Vodafone porta Android in Europa: a maggio anche in Italia il Nexus One, mentre sempre più operatori chiedono la ‘Google tax’

di Alessandra Talarico |

Europa


Nexus One

Sarà Vodafone il primo operatore europeo a offrire ai suoi clienti lo smartphone Google Nexus One, che arriverà nei negozi inglesi il 30 aprile e, subito dopo, anche in Italia, Francia, Germania, Olanda e Spagna.

 

I prezzi degli abbonamenti partono da 25 sterline al mese, ma per avere il cellulare gratis, gli utenti dovranno sottoscrivere un abbonamento di due anni a 35 sterline al mese (40 euro).

Il Nexus One è prodotto dalla taiwanese HTC e offre accesso diretto ai servizi Google, incluse la navigazione satellitare e la ricerca vocale, oltre che a uno store con già oltre 40 mila applicazioni da scaricare.

Lo smartphone è venduto anche su internet, attraverso un sito web appositamente creato da Google.

Il sistema operativo Android ha conquistato a febbraio una quota pari al 9% del mercato Usa, piazzandosi dietro a RIM, Apple e Microsoft.

 

Se i rapporti tra Google e Vodafone sul versante dei dispositivi sembrano dunque rosei, un po’ meno sereno è il clima sul versante internet mobile: gli operatori sono preoccupati che l’aumento della fruizione di contenuti online possa avere ripercussioni negative sui network e vorrebbero che le web company partecipassero agli investimenti per migliorare ed estendere le infrastrutture.

 

Secondo quanto riferito dal presidente di Vodafone Spain, Francisco Roman, entro questa settimana la società presenterà un documento alla Commissione europea per chiedere all’esecutivo di “facilitare i rapporti bilaterali tra gli operatori e i fornitori di contenuti internet” come Google.

Vodafone, come anche altri operatori, non vogliono trasformarsi in semplici ‘trasportatori’ di contenuti e già a febbraio, nel corso del Mobile World Congress, l’Ad di Telefonica, Cesar Alierta, aveva annunciato l’intenzione di far pagare i motori di ricerca per l’uso delle reti, sottolineando che i motori di ricerca “…usano le reti senza pagare niente. È un colpo di fortuna per loro e sfortuna per noi”.

 

Gli operatori rivendicano il diritto ad essere remunerati adeguatamente per trasportare contenuti sempre più avidi di banda – il cui successo rischia di mandare il tilt le reti mobili – e chiedono alle autorità europee di poter implementare un sistema che consenta loro di far pagare ai fornitori di questi contenuti una cifra basata sulla quantità di traffico generata.

 

Anche l’Ad di France Telecom, Stéphane Richard, ha affermato che è “contrario alla logica” che i fornitori di contenuti pretendano di usare gratis per le quali gli operatori hanno speso miliardi.

Sulla stessa linea il commento di René Obermann, Ceo di Deutsche Telekom, secondo cui Google e le altre web company dovrebbero pagare le telco per trasportare i loro contenuti sulle reti.

 

Secondo Roman, non si può continuare a mantenere un regime in cui tutti pagano la stessa cifra a prescindere dal loro livello di consumo e, se non si dovesse giungere a un accordo equo con i fornitori di contenuti, saranno i consumatori a rimetterci, “perché dovranno pagare costi aggiuntivi”.