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Brexit, telco Ue in sofferenza. Telefonica la più esposta

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Vodafone: 'Restiamo impegnati a supportare i nostri clienti britannici, indipendentemente dalle conseguenze, ora e in futuro'.

Per l’agenzia di rating Standard & Poor’s è la Spagna il paese più esposto a rischi dopo il voto che ha sancito la Brexit, ossia l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Più distaccate le altre principali economie come la Germania, la Francia, mentre per altri Paesi come Italia e Austria le conseguenze saranno minime.

Gli analisti hanno elaborato un indice in grado di determinare quali saranno i paesi maggiormente colpiti dalla Brexit e la Spagna è risultata la più esposta per via della forte presenza di banche spagnole nel Regno Unito. Santander, spiega l’analista Frank Gill, genera circa un quarto dei suoi utili oltremanica. Particolarmente esposto anche il settore delle tlc, con l’ex monopolista Telefonica, che a metà pomeriggio perdeva in Borsa oltre il 13%. L’operatore aveva tentato di vendere la sua controllata O2 a Hutchison Whampoa, ma la Commissione europea ha bloccato l’operazione temendo un impatto negativo per i consumatori.

Ma non va meglio per i titoli degli altri principali operatori tlc europei: a metà pomeriggio, Orange cedeva oltre il 6%%; Telecom Italia oltre il 13%; BT oltre il 9%%, Deutsche Telekom più del 4% e Vodafone oltre il 5%.

Vodafone ha rilasciato una nota in cui sottolinea che ogni controllata opera come “una entità autonoma in grado di adattarsi ad una ampia gamma di condizioni locali”. Ora che l’elettorato britannico ha raggiunto la sua decisione, si legge ancora nella nota, “spetta ad altri valutare le conseguenze politiche e economiche dell’uscita del Regno Unito dall’Europa”.

“Come abbiamo detto prima del referendum restiamo impegnati a supportare i nostri clienti britannici, indipendentemente dalle conseguenze, ora e in futuro”, prosegue il gruppo, spiegando che è ancora prematuro valutare le “implicazioni dell’esito del referendum per il quartier generale del Gruppo”.

 

Il settore hi-tech britannico ritiene di avere di fronte un futuro quanto mai incerto: “senza i benefici dell’adesione all’Unione europea, il Regno Unito deve dare il suo meglio per avere successo. Questo rimane il nostro scopo: rendere il Regno Unito il posto migliore al mondo per la tecnologia”, ha affermato Julian David, CEO dell’associazione techUK sottolineando la necessità che l’industria ora faccia fronte comune e parli con una sola voce “per assicurare che ogni esigenza venga compresa e soddisfatta”.