Telecom Italia: in Brasile 3 mld di investimenti. Confermata la ricerca di ‘soluzioni alternative’ per l’Argentina

di Alessandra Talarico |

Mondo


Franco Bernabè e Gabriele Galateri

Ammonteranno a 3 miliardi di euro gli investimenti di Telecom Italia in Brasile per i prossimi 2 anni. Lo ha reso noto il presidente del gruppo, Gabriele Galateri, in un’intervista al quotidiano locale Folha de S. Paulo.

Galateri ha precisato che, in linea con l’ultimo piano industriale, gli investimenti saranno concentrati nell’espansione dei servizi banda larga, proseguendo il percorso strategico già intrapreso da Tim Brasil verso il rafforzamento del business del mobile e lo sviluppo di offerte convergenti.

 

Il Gruppo Telecom Italia che opera nel settore delle telecomunicazioni mobili e fisse in Brasile attraverso il gruppo Tim Brasil – cui fanno capo Tim Participações, Tim Celular e Tim Nordeste – ha investito negli ultimi 10 anni un totale di 10 miliardi di euro nelle attività brasiliane e intende consolidare la propria presenza sul mercato “facendo leva sulle potenzialità del mobile quale enabler dello sviluppo del broadband e sfruttando le opportunità della migrazione fisso-mobile”.

 

Tim Brasil ha chiuso il primo trimestre 2009 con ricavi  pari a 3.205 milioni di reais (1,06 milioni di euro) e ricavi da VAS in crescita del 28,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’operatore dovrebbe generare nel 2009 ricavi per circa 15,3 miliardi reais – in crescita circa dell’8% medio annuo nel periodo 2008-2011 – e un Ebitda pari a circa 3,6 miliardi di reais con un margine del 27,5% nel 2011.

Con oltre 36 milioni di linee mobili attive, la società conta inoltre di raggiungere, nel 2011 una quota di mercato attorno al 25%, con 2,5 milioni di clienti per il mobile broadband.

 

I rapporti tra Telecom Italia e il Brasile, come dimostra anche il recente accordo col ministero delle comunicazioni per la gestione delle crisi legate alle calamità naturali, sono molto distesi, soprattutto dopo che l’Anatel, (l’Autorità brasiliana per le tlc), ha dato il via libera per la definitiva approvazione delle misure di separazione fra le attività di Telefonica e Telecom, confermando che i due gruppi hanno soddisfatto le condizioni fissate a ottobre 2007 per mantenere indipendenti la gestione di Vivo (partecipata da Telefonica) e quella di TIM Participacoes.

 

Decisamente più complessa è invece la situazione in Argentina: in una lettera inviata alle Autorità di Borsa del paese il gruppo ha ribadito che nessuna decisione è stata presa circa l’eventuale dismissione della partecipazione in Telecom Argentina e che l’obiettivo resta sempre quello di “mantenere e valorizzare” la propria partecipazione. Ma, alla luce di decisioni Antitrust “arbitrarie e pregiudizievoli della disponibilità e dell’esercizio dei diritti di Telecom Italia”, il gruppo ha deciso di valutare “soluzioni alternative”, tra cui, appunto, la possibile dismissione e ha confermato di aver dato mandato a Credit Suisse per verificare l’eventuale interesse del mercato.

 

La quota di Telecom Italia nel gruppo telefonico argentino è valutata circa 300 milioni di euro.

La scorsa settimana era stato lo stesso amministratore delegato, Franco Bernabè a puntualizzare che in caso di offerte vantaggiose il gruppo sarebbe stato pronto a vendere, nonostante il lavoro portato avanti dal gruppo in questi anni, che ha trasformato Telecom Argentina in un’azienda “prospera, in crescita e con ottima redditività”.

 

Anche sul mercato argentino, a pesare è stato l’ingresso di Telefonica in Telco, la holding di controllo di Telecom Italia: l’antitrust contesta la possibile situazione di monopolio che si creerebbe a causa della contemporanea presenza del gruppo spagnolo, proprietario di Telefonica Argentina, in Telecom Italia e, quindi, in Telecom Argentina.

L’Authority ha quindi precluso al gruppo italiano l’esercizio della call option sulle quote detenute dalla famiglia Werthein in Sofora – holding di controllo del gruppo telefonico argentino di cui oggi Telecom detiene il 50% – per ottenere il controllo della società e ha vietato ai consiglieri di Telecom Argentina nominati dal gruppo italiano la partecipazione ai cda.