Servizi: le tlc ancora maglia nera. Contro truffe e inganni, le associazioni minacciano class action  

di Alessandra Talarico |

Italia


Telecomunicazioni

La tutela dei diritti dei consumatori, nel settore delle telecomunicazioni è ancora un miraggio: servizi non richiesti, bollette gonfiate da telefonate mai effettuate a numeri a sovraprezzo, scarsa trasparenza delle tariffe, sono solo alcune delle scorrettezze denunciate dagli utenti, che per il secondo anno consecutivo, assegnano alle tlc la maglia nera per il servizio meno consumer-friendly.

 

Secondo l’VIII Relazione Cittadinanzattiva sui servizi di pubblica utilità, infatti, su 100 reclami, 28 riguardano le tlc, seguite dalla PA con il 21% delle segnalazioni (+9% rispetto al 2006), dalle banche (10% sul totale delle segnalazioni, -2% rispetto al 2006), e dai settori dell’energia e dei trasporti (rispettivamente 9% e 8% sul totale delle segnalazioni).

 

Che sia fisso  mobile, poco importa: il telefono, da servizio di pubblica utilità,  si trasforma in incubo per i consumatori, che – relativamente alla telefonia fissa – denunciano bollette poco chiare, truffe e servizi non richiesti attivati mediante pratiche commerciali scorrette.

Snervante, poi, cercare di far valere i propri diritti: i meccanismi di contestazione sono spesso una giungla, così macchinosi da indurre lo sfiancato consumatore a rinunciare a difendersi.  Alcuni ricorrono in conciliazione, altri per importi modesti neanche si accorgono di pagare un servizio mai richiesto.

 

Riguardo la telefonia mobile, le segnalazioni riguardano principalmente le tariffe, considerate troppo care e difficilmente comparabili, nonché le modifiche unilaterali dei contratti soprattutto dopo l’abolizione dei costi di ricarica.

Anche i contratti internet non sono esenti da lamentele, relative in particolare il mancato rispetto dei tempi di attivazione, la presenza di Dialer e il cattivo funzionamento dell’ADSL, i soliti ritardi per cambiare gestore, scarsa informazione su eventuali modifiche delle condizioni contrattuali e sulla reale copertura territoriale del servizio.

 

Ai reclami – spiega Cittadinanzattiva – la compagnia non risponde mai e la successiva conciliazione si conclude con esito negativo perché le parti non trovano un accordo. In realtà la compagnia telefonica chiude subito la trattativa perché sostiene che la velocità che garantisce da contratto non è di 4MB ma “fino a” 4 MB pertanto l’utente non ha nulla da pretendere.

 

“I dati denunciano lo scarto tra i diritti riconosciuti sulla carta e l’enorme sforzo che spesso bisogna fare per metterli in pratica. I cittadini chiedono tutela dei diritti effettiva e non di facciata, liberalizzazioni vere e non solo buoni propositi lontani dal realizzarsi” commenta il vice segretario generale di Cittadinanzattiva Gustino Trincia. “Sull’effettiva applicazione di provvedimenti a vantaggio dei consumatori valuteremo l’operato dei nuovi Governo e Parlamento. Ad oggi, il bilancio delle lenzuolate di Bersani è inevitabilmente in chiaroscuro specie in quei settori caratterizzati dall’assenza di sistemi di controllo efficaci e sanzioni adeguate atte a contrastare la violazione di norme a tutela dei cittadini, sempre più animati dal tentare la strada della class action”.

 

Una strada che Altroconsumo intende valutare nei confronti di Telecom Italia, in merito alla questione delle bollette gonfiate.

 

Dal 25 marzo, l’associazione ha iniziato a raccogliere sul proprio sito le segnalazioni dei consumatori per questo tipo di servizi non richiesti, e la raccolta è giunta a 2.200 casi.

“Se Telecom non risarcirà gli utenti – si legge nella nota – sarà class action”.

 

Lotta senza quartiere anche contro i servizi di download di suonerie, che quasi sempre nascondono più di un inganno.

Secondo un’indagine di Altroconsumo, infatti, su dodici fornitori contattati solo uno ha venduto una singola suoneria. Gli altri undici hanno affibbiato un abbonamento per di più con termini contrattuali indefinibili, che rendono cioè impossibile capire quanto si andrà a pagare e a chi.

Scarsa trasparenza e costi che si moltiplicano, dunque, ma anche pubblicità ingannevole, per un servizio utilizzato prevalentemente dai più giovani, che spesso non controllano le clausole vessatorie scritte a caratteri minuscoli o i requisiti tecnici richiesti per poter fruire del servizio.

 

Altroconsumo ha quindi presentato 8 esposti all’Antitrust contro i fornitori di suonerie per telefoni cellulari, che si aggiungono al provvedimento di sospensione cautelativa dell’offerta “invia 10 sms gratis”, sul sito Zero9, disposta dal Garante perché ingannevole.

L’associazione ha ribadito inoltre l’importanza “di concretizzare entro il 30 giugno il blocco per default delle numerazioni a valore aggiunto, di prevedere la bolletta separata per questo tipo di fatturazioni e l’alert via sms di fronte a un picco di spesa, probabile segnale di fatturazioni anomale o non richieste”.

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