Regolazione

La Commissione Ue vuole alleggerire i lacci ex-ante della fibra. Modello FCC per favorire gli investimenti?

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La Commissione Ue vuole alleggerire le regole ex ante per la fibra per promuovere gli investimenti. Un orientamento già ventilato a inizio ottobre dal Sottosegretario Alessio Butti. “Questa proposta della Commissione Ue ha delle affinità con la scelta fatta nel 2005 dalla Federal Communications Commission (FCC) di deregolamentare il mercato del broadband”, sottolinea Marina Benvenuto, esperta di regolazione europea in ambito Tlc.

La Commissione Ue vuole alleggerire le regole ex ante per la fibra. E’ quanto emerge dalla bozza del white paper “Building Europe’s digital infrastructure of tomorrow: towards a Digital Networks Act” della Commissione Ue, sul dibattito in corso a Bruxelles per accelerare lo sviluppo e soprattutto gli investimenti della Gigabit Society. Un documento firmato dal commissario al Mercato Interno Thierry Breton e rilanciato dalla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager a favore del consolidamento del mercato europeo delle Tlc. Il documento, se sarà confermato in questa forma, toglierebbe diversi poteri alle autorità nazionali.

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La Ue deregolamenta la fibra

L’intervento di Butti a inizio ottobre

Un documento che a ben vedere sembra in qualche modo richiamare l’intervento che fece, a inizio ottobre, il Sottosegretario Alessio Butti a inizio di ottobre dal Sole 24 Ore: ‘Ormai in tutta Europa la fibra è ampiamente deregolamentata. L’Italia è l’unico Paese europeo che mantiene ancora per la fibra criteri di intervento che sono stati concepiti per essere applicati sulle reti in rame. Mi riferisco ai criteri di orientamento al costo del prezzo di accesso wholesale alle nuove reti. Questo modello, come è noto, non attrae gli investimenti e riduce la competitività del settore”.

Un settore che in Europa dovrebbe invece muoversi verso un consolidamento più consono alle necessità di competere a livello pan-europeo in ottica di investimenti. “È evidente che per assicurare la sovranità digitale europea è necessario creare un vero mercato digitale europeo, dove i servizi di telecomunicazioni siano effettivamente disponibili a livello paneuropeo a tutti i cittadini, senza barriere ed ostacoli”, aveva detto Butti sempre a inizio ottobre, in occasione di ComoLake.

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La novità del white paper della Commissione

La novità del paper riguarda, in primo luogo, l’eliminazione della lista dei mercati da regolare ex ante, escludendo il mercato dell’accesso. L’obiettivo è favorire gli investimenti riducendo i lacci regolamentari e limitare anche il raggio d’azione delle autorità di regolazione nazionali. Una grossa presunzione a favore del modello non regolamentare.

“Questa proposta della Commissione Ue ha delle affinità con la scelta fatta a suo tempo nel 2005 dalla Federal Communications Commission (FCC) di deregolamentare il mercato del broadband”, sottolinea Marina Benvenuto, esperta di regolamentazione europea in ambito Tlc. Una sospensione dell’attività regolamentare voluta circa 20 anni fa dalla FCC che certamente oggi ha dato i suoi frutti, con una diffusione molto capillare del broadband negli Usa, certamente favorita da quella decisione.

La speranza, ovviamente, è che un quadro analogo in Europa, più improntato alla deregulation, favorisca la diffusione della fibra anche da noi. Magari con l’emergere di qualche operatore pan-europeo, in grado di competere a livello continentale in ottica di consolidamento.

Va certamente in questa direzione l’obiettivo di “lasciare i mercati delle comunicazioni elettroniche al vaglio di interventi ex post”, si legge ancora nel documento.

D’altra parte, nelle aree più densamente popolate i consumatori finali già oggi “possono beneficiare di almeno due fornitori indipendenti a banda larga (es. cavo coassiale e fibra) e in altre aree gli operatori di comunicazioni elettroniche si sono già trasformati in entità separate wholesale only”, si legge nella bozza del paper a pagina 29.

Ciò nonostante, in alcune aree meno densamente popolate, in particolare nelle zone montane e rurali il problema resta e permane la necessità di mantenere regole ex ante. Certo, in questo contesto il ruolo dei regolatori nazional verrebbe limitato a favore di una regolazione più pan-europea.

Switch off del rame

Ma di pari passo con il progressivo spegnimento di reti legacy (switch off del rame entro il 2030) e con l’avvento della Gigabit Society e di un ambiente sempre più “full-fibre” – non soggetto agli stessi vincoli del passato -, la Commissione Ue e i regolatori nazionali dovranno a loro volta tenere il passo per adeguarsi ai progressi del mercato, garantendo la concorrenza e gli investimenti necessari. Evitando, però, la duplicazione delle reti.

In particolare, si legge ancora nel white paper, “le autorità nazionali dovranno monitorare i progressi delle reti per definire a livello geografico diversi gradi di regolazione ex ante a seconda delle diverse condizioni di mercato” anche con l’utilizzo di “rimedi differenziati che siano appropriati e proporzionali”.

L’obiettivo di fondo è arrivare ad una visione sempre meno regolata e più paneuropea per un mercato unico del full-fibre. Vedremo a questo punto se la Commissione confermerà ufficialmente quanto emerge da questa bozza.