Musica: Sony e Bertelsmann fanno appello contro la decisione di annullare la fusione di SonyBMG

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Sony - sede

SonyBMG e le due società che la controllano, la giapponese Sony e Bertelsmann, hanno deciso di passare al contrattacco. Il 3 ottobre hanno depositato un appello congiunto contro la decisione presa il 13 luglio scorso dal Tribunale di prima istanza della Ue che, sotto la pressione delle etichette indipendenti, ha rimesso in discussione l’OK alla fusione tra le due case discografiche deciso nel 2004.  La notizia, circolata solo adesso, è stata confermata da un portavoce del Tribunale e dalla stessa Bertelsmann.

 

Secondo la Corte, quella decisione sarebbe da rivedere per evitare posizioni dominanti. La Commissione non avrebbe analizzato bene le conseguenze di questa megafusione e l’impatto reale sul mercato discografico. L’Antitrust della Ue sarebbe stato troppo lassista e dovrà quindi riesaminare il dossier in questione.

 

Un portavoce del gruppo tedesco ha dichiarato con fiducia che “…nelle prossime settimane, Bertelsmann e Sony trasmetteranno un nuovo dossier alla Commissione europea”.

Aggiungendo: “Bruxelles dovrebbe emettere un secondo parere positivo alla fusione, anche se questo vorrebbe dire maggiori concessioni che consentirebbero di avere più concorrenza sul mercato discografico”.

 

Ricordiamo che la fusione tra Sony Music e BMG ha creato una tra le più grandi case discografiche al mondo, seconda solo al leader del settore Universal Music.

 

Secondo le ultime cifre pubblicate dalla Federazione internazionale dell’industria fonografica (IFPI), nel 2004 SonyBMG deteneva una fetta di mercato del 21,5% e Universal Music del 25,5%.

Questa fusione tra Sony Music e BMG faceva passare il mercato da 5 a 4 major: Universal Music, SonyBMG, EMI e Warner Music.

 

Questa decisione del 13 luglio scorso è stato come un fulmine a cielo sereno per l’industria discografica. Rappresenta una vittoria per le etichette indipendenti riunite nel sindacato Impala, che ha adito la Corte Ue di Giustizia per riproporre il caso e far pesare come una fusione di questo genere avrebbe potuto danneggiare un mercato in fase di consolidamento.

La presa di posizione del sindacato ha rallentato anche le trattative tra EMI e Warner Music.

 

A fine giugno le due case discografiche hanno deciso di mettere da parte i progetti, temendo una maggiore severità della Ue davanti all’ennesima fusione tra colossi della musica.

 

A inizio d’anno, EMI e Warner Music hanno lanciato delle reciproche offerte d’acquisto, che però sono state respinte.

Ma pare che adesso Edgar Bronfman, CEO di Warner Music, abbia deciso di riavviare la macchina.

Il 27 settembre scorso, rivelava al Times d’essere ancora interessato a EMI e che avrebbe riaperto le trattative a settembre e contattato, da Londra a New York, gli azionisti della casa discografica inglese.

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