EMI passa a Citigroup: le etichette indipendenti minaccino ricorso all’Antitrust Ue

di Raffaella Natale |

IMPALA manifesta timori per un’eccessiva concentrazione sul mercato discografico a danno delle etichette indipendenti.

Unione Europea


Sede EMI

Il colosso finanziario Usa Citigroup ha preso  il controllo della storica casa discografica Emi, strappandola a Terra Firma. Il passaggio consente a Emi di ridurre del 65% il suo indebitamento, portandolo da 3,4 miliardi di sterline a 1,2 miliardi di sterline. Emi fa anche sapere che continuerà ad essere gestita dal suo attuale management e di essere completamente separata dal precedente proprietario Guy Hands, presidente di Terra Firma. All’inizio del novembre scorso la Corte distrettuale di Manhattan ha dato ragione a Citigroup nella causa per frode aperta nei suoi confronti da Guy Hands, sull’acquisto per 4 miliardi di sterline del gruppo Emi nel 2007.

 

Il paradosso è che i risultati di EMI sono migliorati nel corso degli ultimi anni: il fatturato è più stabile, dopo un calo di un terzo dal 2000 al 2008.

Riducendo i costi, la casa discografica ha registrato un utile operativo di 140 milioni di euro nel 2009-2010. Ma i debiti sono troppi perché questi miglioramenti siano sufficienti.

Roger Faxon, amministratore delegato di EMI, ha detto che si tratta di un passo estremamente positivo per la società: “Potremo contare su uno dei bilanci più sani dell’intera industria musicale”.

 

IMPALA ha già fatto sapere che farà ricorso contro l’operazione di Citigroup, spiegando che determinerebbe un’ulteriore concentrazione sul mercato discografico.

L’Associazione internazionale è sicura che la Ue si opporrà a questa acquisizione visto che negli ultimi anni ha reso più rigide le proprie regole per tutelare il ruolo delle etichette indipendenti, essenziali per assicurare ai consumatori reale libertà di scelta, diversità culturale e successo dei nuovi servizi online.

 

Nel frattempo emergono i nomi di potenziali acquirenti che successivamente potrebbero acquistare EMI da Citigroup che probabilmente vorrà recuperare i liquidi investiti nell’etichetta in breve tempo. Il prezzo stimato per la vendita di tutta EMI è di circa 1,8 miliardi di sterline.

Citigroup potrebbe separare le due unità: EMI Music ed EMI Music Publishing che detiene i diritti sui cataloghi.

A parte Guy Hands, Warner Music ha manifestato più volte la propria attenzione e potrebbe essere interessata alla prima unità mentre BMG Music Publishing alla seconda.

 

Helen Smith, Presidente esecutivo di IMPALA, ha dichiarato che nell’attuale contesto è difficile immaginare che la Ue darà l’OK a un’ulteriore operazione di concentrazione.

Alcuni esperti del settore sostengono che le Autorità dovrebbero essere più morbide per via della crisi economica ma per IMPALA ignorano tre aspetti fondamentali: il mutato contesto regolamentare; in secondo luogo che le precedenti fusione hanno dimostrato che la concentrazione non è la risposa ai problemi dell’industria musicale; e infine che le PMI non riescono a penetrare il mercato, non solo per la congiuntura negativa, ma soprattutto per l’eccessiva concentrazione.

L’attuale stato del mercato dimostra, per IMPALA, che i timori sono fondati. Le precedenti fusioni intervenute in questo comparto hanno evidenziato che la concorrenza non ne ha giovato, aggravando, conclude l’Associazione, la crisi del settore e l’inadeguatezza dei modelli di business delle major.