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Telecom Italia: attenzione puntata sui dossier Metroweb e Inwit

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L’ad Marco Patuano oggi ha presentato ai sindacati il Piano Industriale 2016-2018 che prevede investimenti  per 12 miliardi di euro, di cui circa 6,7 dedicati esclusivamente alla componente innovativa.

Sembra essersi arrestata l’influenza positiva sul titolo Telecom Italia innescata la scorsa settimana da una serie di fattori quali l’ulteriore rafforzamento di Vivendi, l’arrivo del via libera alla vendita di Telecom Argentina a Fintech e le voci (smentite infine dalla società) di una possibile imminente uscita dell’ad Marco Patuano.

Dopo che nelle ultime quattro sedute era riuscito a crescere complessivamente del 13%, oggi il titolo è tornato sotto quota 1 euro arrivando a toccare una flessione del 4%, ed è stato anche sospeso per eccesso di volatilità.

L’attenzione, ora è tutta puntata sul dossier Metroweb e sulla vendita del 45% di Inwit.

Sul primo è in ballo un piano da 2,5 miliardi di euro per la cablatura congiunta di 250 città. Il piano è stato presentato all’Agcom che dovrebbe pronunciarsi a breve e potrebbe prevedere il conferimento di Metroweb in Telecom Italia in cambio di una partecipazione azionaria nell’ex monopolista.

In un’intervista al Sole 24 Ore, ieri, l’ad Marco Patuano ha sottolineato che “…non siamo ancora arrivati alla fine, ma ogni volta che si può dire che a una domanda è stata data una risposta positiva si è fatto un passo avanti”.

Secondo gli ultimissimi rumors di Reuters, quindi, l’obiettivo di Telecom sarebbe di arrivare a un accordo entro massimo qualche settimana, ma è un’ipotesi che lascia il tempo che trova dato che il tira e molla con la società milanese della fibra va avanti da più di qualche anno.

Sulle questioni importanti come questa, del resto, “…le cose vanno fatte bene, non in fretta”, ha dichiarato sempre Patuano al quotidiano.

Le offerte vincolanti su Inwit sono attese per metà mese.

La capitalizzazione attuale di Inwit è di 2,76 miliardi di euro. La quota in mano a Telecom vale quindi all’incirca 1,6 miliardi. In corsa ci sono la spagnola la controllata Mediaset Ei Towers e gli spagnoli di Cellnex in tandem col fondo F2i. Questi ultimi sono dati per favoriti e sembrerebbero anche pronti a ritoccare la loro offerta rispetto a quella non vincolante da 4,5 euro per azione (per complessivi 1,2 miliardi) presentata prima di Natale sull’intero pacchetto del 45% messo in vendita da Telecom. Ei Towers ha presentato invece un’offerta da 5 euro per azione ma soltanto sul 29,9% del capitale, mettendo sul piatto, quindi, circa 1 miliardo.

Telecom Argentina

Dal completamento della cessione di Telecom Argentina, quindi, Telecom Italia dovrà intascare ancora 600 milioni di dollari sui 960 concordati con la Fintech di David Martinez, che ne ha già versati 113,7 milioni. Altri 550,6 milioni di dollari saranno pagati per il restante 51% della holding Sophora in mano al gruppo italiano. Restano ulteriori 80 milioni di dollari che saranno corrisposti “a fronte di ulteriori pattuizioni” tra cui “un accordo per la messa a disposizione delle società del gruppo Telecom Argentina di servizi tecnici per tre anni, nonché la rinuncia o l’adesione alla modifica da parte di Telecom di alcuni diritti rivenienti dal patto parasociale con il gruppo Werthein”, che detiene l’altro 32% di Sophora.

L’ad Patuano, che oggi ha presentato ai sindacati il Piano Industriale 2016-2018, ha intanto ribadito che la vendita di Telecom Argentina – seppur decisa in un momento storico e politico molto diverso da oggi e in cui c’era il forte rischio di una nazionalizzazione della partecipata – resta “una buona operazione”, sulla quale non ci sono ripensamenti.

Il Brasile

Così come non ci sono ripensamenti sul ‘No’ all’offerta del gruppo LetterOne per una fusione tra Tim Brasil e Oi.

“…Era chiaro fin dall’inizio…che non c’era condivisione sui ruoli nell’entità combinata” e “a Telecom – ha aggiunto – non sarebbe andato bene un ruolo diverso da quello del leader industriale”. Secondo indiscrezioni, infatti, l’offerta di LetterOne avrebbe messo Telecom in una posizione di minoranza nel capitale della nuova entità che sarebbe scaturita dalla fusione. La quota di Telecom, secondo queste fonti, sarebbe stata diluita al 30-35% della nuova società, contro il 43-45% di LetterOne.

