Telefonica-Vivo: per PT ‘infondata’ l’ipotesi di blocco del dividendo. Asati scettico sulla capacità di Telco di difendere gli interessi italiani

di Alessandra Talarico |

Il governo portoghese non userà la Golden Share per bloccare l'offerta di Telefonica su Vivo.

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Cesar Alierta

Telefonica non può in alcun modo bloccare l’accesso degli azionisti di Portugal Telecom ai dividendi di Vivo, né sciogliere la joint venture Brasilcel, che controlla il 60% dell’operatore mobile brasiliano al centro della contesa. Il governo portoghese, intanto, ha fatto sapere che non utilizzerà la Golden Share per bloccare l’offerta di Telefonica.

 

Alcune settimane fa, in un’intervista al Financial Times, il Direttore Finanziario di Telefonica, Santiago Fernandez Valbuena  aveva affermato che Telefonica avrebbe potuto anche decidere di bloccare l’accesso di Portugal Telecom al dividendo da 111 milioni di euro di Vivo se la società avesse continuato a rifiutare la sua offerta, lasciata cadere, secondo il manager, senza una attenta valutazione del valore che avrebbe portato agli azionisti.

Secondo gli accordi tra i due gruppi, infatti, la società portoghese non ha diretto accesso alla ‘cassa’ di Brasilcel, ma ha bisogno del via libera di Telefonica, che controlla il 10% di Portugal Telecom, ed è il suo principale azionista.

 

I legali di Portugal Telecom hanno però spiegato che la minaccia è del tutto infondata: “Telefonica – ha spiegato alla Reuters il Ceo di PT Zeinal Bavasta dicendo di voler bloccare i dividendi e sciogliere Brasilcel, ma queste minacce sono totalmente inaccettabili e impossibili da mettere in pratica”.

 

Nell’intervista, il direttore finanziario affermava anche che Telefonica non avrebbe aumentato l’offerta da 5,7 miliardi presentata a Portugal Telecom, ma così non è stato, visto che pochi giorni dopo è stata presentata un’altra offerta da 6,5 miliardi. È la prima volta, quindi, che si fa riferimento al blocco dei dividendi dopo la revisione al rialzo della proposta d’acquisto.

 

Il gruppo telefonico portoghese aveva rispedito al mittente la prima offerta sostenendo che il montante offerto da Telefonica non rispecchiava il valore di Vivo, che è il maggiore operatore mobile brasiliano. La società, questa volta, ha convocato una riunione degli azionisti per discutere la nuova offerta che sta provocando non pochi malumori in Italia, dove gli azionisti di Telecom Italia temono che l’acquisizione di Vivo sia in conflitto con la presenza di Telefonica in Telco, la holding che controlla la società italiana.

Telecom Italia controlla infatti Tim Brasil, che è il terzo operatore mobile del Paese e sul quale punta molto, essendo il Brasile un mercato in forte espansione: solo un brasiliano su 5, infatti, possiede un cellulare.

 

Anche Telefonica – alla luce delle difficoltà sul mercato domestico – conta molto sul Brasile dove vorrebbe fondere le attività mobili con quelle fisse di Telesp.

 

Bava, però, ha sottolineato che il valore di Vivo non può essere misurato soltanto in termini finanziari: bisogna tenere conto anche del valore strategico dell’operatore e delle sinergie che esso è in grado di generare, non solo delle “stime dei broker”, che hanno sempre sottovalutato il reale valore della società.

 

Telefonica ha tuttavia presentato un’offerta molto allettante, pari quasi all’intera capitalizzazione di Portugal Telecom, che si aggira intorno ai 7,7 miliardi di euro.

 

In Italia, intanto, monta la polemica per le dichiarazioni rilasciate dal Ceo di Banca Intesa Corrado Passera in merito all’eventuale uscita di Telefonica da Telco: l’ipotesi è stata avanzata da Marco Fossati di Findim, secondo cui ci sarebbe un evidente conflitto di interesse del gruppo spagnolo, che potrebbe bloccare le strategie di crescita di Telecom Italia in Brasile.

“Telco – ha detto Passera – parlerà con una voce sola” se ci sarà da dichiarare qualcosa sulle iniziative di Telefonica in Brasile.

 

Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom, si è schierata a fianco di Marco Fossati, condividendo la necessità di un’uscita di Telefonica da Telco e sottolineando che il conflitto d’interesse si era già palesato con la vendita della controllata tedesca Hansenet proprio a Telefonica, la cui presenza in Telco sta causando non pochi problemi anche con l’Antitrust argentino.

 

Asati si è detta perplessa anche circa le dichiarazioni di Passera riguardo questa “unicità” della voce di Telco, che sarebbe “ben compatta e piatta sui desideri e le strategie di Telefonica, ignorando ancora gli evidenti conflitti di interesse con Telefonica”.

 

“Che Telco è – si chiede ancora l’associazione dei piccoli azionisti – se i soci di Telco non sono in grado di difendere attraverso i loro rappresentanti nel CdA l’immagine e gli interessi di Telecom Italia e nemmeno di avviare le azioni di responsabilità per il recupero di centinaia di milioni di euro?”

 

Riguardo, infine, le dichiarazioni di Passera al Wall Street Journal, oltre a stigmatizzare il fatto che il rappresentante di un così importante socio di Telco, abbia “…ritenuto opportuno esternare al WSJ il suo punto di vista sulle strategie di rete di Telecom Italia”, Asati afferma che “da un banchiere azionista di Telecom Italia sarebbe naturale attendersi una presa di posizione sugli aspetti finanziari e societari e un doveroso silenzio sugli aspetti tecnici e regolatori riguardo lo sviluppo della rete NGN in fibra ottica, lasciando esprimere in merito i Vertici operativi possibilmente con “voce unica”, a valle di delibere all’unanimità del CdA”.