Mediaset e Telecom Italia, due destini che si uniscono? Incalzano i rumors mentre la politica si ‘tira fuori’

di Raffaella Natale |

Italia


Romano Prodi

Sempre più insistenti in questi giorni le voci che tornano a parlare dell’interesse dell’azienda della famiglia Berlusconi per il colosso storico delle tlc italiane.

In mezzo a questo marasma, che vede stranieri affacciarsi al mercato nostrano, pare che l’unica certezza sia la presidenza di Guido Rossi, secondo alcuni intoccabile. Il problem solver per eccellenza, che ha dimostrato grande capacità a districarsi nella situazioni più ingarbugliate e non solo quelle delle di Telecom Italia, resterà al timone dell’azienda.

Ma come cambierà lo scenario italiano di fronte alle diverse ipotesi che si stanno prospettando?

 

L’interesse degli istituti finanziari, di Telefonica prima e adesso di Mediaset, potrebbe rivoluzionare profondamente il panorama delle comunicazioni, dando una nuova linea a un mercato dove rimangono a galla solo i player che dimostrano più di altri la capacità a ‘trasformarsi’.

La molteplicità sarà la chiave di successo degli attori del futuro che offriranno ai propri utenti servizi integrati Tv, tlc e internet.

La considerazione di altri mercati, la contaminazione, guideranno gli investimenti dei prossimi anni e bisogna accelerare il passo per non restare troppo dietro e chi produce contenuti è più interessato ad avere diverse reti di distribuzione.

Telecom Italia è da tempo consapevole che i servizi voce da soli non portano grandi entrate e Mediaset che bisogna guardare al mercato tlc per realizzare la nuova Tv che passa da internet e telefonini. Il gruppo tlc è poi da tempo tra i principali clienti dell’azienda di Cologno Monzese per pubblicità e contenuti e ci sono interessi comuni nello sviluppo dello standard DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld) per la Tv mobile.

 

Per ora i soggetti stranieri che sarebbero pronti a scendere in campo sono gli istituti finanziari, da Deutsche Bank a Jp Morgan.

Ultimo, in ordine di tempo, ad ammettere di osservare con attenzione la vicenda è Permira, fondo di private equity europeo.

Il presidente Paolo Colonna ha ammesso che Telecom Italia “potrebbe essere interessante“, ma ha preferito scivolare sulle domande su eventuali trattative in corso.

Il fondo avrebbe capacità di investimento fino a 2 miliardi di euro in capitale, cui andrebbe aggiunta la capacità di indebitamento, per non parlare dell’ipotesi che altri fondi possano partecipare. E secondo Colonna “sicuramente” il mondo del private equity potrebbe gestire un’operazione del genere anche senza le banche: “La capacità c’è. Sia economica, sia finanziaria e sia gestionale“.

 

L’altra pista è quella che riguarda gli investitori industriali: si parla dell’interesse di Benetton a restare nel capitale di Olimpia, che controlla il 18% di Telecom, e di un 5% che dovrebbe andare a Fininvest e ad altri investitori che significherebbe, calcolano gli analisti, a base 2,7 euro per azione, un esborso di 195 milioni di euro.

 

Questo ribadisce ancora una volta l’interesse, del resto mai smentito, di Mediaset per l’operatore telefonico, ostacolato però da ragioni politiche.

“…Se le banche entrano in un certo settore è etico, se lo fa qualcun altro è conflitto d’interessi. Uno che ha in pancia il ‘Corriere della Sera’ avrà più o meno lo stesso conflitto d’interessi di uno che è dentro una Tv”, ha commentato da parte sua il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri.

Non molto tempo fa aveva anche detto che per la società televisiva, un eventuale acquisto di Telecom “…avrebbe anche senso, però tra il dire e il fare (…) Magari potessimo farlo”. “…Telecom – aveva spiegato Confalonieri – ha in pancia tre reti e questo concorrerebbe a creare qualche ostacolo per l’Antitrust e le norme vigenti, la legge Mammì e la legge Gasparri “.

Ieri intanto il Tribunale di Milano ha chiesto cinque anni per Silvio Berlusconi a causa della vicenda Sme.

 

Sul caso Telecom, Berlusconi non si è voluto esprimer e ai giornalisti, durante la manifestazione sulla sicurezza a Milano, si è limitato a dire: “…Non faccio commenti, non è una vicenda che mi riguarda”.

 

Stesso atteggiamento da parte del premier Romano Prodi, che dopo il caso Rovati preferisce stare alla larga e commentare: le intenzioni di Telecom riguardano esclusivamente l’azienda. Per quanto attiene a Olimpia e le banche, Prodi ha detto “…è un problema che riguarda esclusivamente Telecom e non il Governo”.

Più in generale, il presidente del COnsiglio ha affermato: “…Confermo solo che non c’è nessuna preclusione a investimenti stranieri in Italia, neppure nel settore delle telecomunicazioni. Delle prime sei Imprese telefoniche italiane, cinque non sono di capitale italiano. Più di così non può essere dimostrata un’apertura. C’è apertura per qualsiasi intervento straniero”.

 

Il futuro economico dell’Italia dipende molto dal successo dell’industria delle comunicazioni: Tv mobile, Video on demand, telefonini di nuova generazioni, sono solo alcuni dei segmenti su cui si costruiranno le future ricchezze, come confermano gli esperti, ma anche i primi dati di questo mercato.

E’ soprattutto la Tv in mobilità a muovere gli interessi di telco e broadcaster. Rappresenta un esempio chiave della convergenza digitale, tra network, dispositivi e contenuti.

Altro business da incrementare è quello dei contenuti, del video on demand, e della Pay TV, strettamente collegati allo sviluppo delle potenzialità dei collegamenti Internet.

Importante anche per le opportunità di business, di posti di lavoro, e di nuovi servizi a vantaggio dei consumatori che vanno creandosi. Queste sono le fondamentali ragione che hanno fatto della Tv mobile il cuore del Piano i2010 della Ue per innovare la Società dell’Informazione.

 

I dati parlano chiaro, se Telecom vuole rimanere forte sul mercato, deve sposare la convergenza. Cosa che ha già fatto, puntando al mercato televisivo con nuovi servizi e diversificando così i ricavi minacciati dall’avanzata dal VoIP (Voice over IP). E le opportunità sono tante: DVB-H, IPTV (Internet Protocol Television), HDTV (High Definition Television). Il Ministero delle Comunicazioni prevede che per il 2011 saranno 7 milioni gli italiani che vedranno la Mobile Tv con tecnologia DVB-H.

 

Resta adesso da sapere chi metterà le mani sull’operatore tlc. La partita si prospetta lunga e per niente facile. Perché al di là delle dichiarazioni di disinteresse, è inutile negare che la politica giocherà un ruolo di primo piano sulle future scelte aziendali.

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