E così, quindi, forte della libertà sul dossier (“mai ricevute richieste” per cedere Tim Brasil, ha detto l’ad) Telecom Italia continua a considerare il Brasile strategico e a “investire nelle infrastrutture, nell’ambito di un percorso di crescita sostanzialmente organica”.

Il Piano Strategico presentato ai sindacati

Sul fronte domestico, intanto, Patuano – dopo aver spazzato via le indiscrezioni su una sua possibile sostituzione al timone dell’azienda voluta dal socio di maggioranza – si concentra sul piano industriale che individua risparmi dell’ordine del 7-9% (così da soddisfare le pressioni di Vivendi, che in questo caso si sono fatte sentire eccome) e riserva molte risorse alle reti di nuova generazione fisse e mobili.

In particolare, alla rete in fibra ottica sono  destinati 3,6 miliardi di euro; all’estensione della rete ultralarga mobile LTE 1,2 miliardi di euro e allo sviluppo delle attività di Telecom Italia Sparkle, circa 400 milioni di euro nel triennio.

Alla fine del periodo, cioè nel 2018, l’ambizioso obiettivo è quello di raggiungere l’84% della popolazione con la fibra ottica e il 98% con la rete mobile LTE.

Ma resta fondamentale, anche in funzione delle sinergie col socio francese, la trasformazione “da Telco tradizionale a Digital Telco & Platform Company abilitatrice della vita digitale del Paese”, come ha spiegato Patuano ai sindacati oggi.

Anche Telecom Italia quindi, comincerà a dedicare più attenzione al settore Multimedia Entertainment (Video, Music, Gaming e Publishing) e alla “diffusione di servizi e contenuti digitali premium offerti all’interno di una piattaforma personalizzabile”, imboccando la strada intrapresa dai principali competitor europei.

Azzola (Slc-Cgil): ‘Piano aggressivo, adeguare la macchina agli investimenti’

“Dopo anni difficili ora finalmente per Telecom Italia si apre una prospettiva diversa e il gruppo è in condizione di competere. Il piano conferma una propensione agli investimenti, dando uno slancio alla modernizzazione del Paese con lo sviluppo della banda larga”. Così all’Adnkronos Michele Azzola, il segretario nazionale della Slc Cgil, dopo l’incontro odierno.

In questo quadro, sottolinea Azzola, riveste “un ruolo importante la trattativa con Metroweb perché un esito positivo permetterebbe un cablaggio molto più ampio e di molte più citta. Bisognerà capire quale strada prenderà questa trattativa. Auspichiamo che Telecom possa raggiungere un accordo con Metroweb”.

Per il sindacalista il Governo deve fare chiarezza: “il ruolo di Enel è molto indefinito. Non si capisce se il gruppo si limiterà alle aree a fallimento di mercato o meno”. Telecom, rileva, “si è mossa e ha messo le carte sul tavolo. Che cosa vuole fare il Governo? che ruolo sarà quello di Enel?”.

Nel corso dell’incontro con Patuano i sindacalisti hanno manifestato anche le loro preoccupazione. “Secondo noi – sottolinea Azzola – c’è la necessità di adeguare la macchina organizzativa alla mole di investimenti che il gruppo intende fare. C’è ancora personale in solidarietà mentre gli investimenti massicci che si appresta a fare il gruppo richiedono la piena operatività dell’azienda”. Inoltre “c’è anche preoccupazione per il quadro regolatorio dell’Agcom e dell’Antitrust che – sostiene il sindacalista – potrebbe mettere a rischio posti di lavoro”.

Patuano inoltre ha ribadito che i soci del gruppo sostengono il piano industriale di Telecom. “Tutti i soci, anche i francesi, ha sottolineato l’ad hanno approvato il piano. La volontà di Vivendi di appoggiarlo dimostra che il suo è un investimento di lunga durata e, come ha detto Patuano, non ci sono problemi con il management. L’ad di Telecom non ha fatto trapelare timori circa il suo futuro”, rileva il sindacalista.

Il piano industriale di Telecom, conclude Azzola, “è un piano coerente, più aggressivo rispetto agli anni precedenti. Finalmente si è deciso di investire sulla banda larga e sulla banda ultra larga. Ora finalmente si aprono nuove prospettive. E’ un piano buono anche se non è sempre in sintonia con la macchina organizzativa”.