Argentina. Telecom Italia alla Ue: ‘Difendete gli investimenti in Sudamerica’. E gli Europarlamentari scrivono di nuovo a Barroso

di Alessandra Talarico |

Europa


Telecom Argentina

Un appello alle istituzioni europee affinché facciano la loro parte per tutelare gli investimenti italiani in Argentina è arrivato stamani dal presidente di Telecom Italia Gabriele Galateri, a Madrid in occasione del terzo Business Summit Ue-America Latina (UE-LAC). Il presidente Telecom ha reso noto di aver parlato della ‘questione’ Telecom Argentina con esponenti della Commissione europea, chiedendo loro di “tutelare la presenza” del gruppo italiano in Argentina.

Appello sostenuto anche da diversi europarlamentari, che hanno inviato una lettera al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e al commissario europeo al Commercio estero Karel De Gucht per chiedere all’esecutivo “…di mantenere alta la pressione sulle autorità argentine in difesa del rispetto dei principi dello stato di diritto”.

 

L’antitrust argentino (CNDC) ha imposto a Telecom Italia di cedere la propria quota nella holding Sofora, che controlla Telecom Argentina, nei tempi e nei modi stabiliti dalle autorità locali e il governo Kirchner ha minacciato di nazionalizzare la compagnia se il gruppo italiano non li avesse rispettati. A febbraio, quindi, la Corte della camera penale di Buenos Aires ha annullato la decisione dell’antitrust, seguendo anche la decisione del Tribunale di Buenos Aires, che già a metà gennaio aveva annullato le scadenze imposte dal CNDC.

Come ultimo passo di una querelle che si trascina dal 2007, da quando, cioè, Telefonica ha fatto il suo ingresso nell’azionariato della società italiana, lo scorso 12 marzo, il Tribunale amministrativo ha notificato a Telecom Argentina un provvedimento che sospendeva l’esercizio delle funzioni da parte dei consiglieri Telecom Italia.

 

Già diverse volte e da parte di diversi soggetti politici e industriali sono giunte alla Commissione richieste volte a sollecitare un intervento ufficiale nella disputa legale tra Telecom Italia e le autorità argentine, le quali – governo in testa – sostengono di voler tutelare la concorrenza sul mercato delle telecomunicazioni dalla situazione di monopolio causata dalla presenza nell’azionariato della società italiana del gruppo spagnolo Telefonica, che controlla anche l’altro grande operatore del Paese, Telefonica Argentina.

 

L’Ad di Telecom, Franco Bernabè, ha più volte spiegato che “non sussistono restrizioni della concorrenza come effetto della permanenza di Telefonica nel capitale di Telecom”, contestando ogni affermazione sul fatto che Telefonica abbia alcun ruolo nella gestione della società telefonica.

 

Gli europarlamentari sottolineano quindi, nella lettera, che “…la situazione è tuttora preoccupante ed i recenti fatti accaduti in Argentina dimostrano che i presunti effetti anticoncorrenziali della transazione Telco sono ancora presi a pretesto per impedire al Gruppo Telecom Italia di esercitare la propria legittima governance e i propri diritti contrattuali in quanto azionista di Telecom Argentina”.

Al contrario, continua la lettera “…è molto importante rilevare che recentemente in Brasile le stesse preoccupazioni in materia di concorrenzialità del mercato sollevate dalla transazione Telco si sono risolte positivamente”.

 

La missiva, sottoscritta da Gianni Pittella (vice presidente del Parlamento europeo), Gabriele Albertini (presidente della commissione Esteri), David Sassoli (capo della delegazione Pd al Gruppo S&D), Mario Mauro (capodelegazione del Pdl al Ppe), Cristiana Muscardini (vice presidente della commissione Commercio Internazionale), Niccolò Rinaldi (vice presidente del Gruppo Alde e capodelegazione dell’Idv) e Gianluca Susta (vice presidente del Gruppo S&D), conclude con una espressione di fiducia nei confronti della Commissione europea e con l’auspicio che l’esecutivo continui a “monitorare da vicino tale situazione, anche al fine di prendere ogni ulteriore e necessaria azione in difesa degli interessi europei”.

 

Già nei mesi scorsi, in sostegno di Telecom Italia, Gabriele Albertini, Mario Mauro, Gianni Pittella e David Sassoli avevano presentato un’interrogazione urgente alla Commissione europea per comprendere come l’esecutivo Ue intendesse muoversi per “tutelare gli investimenti di un’azienda europea che da anni è presente sul mercato argentino dal clima di intimidazione ed illegalità del governo argentino”.

 

Anche l’ETNO – l’Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni – aveva scritto al presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso sottolineando che “le azioni intraprese dal governo argentino – con particolare riferimento all’ordine di disinvestire i propri assett in Argentina in un periodo di tempo brevissimo, sottostando a termini e condizioni stabiliti da parti terze –  si traducono, de facto, in una confisca della partecipazione di Telecom Italia in Telecom Argentina”.

Tesi, quest’ultima, sostenuta anche da Confindustria che aveva chiesto alla Commissione europea di “intraprendere tutte le possibili azioni verso il governo argentino, al fine di chiarire che un quadro politico e legale stabile e certo è condizione fondamentale per tutti i futuri investimenti europei in questo Paese”.

 

Telecom Italia, da canto suo, si è sempre dichiarata estranea alle vicende hanno spinto l’antitrust argentino a chiedere la dismissione della quota di Sofora e che riguardano i protagonisti della cosiddetta ‘Operazione Telco‘ (Pirelli e Sintonia quali venditori di Olimpia; Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Telefónica e la stessa Sintonia quali acquirenti di Olimpia tramite Telco).

Bernabè ha più volte dichiarato che la partecipazione verrà venduta “…se e quando arriveranno dei risultati interessanti sia per quanto riguarda la dimensione dell’offerta sia per quanto concerne le condizioni di pagamento”, mentre questa mattina, Galateri ha sottolineato l’importanza del fatto che la Ue giochi un ruolo da protagonista nella definizione degli scenari di sviluppo di business tra l’Europa e l’America Latina, “…sia come elemento fondamentale per la crescita degli scambi che per la tutela degli importanti investimenti europei nell’area”.