Smart energy, indagine ANIE/GIFI: gli italiani vogliono più rinnovabili, ‘Un segno di evoluzione del Paese’

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Nel 2030 i benefici netti delle rinnovabili in Italia ammonteranno a 76 miliardi di euro. Per due italiani su tre il Paese ha investito nel green meno degli altri, mentre per tre su cinque le rinnovabili hanno la stessa efficienza delle fonti tradizionali

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Rinnovabili

L’innovazione in campo energetico non è solo una necessità, ma anche un segno tangibile dell’evoluzione culturale e tecnologica del Paese. È così che la pensano gli italiani, secondo l’indagine commissionata da Confindustria ANIE/GIFI all’istituto demoscopico ISPO e presentata in occasione dell’assemblea nazionale del Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane (GIFI) aderente alla Federazione nazionale imprese elettroniche ed elettrotecniche (ANIE).

 

I nostri connazionali hanno piena consapevolezza del potenziale di efficienza delle fonti rinnovabili e ripongono la massima fiducia nei loro confronti per un futuro più green e di smart energy, anche se restano piuttosto critici su quello che è stato finora l’impegno dell’Italia rispetto a questo tipo di investimenti. Dai dati che sono emersi dallo studio, oltre l’80% degli intervistati ritiene che l’energia solare sia la fonte rinnovabile più pulita sulla quale puntare. Il 94% afferma che non è sicuramente dannosa per la salute, mentre per il 92% è rispettosa dell’ambiente e non deturpa il paesaggio (81% degli intervistati).

 

Resta  forte un certo scetticismo riguardo la percezione di quanto l’Italia abbia finora investito in energie rinnovabili: secondo il 66% della popolazione infatti, abbiamo ha fatto meno di altri, mentre il 19% crede che l’impegno italiano sia stato tutto sommato simile a quello di altri Paesi partner in Europa. L’Italia, secondo i suoi cittadini, non ha ancora fatto abbastanza nel suo percorso verso l’energia rinnovabile, alla quale il 79% riconosce un’efficienza almeno pari a quella delle fonti di energia tradizionale.

Significativo il risultato che emerge dall’indagine sulla possibilità di ‘autoproduzione’ di energia. Una percentuale senza dubbio rilevante degli italiani (87%) considera interessante il fatto che alcune fonti rinnovabili possano permettere ai singoli cittadini di produrre in prima persona l’energia, divenendo così quasi del tutto autosufficienti, in nome di un futuro prossimo di autonomia energetica.

 

Per quanto riguarda il rapporto costo-benefici, un terzo degli italiani (32%, ritiene che i benefici ottenuti fino a questo momento siano inferiori ai costi sostenuti, mentre una medesima percentuale considera la bilancia costi-benefici neutra, con valori che si pareggiano.

Parlando del futuro del settore nei prossimi 10 anni, la percentuale di popolazione che prevede ‘benefici maggiori dei costi’ cresce dal 25%, con una diminuzione notevole di coloro che pensano che attualmente i costi siano superiori ai benefici ottenuti da tali investimenti (da 32% a 13%, con una caduta del 19%). I benefici sono maggiori dei costi principalmente per gli intervistati con livello d’istruzione più alto (63% dei laureati contro il 38% di coloro che possiedono la licenza elementare).

 

La maggioranza degli italiani (61%), inoltre, dichiara di non essere a conoscenza del fatto che tutti i cittadini contribuiscano in prima persona al finanziamento delle energie rinnovabili attraverso una quota in bolletta, mentre il 25% dichiara di sapere della quota, ma senza essere in grado di quantificarne la cifra.

 

Tra le fonti alternative di produzione di energia la più conosciuta è il solare (78% degli intervistati, più 20% di conoscitori vaghi), seguita da vicino dall’eolico (73%) e, con maggior distacco, dalle fonti idroelettriche (45%) e geotermiche (28%). Secondo uno recente studio Oir: i benefici netti delle rinnovabili in Italia, stimati al 2030, ammontano a 76 miliardi di euro.

(f.f.)