Servizi audiovisivi: la Commissione chiede a Belgio e Regno Unito di conformarsi alla Direttiva Ue

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Bruxelles e Gibilterra non avrebbero ancora adottato le disposizioni normative atte ad accogliere la Direttiva Audiovisual Media Services.

Unione Europea


Commissione Europea - sede

La Commissione Ue ha inviato a Belgio e Regno Unito un parere motivato riguardo all’applicazione della Direttiva Ue Audiovisual Media Services.

Il Belgio ha già notificato alla Ue le misure destinate a mettere in atto la Direttiva per le tre comunità – francese, tedesca e olandese. Tuttavia per quanto riguarda i servizi audiovisivi relativi a Bruxelles, la cui lingua non è né francese, né olandese, fuoriescono dalla competenza delle comunità linguistiche perché riguardano le autorità federali che non hanno ancora adottato la legge in questione. 

Le autorità belghe hanno informato la Commissione che si sta lavorando a un disegno di legge che però si trova ancora a uno stadio preliminare.

 

Anche il Regno Unito ha comunicato alla Commissione le misure atte a recepire la Direttiva nella legislazione nazionale. Questa legge tuttavia non copre i servizi audiovisivi di Gibilterra dove è ancora in corso la procedura di allineamento alle norme Ue.

 

Le domande rivolte dalla Ue ai due Stati membri sono state inoltrate sotto forma di parere motivato, conformemente alle procedure Ue in materia di infrazioni. Belgio e Regno Unito hanno due mesi di tempo per informare la Commissione delle misure che intendono adottare per conformarsi alle norme Ue.

In caso contrario, la Commissione potrà decidere di ricorrere contro i due Paesi davanti alla Corte di Giustizia.

 

La Direttiva Audiovisual Media Services (2010/13/UE) mette in atto un mercato unico e garantisce sicurezza giuridica al settore televisivo e audiovisivo europeo, creando le giuste condizioni concorrenziali per la diffusione transfrontaliera di servizi on-demand. Così facendo, garantisce il rispetto della diversità culturale, della tutela di minori e consumatori e del  pluralismo dei media. Oltre a contrastare qualsiasi forma di odio legato alla razza o alla religione.

 Le norme si basano sul principio del ‘paese di origine‘, in virtù del quale le prestazioni di servizi media audiovisivi non sono sottoposte che alla sola regolamentazione del Paese di origine, eccetto che per alcuni casi limitati previsti dall’articolo 3 (incitazione all’odio, per esempio).I Paesi Ue avevano accettato di accogliere la Direttiva nel diritto nazionale entro il 19 dicembre 2009.

 

L’originale Direttiva ‘Television without Frontiers‘ è stata adottata nel 1989 e modificata per la prima volta nel 1997. Nel dicembre 2007, è stata approvata una nuova Direttiva su questa materia. Il 10 marzo 2010, le disposizioni del primo provvedimento (Television without Frontiers) sono state tutte accorpate nelle successive Direttive poi accolte nell’attuale Audiovisual Media Services.

 

La mancanza di misure atte ad assicurare l’accoglimento integrale della Direttiva a Bruxelles e Gibilterra, dice la Commissione Ue in una nota, priva i fornitori di servizi audiovisivi di certezza giuridica.

 

Per maggiori informazioni:  

 

Direttiva Audiovisual Media Services

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