Rete. Antonio Catricalà, ‘Si a società ad hoc per la fibra, ma indipendente dagli operatori telefonici’

di Alessandra Talarico |

Italia


Antonio Catricalà

La creazione di una società ad hoc che gestisca la rete in fibra ottica in un’ottica paritaria pone alcune serie questioni relative alla concorrenza, che l’Antitrust non può non considerare in anticipo, essendo molto elevato il rischio che gli operatori – tutti riuniti intorno allo stesso piatto – si mettano d’accordo adottando strategie comuni nell’offerta dei servizi ai consumatori.

 

Antonio Catricalà è stato chiaro: a margine di un convegno organizzato dall’Associazione italiana giuristi di impresa, il presidente dell’Agcm si è detto favorevole alla creazione di una società per la rete di prossima generazione “che diriga la rete avendo ritorni economici degli investimenti e guadagnando esclusivamente sul traffico”, purché si crei a monte una “governance ad hoc che ne garantisca l’indipendenza” dalle società telefoniche che verranno coinvolte nel progetto.

 

Senza una stretta vigilanza, infatti, il rischio è che gli operatori, invece che farsi concorrenza sui servizi, privilegino la strada degli accordi sottobanco, scambiandosi informazioni e adottando strategie comuni, a discapito della concorrenza e dei consumatori.

 

Il tema di una società ad hoc per la rete è stato riaperto nei giorni scorsi dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ha rilanciato la volontà del governo di incoraggiare la realizzazione di una società apposita per la fibra ottica, dal momento che il settore delle telecomunicazioni da solo non sembra avere le risorse necessarie per realizzare un progetto così ambizioso.

L’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, da canto suo, ha risposto al ministro manifestando la volontà di valutare proposte da parte di soggetti privati o istituzioni ed enti pubblici centrali e locali per lo sviluppo delle reti in fibra ottica e forme di collaborazione con altri operatori, compatibilmente con il rispetto della disciplina antitrust, per sperimentare soluzioni di coinvestimenti per la copertura di una città di medie dimensioni.

 

Anche secondo Catricalà occorre muoversi in questa direzione, estendendo però la portata della nuova società anche ai produttori di contenuti ma – ha sottolineato – facendo attenzione a “tutelare la concorrenza e a garantire parità di accesso a tutti gli operatori”.

“La nostra preoccupazione – ha sottolineato – è che intorno allo stesso tavolo siedano gli amministratori delegati delle società che oggi si fanno concorrenza tra di loro”.

 

E per questo, ha concluso, “…bisognerà vigilare e avere una governance ad hoc che garantisca l’indipendenza della società da altre società”.

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