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Tim Brasil: nulla di fatto per i russi di L1. Salta la fusione con Oi

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Secondo fonti di stampa, l’offerta di LetterOne avrebbe messo Telecom in una posizione di minoranza nel capitale della nuova entità che sarebbe scaturita dalla fusione.

La proposta del fondo LetterOne Technology (L1) nell’ambito del progetto di fusione tra Tim Brasil e Oi è “irricevibile” per Telecom Italia.

Lo ha reso noto il Fondo di proprietà del magnate russo Mikhail Fridman, spiegando di essere stata informata da Tim della non disponibilità ad approfondire le trattative.

“L1 Technology è stata informata da TIM che non desidera entrare in ulteriori negoziati…riguardo la fusione tra Oi e TIM in Brasile”, si legge in una nota del gruppo.

Riguardo la struttura e le opzioni finanziarie che avrebbero agevolato il consolidamento tra Oi e TIM, LetterOne si limita a precisare che “negli ultimi 4 mesi sono state vagliate diverse proposte…e sono state condotte ampie trattative con TIM molte parti interessate in Brasile”.

“L’approccio di LetterOne – prosegue la nota del fondo russo – mirava a sbloccare il potenziale dell’accordo attraverso una struttura all’interno della quale tutte le aziende fossero allineate”.

“Tuttavia, senza la partecipazione di TIM, L1 Technology non può proseguire con il deal proposto“, conclude la nota del fondo che attualmente detiene il 47,8% di Vimpelcom (che a sua volta in Italia controlla Wind) e il 13,22% di Turkcell.

Secondo fonti di stampa, l’offerta di LetterOne avrebbe messo Telecom in una posizione di minoranza nel capitale della nuova entità che sarebbe scaturita dalla fusione. La quota di Telecom, secondo queste fonti, sarebbe stata diluita al 30-35% della nuova società, contro il 43-45% di LetterOne.

Telecom ha più volte sottolineato che avrebbe preso in considerazione l’offerta del Fondo soltanto se avesse potuto continuare a controllare il 51% della società post-fusione.

 “Nonostante il difficile contesto macroeconomico – conclude la nota – LetterOne resta interessata a investire in Brasile, un paese con un buon potenziale di crescita a lungo termine”.

La mancata disponibilità di TIM a proseguire nei negoziati fa dunque decadere l’offerta di aumento di capitale di 4 miliardi che il magnate russo aveva proposto a Oi a patto che fosse perseguita la fusione con Tim Brasil.

Oi è il quarto operatore mobile brasiliano con una quota di mercato del 18%. La società ha un debito di circa 8 miliardi di euro, dei quali 2,6 in scadenza nel 2016.

Tim Brasil è invece il secondo operatore del Paese con 72,6 milioni di linee mobili e una quota di mercato sulle linee pari al 26%.

Insieme avrebbero dato vita al maggiore operatore brasiliano, con una quota del 44%, di gran lunga superiore a quella del leader del mercato, Vivo (di proprietà di Telefonica), e del terzo player, America Movil (di Carlos Slim) che controllano rispettivamente il 29% e il 25% del mercato.

Oi, dal canto suo, ha comunicato all’Autorità di Borsa che “alla luce di questa notifica, continuerà ad analizzare le possibilità di consolidamento nel mercato locale”.