l'appello

Zappia (Sky) al Governo: “Perché meno regole e obblighi per piattaforme e Ott? Nuove leggi per una competizione equa”

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Andrea Zappia (Sky) fa notare a Governo e Parlamento l'asimmetria fiscale e normativa tra broadcaster e piattaforme digitali e Ott, quest’ultimi due ‘non vincolati dalle medesime norme e obblighi come noi, ma tutti competiamo in un mercato aperto per catturare l'attenzione degli stessi spettatori: servono regole uguali’.

L’asimmetria fiscale e normativa tra broadcaster e piattaforme digitali e Over the Top (OTT) in Italia è ancora forte, nonostante il Parlamento abbia approvato, con la legge di Bilancio 2019, la web tax all’italiana, ma la norma è ancora realtà, perché manca il decreto attuativo del Mef, di concerto con Mise–Agcom-Garante Privacy e AgID.

Così gli operatori broadcaster, vincolati, invece, da norme, obblighi e tasse, si sentono  sfavoriti nella competizione con Netflix, Amazon, Apple, solo per citare le principali piattaforme di video streaming, che così, godendo ancora di questo vuoto normativo, continuano ad operare in Italia come se fossero dei semplici siti web. A far notare a Governo e Parlamento l’anarchia del web sui contenuti audiovosivi è stato Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia e Chief Executive Continental Europe del Gruppo Sky. 

“Negli ultimi tre anni il mercato dei contenuti video è cambiato forse più che negli ultimi trenta, ma molti guardano a questo mercato ancora con lo specchietto retrovisore”, ha fatto notare Zappia nell’intervista rilasciata a La Stampa, sottolineando che la rivoluzione digitale e il mercato della tv vanno a una velocità diversa rispetto alle norme che dovrebbero regolarlo.

Nel mirino, come detto, l’asimmetria fiscale e normativa: “Oggi tutti gli operatori, indipendentemente dalle piattaforme distributive e dai modelli di business, competono tra di loro in un unico mercato aperto per catturare l’attenzione degli stessi spettatori con i propri contenuti” ed “è più che mai fondamentale che vi sia una competizione equa tra tutti i diversi soggetti, siano essi broadcaster, piattaforme o OTT”.

Questi ultimi, “leggeri fiscalmente e a livello occupazionale, pur competendo con tutte le altre televisioni e puntando agli stessi target, non sono vincolati dalle medesime norme e obblighi. Per comprendere quali siano i nuovi equilibri di mercato servono quindi lenti nuove e agire di conseguenza: il rischio è che senza un cambio di visione del mercato il settore sia costretto a fare grandi efficienze se vorrà rimanere competitivo”. “In un momento in cui il governo e le istituzioni stanno lavorando per la crescita è fondamentale ripartire da chi, ogni giorno, si mette in gioco operando nel nostro Paese con investimenti, occupazione, gettito fiscale e innovazione tecnologica”, conclude.

Non è la prima volta che Andrea Zappia fa notare al legislatore la disparità normativa tra broadcaster e le piattaforme di video streaming. A novembre scorso, in un evento al Senato, ha evocato “un level playing field che non solo impedisca a qualcuno di non pagare le tasse e competere in maniera avvantaggiata ma anche di evitare i furti dei contenuti”.