Sms, ricavi ancora in declino ma la pensione è lontana

di Alessandra Talarico |

In Italia il calo più marcato tra i paesi dell’Europa occidentale. Declino mitigati nei paesi in cui prevalgono gli abbonamenti sulle carte prepagate.

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La crescente adozione di applicazioni di messaggistica OTT – come Whatsapp, Skype, WeChat, Line e così via – continua ad erodere i ricavi degli sms che passeranno dai 120 miliardi di dollari quest’anno a 97 miliardi nel 2018.

Lo prevede uno studio di Informa Telecoms & Media, secondo cui l’Italia sarà il Paese che, in Europa occidentale, registrerà il declino più marcato, con i ricavi da sms che passeranno da 3,3 miliardi quest’anno a 2,2 miliardi fra cinque anni: un tasso di decrescita annuo del 7,54%.

 

A livello regionale, il calo maggiore si registrerà nell’area dell’Asia Pacifica dove alla fine del periodo in esame i ricavi scenderanno a 38 miliardi di dollari dai 45,8 miliardi di quest’anno.

In Cina, in particolare, i ricavi scenderanno da 25,4 miliardi nel 2013 a 19,6 miliardi.

È proprio dall’Asia Pacifica che hanno preso origine molte delle app di messaging più popolari, tra le quali  WeChat (Cina), Kakao Talk (Corea del Sud) e Line (Giappone), che si sono quindi diffuse – sottolineano gli analisti – principalmente nei paesi particolarmente toccati dalla crisi, come Spagna e Italia.

 

Quelli che invece riusciranno a mitigare l’impatto delle applicazioni OTT saranno gli operatori che più hanno puntato sugli abbonamenti a scapito delle schede prepagate.

Ad esempio, in Corea del Sud, dove il 99% degli utenti ha scelto l’abbonamento ai servizi mobili, il declino dei ricavi degli sms sarà relativamente più contenuto (da 2,5 a 2,1 miliardi): il tasso di decrescita sarà del 3,5%, meno della metà che in Italia, nonostante la Corea sia la ‘patria’ di Kakao Talk, una delle app di messaggistica più popolari.

In Francia, dove gli abbonamenti hanno una percentuale del 74% il calo annuo dei ricavi degli sms sarà del 4,1% da 4,1 a 3,3 miliardi di dollari.

 

Quasi nessuno dei 59 paesi presi in esame dallo studio sarà immune dal calo dei ricavi anche se, sottolineano gli analisti, alcuni paesi come Argentina, Colombia, Egitto, Giappone, Kenya, Nigeria, Turchia, Uganda ed Emirati Arabi continueranno a registrare un trend opposto per i prossimi due-tre anni.

 

Nonostante questi dati, però, gli sms non sono destinati ad andare in pensione, visto che restano comunque uno strumento di comunicazione ancora molto usato dalle aziende e dalle pubbliche amministrazioni per veicolare informazioni, pubblicitarie le prime, istituzionali le seconde, ai clienti e ai cittadini.

Ci sono insomma ancora tanti usi ‘complementari’ dei messaggini che sarebbe “ingenuo” presagirne la fine.