisti criticano il presidente degli Stati Uniti per non aver dedicato molta attenzione all’energia evitando di parlare della sua recente decisione di permettere le trivellazioni della Shell nel mare dei Ciukci, mare marginale dell’Artico, alla ricerca di giacimenti di gas e petrolio. Decisione aspramente criticata da diverse associazioni che si occupano di ambiente perché, ritengono, rafforzerebbe la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio, danneggerebbe la fauna selvatica e sconvolgerebbe il fragile ecosistema dell’area, compresa tra la penisola dei Ciukci, in Russia, e l’Alaska.

‘Il comportamento di Obama è discrepante, perché da una parte conduce il mondo verso un’azione onnicomprensiva contro il cambiamento climatico, ma dall’altra permette alle aziende di condurre difficili e costose esplorazioni che mettono in pericolo zone remote’, ha detto Michael LeVine, consigliere di Oceana, un gruppo ambientalista.