Il socio spagnolo si defila

Telefonica sotto il 10% di Telecom Italia per tutelare il Brasile

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L’intenzione di lanciare l’emissione obbligazionaria con scadenza a tre anni è stata reso nota ieri a mercati chiusi: un passo necessario per riequilibrare la presenza del gruppo in Brasile, dove l’Antitrust ha imposto di scegliere tra Telecom Italia e Vivo.

Telefonica si avvia a ridurre la sua presenza nel capitale di Telecom Italia: la società ha concluso il collocamento del bond convertibile in azioni ordinarie Telecom per 750 milioni di euro, ovvero fino al 6,5% del capitale con diritto di voto dell’azienda italiana.

Il bond, riservato a investitori istituzionali, avrà un rendimento annuo del 6%, un prezzo di conversione tra 0,86 e 1,032 euro e matureranno il 24 luglio 2017.

Anche se con una quota inferiore al 10%  – tra l’8,3% e il 9,4% del capitale – Telefonica resta comunque il primo azionista singolo di Telecom Italia, ma con un peso fortemente ridotto: la sua partecipazione indiretta in Telecom tornerà in sostanza a livelli inferiori rispetto a prima della ricapitalizzazione di Telco del settembre 2013, quando era salito, in trasparenza, al 14,8% del capitale.

Lo scenario, da allora, è parecchio cambiato, con i soci italiani di Telco (Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali) che hanno confermato nelle scorse settimane la scissione della holding che controlla il 22,4% di Telecom e i piccoli azionisti che spingono nella direzione della public company.

In una nota, la società spagnola ha spiegato che “l’operazione consente di cristallizzare una parte significativa della forte rivalutazione” che la partecipazione indiretta di Telefonica in Telecom Italia ha avuto dal settembre 2013 e di mantenere, allo stesso tempo, “l’esposizione su una potenziale rivalutazione futura” fino al prezzo massimo di cambio.

“Inoltre – prosegue la nota della società – la parziale riduzione della posizione su Telecom consente a Telefonica di neutralizzare preventivamente circa la metà dell’eventuale aumento del debito netto che si originerebbe con la scissione di Telco”.

L’intenzione di lanciare l’emissione obbligazionaria con scadenza a tre anni è stata resa nota ieri a mercati chiusi: un passo considerato necessario per riequilibrare la presenza del gruppo in Brasile, dove l’Antitrust (Cade) ha imposto di scegliere tra Telecom Italia (che controlla Tim Brasil) e Vivo, primo operatore del mercato mobile brasiliano, che rappresenta il 23% dei ricavi di tutto il gruppo telefonico.

L’accordo stipulato a settembre con i soci Telco per salire al 100% della holding – che controlla il 22,4% di Telecom Italia e che si avvia verso lo scioglimento – secondo quanto affermato dal Cade è infatti contrario agli impegni sottoscritti nel 2010, in base ai quali il gruppo spagnolo si era impegnato a mantenere separati gli interessi delle due società telefoniche per mantenere adeguate condizioni di concorrenza e indipendenza tra Vivo e Tim Brasil – che insieme controllano più della metà del mercato mobile brasiliano.

Resta da vedere se al Cade basterà questa mossa. L’Autorità a dicembre è stata infatti abbastanza chiara: al gruppo spagnolo è stato intimato di limitare la sua presenza sul mercato mobile brasiliano uscendo dalle partecipazioni dirette e indirette in Tim Participacoes (la controllante di Tim Brasil) oppure diluendo la propria quota di controllo in Vivo, trovando un nuovo socio che non sia già presente sul mercato brasiliano.

Secondo gli analisti di Equita Sim, si tratta di  “una vendita forzata e non ispirata da considerazioni strategiche o di opportunità finanziaria”.

La notizia, aggiungono gli analisti, “…è decisamente positiva soprattutto sotto il profilo dell’appeal speculativo, alla luce del tenue miglioramento atteso nei fondamentali di Telecom nei prossimi trimestri, del possibile miglioramento dell’arena competitiva e dell’assenza di sinergie fra Telecom e Telefonica”.

Ma, considerando anche la vendita per 139,6 milioni di euro del prestito convertendo di Telecom Italia, sottoscritto per 103 milioni di euro lo scorso novembre, la diluizione a termine della quota può essere considerata l’anticamera per la dismissione in toto della partecipazione nella società italiana?

Nei giorni scorsi, il quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo, riportava delle indiscrezioni secondo cui Telefonica starebbe già trattando coi fondi per cedere la sua quota, sottolineando che l’uscita sarebbe facilitata dallo scioglimento di Telco. Le indiscrezioni non sono state confermate, ma la domanda, in attesa della decisone ultima del Cade, resta di grande attualità.

D’altro canto, il disimpegno di Telefonica è stato letto dagli analisti di Icbpi come la conferma della “graduale trasformazione della struttura di controllo e governance di Telecom Italia verso il modello di public company”.

Il presidente Telecom Giuseppe Recchi, dal canto suo, ha subito precisato che la decisione del socio spagnolo non cambia le strategie della società, che resta concentrata sul mercato domestico, dove ogni sforzo sarà compiuto per invertire il trend di discesa dei ricavi, e sul miglioramento del rating.

Dal Brasile, intanto, il presidente del regolatore del mercato tlc, (Anatel), Joao Rezende, ha confermato di aver ricevuto notifica dello scioglimento di Telco da parte dei soci italiani della holding, ma non ancora da Telefonica. L’Anatel dovrà dare il suo via libera a quest’operazione e il processo deve ancora essere vagliato dal dipartimento tecnico, ha riferito Rezende.