Il caso

Gigabit infrastructure act, telco Ue contro la cancellazione del silenzio-assenso per fibra e 5G: sarebbe un autogol

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Le telco Ue sul piede di guerra per le modifiche in vista al Gigabit Infrastructure Act (GIA), il nuovo pacchetto normativo in discussione a Bruxelles per semplificare la realizzazione delle nuove reti in fibra e 5G.

Le telco Ue sul piede di guerra per le modifiche in vista al Gigabit Infrastructure Act (GIA), il nuovo pacchetto normativo in discussione a Bruxelles per semplificare la realizzazione delle nuove reti in fibra. Dopo il dibattito degli ultimi giorni in sede di trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione), le ultime modifiche che sono emerse nel dibattito sarebbero peggiorative rispetto al quadro normativo attuale. In particolare, ciò che maggiormente preoccupa gli operatori Ue è la volontà di cancellare il principio del silenzio-assenso di comuni ed enti locali per quanto riguarda i permessi di scavo della fibra e la posa di nuovo impianti 5G. E così il rischio è che invece di semplificare le pratiche, il nuovo pacchetto di norme sia un vero autogol per la industry. Gli stati che si oppongono sono soprattutto quelli del nord Europa. La speranza è che il 5 febbraio arrivi un testo di compromesso.

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La protesta delle telco Ue

I principali gruppi industriali che rappresentano gli operatori di telecomunicazioni in Europa hanno avvertito che il previsto Gigabit Infrastructure Act dell’UE rischia di penalizzarli anziché aiutarli. La dichiarazione congiunta di Etno, Ecta, GSMA e GigaEurope arriva prima di un incontro del 5 febbraio in cui i legislatori dell’UE dovranno elaborare un testo finale per il regolamento.

Tacito assenso in forse

Come detto, gli operatori sono preoccupati per due questioni principali contenute nel progetto di testo. Il primo è la potenziale eliminazione della clausola di “tacito assenso” proposta dalla Commissione Europea quando presentò per la prima volta il GIA un anno fa. Ciò significa che gli operatori che richiedono un permesso per posizionare apparecchiature di rete, come antenne 5G o PoP in fibra, vedrebbero la loro richiesta accolta automaticamente se le autorità locali non rispondono entro un certo limite di tempo. Alcuni paesi dell’Ue si sono opposti, affermando che è legalmente e praticamente impossibile imporre tali scadenze alle autorità comunali o regionali.

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L’altro nodo sull’abolizione del roaming intra Ue

L’altra questione è una proposta inserita dal Parlamento europeo nella legge che impone un tetto al prezzo delle chiamate intra-UE. Gli operatori di telecomunicazioni ritengono che un simile tetto massimo per le chiamate internazionali non sia necessario, poiché grazie ai servizi VoIP online il mercato è già molto competitivo.

Meglio la vecchia regolazione

A questo punto l’industria preferirebbe nessuna nuova regolamentazione, piuttosto che un testo modificato. “A meno che non venga preservato lo spirito originale della proposta della Commissione europea, l’industria delle telecomunicazioni dell’UE ritiene che il mantenimento delle norme attuali sarebbe meno dannoso per lo sviluppo della rete rispetto all’implementazione di un regolamento mal concepito”, hanno affermato i gruppi industriali in una dichiarazione congiunta.

I rappresentanti del Parlamento europeo, degli Stati membri dell’UE e della Commissione europea si incontreranno il 5 febbraio per l’ultimo cosiddetto trilogo sul regolamento, nel tentativo di raggiungere un accordo su un testo finale. Secondo Euractiv, devono anche concordare una scadenza per l’attuazione del nuovo regolamento. Mentre gli Stati membri vorrebbero un lungo periodo di 24 mesi, i deputati preferiscono sei mesi, in modo che le nuove misure possano contribuire maggiormente al raggiungimento degli obiettivi di connettività dell’UE per il 2030.

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