Strategie

Streaming, le telco francesi ripartono dalla musica

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Sempre più forti i legami tra telco e fornitori di contenuti in streaming. In Francia ci prova Bouygues Telecom con Spotify.

Legami sempre più stretti tra telco e OTT specie sul mercato dei contenuti musicali. In Francia gli operatori tlc sono alla ricerca di nuovi modelli di business che gli permettano di recuperare terreno.

La musica in streaming sembra la nuova soluzione.

Mentre l’agguerrita competizione porta i prezzi al ribasso le offerte continuano ad arricchirsi di contenuti per spingere i clienti a consumare di più e quindi a pagare di più.

Stéphane Allaire, Direttore dei Contenuti e servizi di Bouygues Telecom, osserva che “gli utenti ascoltano sempre più musica su internet, soprattutto sulle piattaforme di streaming apposite, e anche da mobile”.

Le strategie tra operatori possono tuttavia differire tanto nella scelta dei partner che nei modelli economici.

 

Spotify in pole position

Bouygues Telecom ha annunciato ieri che proporrà ai propri clienti di scegliere, senza sovraccosti, tra quattro nuovi servizi che includono Spotify.

Tutti gli abbonati con pacchetti da almeno 3Gb potranno – scegliendo questa opzione – avvantaggiarsi dell’offerta Premium del gruppo svedese che dà accesso illimitato a 30 milioni di brani in streaming.

“Abbiamo firmato l’accordo con Spotify – spiega Allaire – perché è leader nel settore. Il loro catalogo è ricco, la loro tecnologia permette di ascoltare musica anche off-line grazie alla registrazione automatica dei brani scelti e ha un ecosistema in continua evoluzione”.

Inoltre ci sono un numero crescente di prodotti hi-fi, in particolare le casse collegate in Bluetooth o Wi-Fi, che ormai prevedono di default i servizi di Spotify e vengono venduti con l’etichetta Spotify Connect.

Sarà così anche i decoder Android di Bouygues Telecom.

In Italia lo ha fatto Vodafone lo scorso anno, offrendo il servizio svedese di musica in streaming ai propri abbonati. Ma anche Telecom Italia è andata in questa direzione con TIMmusic.

I termini dell’accordo di Bouygues non sono noti ma tenuto conto della crescente popolarità della piattaforma di streaming – oltre 15 milioni di utenti nel mondo – non parliamo di cifre piccole.

Ricordiamo che Sfr, che era stato il primo operatore a collaborare con Spotify, ha sciolto il contratto nel 2012 per ragioni economiche.

Modello economico

Nel settore delle tlc, il modello generale consiste per gli operatori nel versare ai siti di streaming una cifra calcolata in funzione del numero di abbonati generati dal nuovo servizio, garantendo un minimo fisso.

Per tutti, la cosa principale è quella di fornire contenuti che spingano un sempre maggior numeri di utenti a usare le loro reti.

Trenta minuti di ascolto quotidiano di Spotify da dispositivo mobile con Bouygues equivalgono a 2,3 Gb di dati consumati ogni mese.

Ce n’è a sufficienza per esaurire rapidamente un pacchetto standard da 3Gb.

Forte domanda di musica e tv

Da settembre 2013 Sfr, dopo la rottura con Spotify, offre Napster come opzione gratuita agli abbonati del pacchetto Carrés al quale si aggiungono anche servizi come Coyote o CanalPlay.

Offrire musica o serie televisive è un modo per differenziarsi dai propri concorrenti ma anche per lottare contro il forte calo dei prezzi che si è abbattuto sul settore.

Napster è molto diffuso ed è al momento la prima opzione sottoscritta seguita da CanalPlay.

Orange ha preferito invece seguire una strategia diversa. Fino a poco tempo l’operatore includeva gratuitamente il servizio Deezer in alcuni abbonamenti premium.

Mossa che gli ha permesso di raccogliere diversi milioni di clienti, di cui un milione attivi. Ma da qualche mese ha fatto marcia indietro e adesso offre il servizio a pagamento: per i nuovi abbonati 1 euro al mese per i primi sei mesi e successivamente 10 euro mensili.

I clienti possono anche guardare Deezer sul loro televisore e collegare il loro decoder allo stereo.

Sarà interessante verificare se nei prossimi mesi Orange resterà fedele a questa posizione o deciderà di sviluppare soluzioni proprie sapendo che ormai i servizi pay sono controcorrente rispetto all’attuale andamento del mercato.

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