i piani

Telecom Italia. De Puyfontaine: ‘Asse media-tlc strategico. Cerchiamo altri partner’

di |

Bollorè: 'Telecom ha un valore considerevole'. Vivendi sarebbe pronta a cedere Tim Brasil e secondo alcune fonti starebbe cercando 'attivamente' un acquirente.

“Un investitore di lungo termine che sosterrà Telecom Italia nei sui progetti di sviluppo nella banda ultralarga”. Queste le parole dell’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, in apertura dell’assemblea degli azionisti del gruppo francese.“Il mio intento è quello di fare una formidabile Telecom Italia”, ha affermato.

L’Italia, come si evince dalle parole di de Puyfontaine e dal successivo intervento del presidente Vincent Bollorè, è un mercato dalle caratteristiche simili a quello francese e dalle prospettive di crescita per molti versi anche migliori. Proprio per questo la strategia di Vivendi è quella di prendere piede nel Paese e accompagnare Telecom Italia sul lungo termine nei suoi progetti di sviluppo.

Progetti che, nell’ottica del gruppo francese, vedono nell’asse media-tlc un binomio inscindibile.

Telecom Italia, Bollorè: ha un valore considerevole

Tornando a Telecom Italia, prendendo la parola in assemblea il presidente Vivendi Vincent Bollorè, ha ribadito la visione di lungo termine di Vivendi, che nell’azienda italiana ha investito 3,3 miliardi di euro.

Si tratta di un’azienda molto importante, come confermano tutte le manifestazioni d’interesse ricevute in questi mesi, soprattutto d’oltralpe e da parte di imprenditori che “non sono certo i più sciocchi”.

“Telecom Italia ha un valore considerevole – ha aggiunto Bollorè – e se Xavier Niel ha investito e anche Orange si dice interessata” ciò vuol dire che “è un ottimo posto”.

Quanto a Orange, tuttavia, de Puyfontaine ha poi precisato che nonostante gli accordi sul fronte della distribuzione, “…è chiaro che il nostro progetto su Telecom Italia è  al di fuori di qualsiasi aspetto delle relazioni con Orange”.

L’Italia? Meglio della Francia

Parlando dell’Italia, Bollorè ha dichiarato di credere nelle prospettive di “un Paese magnifico”.

Apprezzamenti estetici a parte, Bollorè ha ribadito l’intenzione di voler continuare a investire in Italia, Paese in cui investe da ormai 20 anni e che ha prospettive migliori della Francia: in Italia, ha detto Bollorè, “non ci sono scioperi, c’è tanta gente che ha voglia di creare, di sviluppare”.

“Sono assolutamente a sostegno di ogni sviluppo in Italia…è una questione di fiducia, di posti di lavoro. Per noi, chiaramente per il futuro è molto utile essere presente in questo Paese che sta facendo grandi progressi”, ha spiegato Bollorè .

Accordo con Mediaset per lanciare la sfida gli OTT

Italia, difatti, non vuol dire per Vivendi soltanto Telecom Italia, ma anche Mediaset, dopo che il conglomerato transalpino ha acquisito Mediaset Premium. Un accordo fondato su uno scambio azionario che ha reso il gruppo francese azionista del Biscione con una quota del 3,5%, ma che molti analisti non hanno compreso fino in fondo, non vedendo l’opportunità dell’investimento.

Al loro scetticismo, de Puyfontaine ha risposto innanzitutto definendo l’accordo con Mediaset un “partenariato strategico” funzionale all’obiettivo di “produrre e distribuire programmi televisivi in comune” e “creare una piattaforma mondiale over the top”, in grado di competere su scala globale con i distributori americani. Il tutto con una solida base nell’Europa del sud che, ha sottolineato, “è il mercato prioritario nei nostri investimenti televisivi”.

De Puyfontaine si è quindi soffermato sulle importanti sinergie tra operatori media e tlc“Gli operatori telefonici sono partner imprescindibili per distribuire e monetizzare i nostri contenuti”. 

Il legame tra media e tlc è dunque un circolo virtuoso e per questo Vivendi continuerà a stringere ‘stretti legami’ con le telco, attraverso l’acquisizione di quote o partnership.

De Puyfontaine ha quindi accennato a discussioni già in corso con altre società telefoniche “come VimpelCom (che in Italia controlla Wind, ndr) a livello internazionale”. Vivendi, ricordiamo, controlla anche una piccola quota (inferiore di poco all’1%) della spagnola Telefonica.

