Serie tv

Vivendi, le manovre della pay tv Canal+ su streaming e produzioni

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Piattaforme on-demand e serie tv per riorganizzare la pay tv e darle un’immagine europea. Per le produzioni si guarda anche all’Italia.

Il piano di Vivendi procede. Mentre in Italia si attende ormai l’annuncio ufficiale dell’accordo con Mediaset per Premium, che darà vita a un nuovo grande player europeo nella tv a pagamento, in Francia l’azienda continua la riorganizzazione della propria pay tv, Canal+, nell’ottica di concretizzare questo ambizioso progetto.

Dall’11 luglio tutti i canali di Canal+ saranno visibili anche sulla piattaforma Molotov che ha un’interfaccia visiva ed ergonomica molto simile a quella di Netflix e consente facilmente di ricercare programmi in diretta o le loro repliche e una serie di opzioni per personalizzare il servizio.

Ormai su tutte le piattaforme sono disponibili molto contenuti e quindi bisogna assicurare all’utente una ricerca il più semplice e diretta possibile.

Operazione sottile di rilancio di Canal+ nello streaming dove deve competere con un big player come Netflix.

Ma in campo, accanto a Molotov, ci sono esperti conoscitori del mercato tv come Pierre Lescure, fondatore di Canal+, e Jean-Marc Denoual, ex direttore per la strategia e l’innovazione di TF1.

Su Molotov ci saranno i canali di Canal+ D8, D17 e iTélé oltre che i sette canali Ciné+.

La piattaforma sarà finanziata dagli abbonamenti e non dalla pubblicità, il che rende il suo modello economico compatibile con quello dei canali trasmessi.

Ma non solo pay tv. Vivendi si sta muovendo anche su altri fronti attraverso Canal+.

Studiocanal, la società di produzione che fa capo alla pay tv, è entrata nel capitale del primo studios indipendente spagnolo, Bambu, e di due studios britannici per diventare “uno dei primi produttori europei di serie tv”.

Lo hanno annunciato i vertici del gruppo al MIPTV di Cannes.

Il presidente Didier Lupfer ha precisato che Studiocanal è a caccia di nuovi accordi: “Siamo completamente aperti a un ampliamento della nostra rete anche all’Italia”.

Investimenti quindi anche nelle produzioni originali che sono quelli che fanno la differenza con gli altri competitor.

Non è un caso che Netflix debba il suo successo a due grandi serie tv autoprodotte, ‘House of Cards’ e ‘Orange is the new black’.

Studiocanal ha rilevato il 33% di Bambu Producciones, che affiancherà Netflix nella produzione della prima serie originale spagnola.

Bambu produce anche serie in inglese con la BBC.

Studiocanal ha anche comprato il 20% di Urban Myth, studio britannico nato dai creatori di serie internazionali come ‘Merlin’ e ‘Misfits’.

La controllata di Canal+ ha anche acquistato il 20% di Sunny March TV, la società di produzione creata da Benedict Cumberbatch (attore di “Sherlock“, “Imitation Game“…), con il produttore Adam Ackland.

Grazie a questi acquisti, Studiocanal, finora molto focalizzata sul cinema, si dedicherà anche alle serie tv.

L’aspirazione è quella di puntare a vendite mondiali di produzioni radicate nella cultura europea, prodotte da autori e realizzatori noti che manterranno la loro indipendenza.

“Studiocanal è il più grande produttore di film in Europa. Ora vogliamo crescere ulteriormente nella Tv“, ha osservato il presidente dello studios, Didier Lupfer, nel corso della conferenza stampa al MIPTV.

Attualmente, Studiocanal realizza il 15% del fatturato nella televisione (il 60% nel cinema) ma vuole salire al 25% nella televisione con almeno 20 serie l’anno. I ricavi sono in crescita e nel 2015 ha registrato 600 milioni di euro.

Con questi acquisti Studiocanal rafforza la propria posizione in Europa.

Già nel 2013 aveva comprato la britannica Red e la tedesca Tandem e creato, SAM con gli autori delle serie “Borgen” e “The Killing“, Adam Price e Soren Sveistrup.

A inizio marzo ha anche annunciato una partnership con il romanziere americano Harlan Coben che si è lanciato nella produzione di serie tv.

“Con le nostre sette società partner, di cui quattro britanniche, abbiamo più di un centinaio di progetti in fase di sviluppo per la tv“, ha concluso Lupfer.