Digital Agenda: ancora 8 Stati membri non si sono allineati alla Direttiva sui media. La Ue chiede chiarimenti

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Contro Polonia e Slovenia sono state aperte procedure di infrazione.

Unione Europea


Neelie Kroes

La Commissione Ue ha scritto a 8 Stati membri (Austria, Germania, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Ungheria) per chiedere chiarimenti sull’attuazione della Direttiva Audiovisual Media Services. I Paesi avranno dieci settimane di tempo per inoltrare le loro risposte.

Il procedimento si colloca nell’ambito degli sforzi che la Ue sta compiendo per assicurare che le leggi nazioni sui media di tutti i membri rispettino le norme introdotto dalla Direttiva.

La Commissione aveva inviato una prima missiva a 16 Paesi Ue lo scorso marzo (Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Malta, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Romania, Regno Unito, Slovacchia, Spagna e Svezia). La Slovenia non ha ancora notificato a Bruxelles le misure destinare ad accogliere la Direttiva nel proprio diritto interno e la Polonia ha comunicato solo misure parziali. Nei confronti di questi due Stati sono, infatti, state aperte le procedure di infrazione. Mentre per quanto riguarda il Portogallo, la Ue sta tuttora analizzando le misure notificate.

I temi sui quali la Commissione chiede chiarimenti sono; il principio del Paese di origine e i problemi di competenza concernenti i servizi audiovisivi; le campagne commerciali (in particolare il product placement, la pubblicità televisiva e le televendite); gli obblighi fondamentali imposti dalla Direttiva (accessibilità, copertura mediatica o registrazione dei servizi on-demand); protezione dei minori; promozione delle opere europee; manifestazioni di rilevanza che devono essere trasmesse gratuitamente in Tv e i notiziari; cooperazione con gli organismi di regolamentazione.

La Direttiva Audiovisual Media Services (2010/13/UE) mette in atto un mercato unico e garantisce sicurezza giuridica al settore televisivo e audiovisivo europeo, creando le giuste condizioni concorrenziali per la diffusione transfrontaliera di servizi on-demand. Così facendo, garantisce il rispetto della diversità culturale, della tutela di minori e consumatori e del pluralismo dei media. Oltre a contrastare qualsiasi forma di odio legato alla razza o alla religione

Le norme si basano sul principio del ‘paese di origine’, in virtù del quale le prestazioni di servizi media audiovisivi non sono sottoposte che alla sola regolamentazione del Paese di origine, eccetto che per alcuni casi limitati previsti dall’articolo 3 (incitazione all’odio, per esempio).

I Paesi Ue avevano accettato di accogliere la Direttiva nel diritto nazionale entro il 19 dicembre 2009.

L’originale Direttiva ‘Television without Frontiers’ è stata adottata nel 1989 e modificata per la prima volta nel 1997. Nel dicembre 2007, è stata approvata una nuova Direttiva su questa materia. Il 10 marzo 2010, le disposizioni del primo provvedimento (Television without Frontiers) sono state tutte accorpate nelle successive Direttive poi accolte nell’attuale Audiovisual Media Services.

Per maggiori informazioni:

Direttiva Audiovisual Media Services

Digital Agenda

Sito web del Commissario Ue Neelie Kroes

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