Prima dell’assemblea, il presidente Vivendi Vincent Bollorè ha mandato una lettera ai suoi collaboratori, spiegando che Vivendi può essere il player giusto per traghettare in America, in Asia e in Africa la cultura europea. Per questo il gruppo sta perseguendo una strategia improntata sui contenuti. “Continueremo a ridurre quello che è inutile e a reinvestire nei contenuti sui nostri schermi”, ha scritto Bollorè nella sua lettera, concentrata prevalentemente sul destino della PayTv Canal+.

Questo, quindi, il senso dietro i suoi ultimi ‘raid’: da Gameloft alla Fnac, passando per DailymotionMediasetBanjiay e Bambù Producciones.

Obiettivo dichiarato e ribadito da de Puyfontaine: creare tutto un ecosistema di contenuti che partendo dalle due principali controllate, Universal Music Canal+, permetta di competere con i broadcaster tradizionali come Sky o con i newcomers come Netflix.

Vivendi, ha detto Bollorè“ha la capacità per essere un campione mondiale, con la nostra cultura francese e latina. Ci ho messo personalmente 4 miliardi non penso che non abbia futuro”.

Brasile in vendita?

L’intervento di Bollorè in assemblea era molto atteso dagli analisti, impazienti di sentire dalla sua voce quale fosse la logica dietro le recenti acquisizioni. Il 24,6% di Telecom Italia, ad esempio, dopo che una delle prime mosse del finanziere, una volta arrivato al  timone di Vivendi era stata la cessione delle controllate tlc, tra le quali l’operatore francese SFR a Patrick Drahi per 13 miliardi e la brasiliana Gvt agli spagnoli di Telefonica, che proprio in quell’occasione ‘girano’ a Vivendi l’8,4% di Telecom.

Vivendi, ha spiegato Bolloré, “…è stata fortunata cedendo la società brasiliana Gvt per 7,8 miliardi di euro. Telecom Italia e Telefonica si sono battuti e per fortuna non ha vinto Telecom Italia anche se siamo azionisti anche dell’operatore tlc spagnolo. La cessione per Vivendi è stata una buona opportunità”.

L’unica ‘apertura’ sul fronte delle strategie di Telecom Italia è stato un accenno alla questione Tim Brasil da parte di de Puyfontaine, che ha detto di attendere un piano nelle prossime settimane.”Il Brasile – ha detto – è in una situazione complessa e mi aspetto nelle prossime settimane un piano su quello che faremo li”.

Sono in molti a ritenere che Bollorè stia spingendo per una cessione della controllata e che questo sia stato uno dei principali motivi di frizione con l’ex ad Marco Patuano. Secondo quanto riferito al sito  CTFN news da una fonte vicina al dossier, anzi, Vivendi starebbe “attivamente” cercando un acquirente per Tim Brasil.

Quanto a Metroweb, l’ad di Vivendi si è limitato a osservare che “…ci sono trattative e so che Giuseppe Recchi e il mio amico Flavio Cattaneo si occupano di questo argomento che seguo con grande interesse”.

Il progetto ‘latino’

Non dimentichiamo che nel giro di tre anni, la Vivendi del duo Bollorè-De Puyfontaine ha dismesso asset per 34 miliardi. Un bel tesoretto che fa sì che alla fine del 2015 il conglomerato avesse in cassa ancora 6,4 miliardi da spendere. Da luglio 2015, tuttavia, le azioni di Vivendi hanno perso il 25% e molti, soprattutto i fondi anglosassoni, rimproverano a Bollorè di aver chiesto agli azionisti troppa fiducia a ‘scatola chiusa’.

Cessioni come quelle di SFR o Activision, ha detto il presidente Vivendi, sono state funzionali alla riduzione del debito: “A nessuno piace vendere”, ha detto Bollorè, ricordando tuttavia che ora Il gruppo si è trasformato da holding finanziaria, in gruppo industriale integrato: “Se questa visione strategica funziona o meno non lo so ma penso che il mio passato possa parlare per il mio futuro. Tutti dicevano che ero un pazzo ad andare in Africa, a investire in Havas, che l’auto elettrica non aveva futuro…e invece”.

…E invece, a quanto pare, le strategie future di Vivendi passano proprio dall’Italia e dalla Spagna per collegare l’Europa del sud con il continente africano e in particolare l’Africa francofona e subsahariana per realizzare quel progetto latino da cui partirà la sfida ai colossi americani dei contenuti e ai gruppi televisivi e tlc asiatici. Probabilmente il Brasile non rientra in questo piano.