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Musica digitale in crescita del 21% in Italia nel 2015

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Mercato discografico in ripresa. Il digitale vale 60,3 milioni di euro. Dallo streaming 41,3 milioni di euro.
Andrea Miccichè (NUOVOIMAIE): "Resta molta strada da fare per riformare il sistema e garantire tutela a tutti gli artisti"

Musica italiana e streaming trainano la crescita del mercato discografico nel nostro Paese che riprende fiato dopo 11 anni consecutivi di crisi, interrotti a fine 2013.

Segnale positivo anche per il vinile che pur restando un segmento di nicchia (4% del mercato) presenta un valore quasi raddoppiato a 6 milioni di euro.

Stando all’ultimo Report Deloitte e Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), in valore assoluto nel 2015 il mercato è salito da 122,2 a 148,3 milioni di euro, per una crescita a doppia cifra (+21%). Si tratta di numeri di sell-in (le vendite effettuate dalle imprese agli intermediari commerciali). Il mercato al cliente finale ha anche dimensioni diverse ma questo ormai vale solo per quel 59% del business rappresentato dal mercato fisico, perché nella restante parte digitale non c’è sostanzialmente ruolo degli intermediari commerciali.

Sul mercato digitale, la crescita del 21% per arrivare a 60,3 milioni di euro complessivi è il frutto del -5% del digital download (a 19 milioni) e di un +54% dello streaming (a 41,3 milioni)

Il mercato fisico fatto per la quasi totalità dai cd, ha messo a segno un’altra crescita (a 88 milioni di euro) del 17%.

“Che il mercato musicale stia crescendo non può che farci piacere – sottolinea Andrea Miccichè, Presidente del NUOVOIMAIE, l’istituto che tutela i diritti degli artisti, interpreti ed esecutori -. Non ci stancheremo mai di ripetere che è di fondamentale importanza il rispetto dell’opera intellettuale. Ai giovani diciamo ben vengano lo streaming e il download, ma sempre nel rispetto della legalità che è l’unico modo per tutelare la creatività e far crescere anche in termini economici il nostro Paese’”

“L’industria musicale di oggi è straordinariamente mutata: oggi è sostanzialmente una industria digitale che quindi trae profitti non più solo dalla distribuzione ‘classica’, ma anche da piattaforme e servizi di streaming. Pensiamo solo al cambiamento prodotto da Spotify per avere un ordine di grandezza – prosegue  Micciché -. Dunque il consumo di musica digitale sta aumentando, ed è un bene che ciò avvenga su canali legali. Resta tuttavia molta strada da fare per riformare il sistema e garantire tutela del lavoro intellettuale a tutti gli artisti del comparto musicale, ad ogni livello”. 

La fotografia del mercato 2015 mostra un consumo trasversale da parte dei fan di musica” ha commentato il CEO di FIMI, Enzo Mazza, “dove adulti e teenager scelgono spesso in maniera indifferente tra i vari formati, dallo streaming sullo smartphone, al CD o la versione deluxe di vinile”.