Strategia

Vivendi, la Spagna un ostacolo al piano di Bolloré

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Il piano è quello di creare un player europeo forte nella distribuzione dei contenuti, ma Madrid resiste al fascino di Bolloré, almeno per ora.

L’obiettivo di Vivendi, ormai è chiaro da tempo, trasformarsi in breve tempo in un grande conglomerato nella produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi nel sud d’Europa, ma la Spagna potrebbe essere un ostacolo e non da poco.

Per portare a compimento il proprio piano, Vivendi ha lanciato da tempo una massiccia campagna d’acquisti: da Gameloft alla Fnac, passando per Dailymotion, Telecom Italia, Mediaset, Banjiay e Bambù Producciones

Il tutto per realizzare un’azione sinergica che parta dalle due principali controllate, Universal Music e Canal+.

La missione è quella di riuscire a competere con i broadcaster tradizionali come Sky o con i newcomers come Netflix.

Anche se nei servizi streaming la sfida a Netflix non sarà poi così facile.

Per Christophe Cherblanc della Société Générale, citato dal quotidiano spagnolo Expansion, la strategia mediterranea di Vivendi non tiene conto però delle differenze esistenti nei territori coinvolti e questo potrebbe essere un nodo da sciogliere per portare a compimento il proprio progetto.

Canal+, sottolinea Cherblanc, possiede pochi diritti e contenuti che può condividere con Mediaset (presente in Italia e Spagna), avviando sinergie per i prossimi acquisti di contenuti esclusivi.

L’incursione in Telecom Italia, di cui oggi possiede il 24,9%, gli permetterà di assicurarsi la distribuzione dei propri contenuti sulle reti dell’operatore tlc. Una mossa, per Expansion, in parte difensiva per spingere la telco ad acquistare i propri diritti e produzioni audiovisive.

Un’altra ragione di questa operazione, osserva il quotidiano spagnolo, potrebbe essere quella di consentire a Vivendi di partecipare al potenziale processo di fusione sul mercato europeo delle tlc.

Da tempo si parla di una possibile unione tra il gruppo francese Orange e Telecom Italia.

Inoltre, ricorda Expansion, Vivendi possiede lo 0,95% di Telefonica come parte dell’accordo della cessione di GVT.

Nell’ultima nota informativa agli azionisti, Bolloré spiega la posizione di Vivendi in Telefonica come parte del proprio progetto per l’Europa del sud.

Secondo un analista della City, citato sempre dal quotidiano, sembra che Bolloré si aspetti la creazione di grandi gruppi tlc paneuropei con grossa capacità d’acquisto nei contenuti. Essere presente in uno di questi potenziali giganti assicurerebbe a Vivendi di non essere tagliata fuori da giochi.

La strategia di Bolloré potrebbe però trovare un grosso ostacolo in Spagna che sembra resistere al suo fascino. Il finanziere bretone inoltre non può contare su grandi conoscenze a Madrid così come invece a Roma dove, grazie al suo ruolo in Mediobanca, ha legami con tutta l’alta finanza italiana.

La presenza di Mediaset in Spagna è ormai relegata alla tv free-to-air. Ma forse c’è spazio per alleanze: Vivendi ha per esempio acquistato il 33% della società spagnola di produzione televisiva Bambù che sta producendo contenuti insieme a Telefonica.

La concorrenza sul mercato della pay tv, e non solo, è in fermento in Spagna.

Telefonica ha comprato la tv a pagamento Digital+ per rafforzarsi nei servizi offerti ai clienti e sta accelerando anche nella produzione di contenuti originali.

Vodafone ha rilevato l’operatore via cavo Ono e Orange ha acquistato Jazztel. Lo scorso anno anche Netflix è sbarcato in Spagna.

In conclusione, secondo l’Expansion, sarà molto difficile che Bolloré riesca a estendere il proprio impero al sud dei Pirenei.