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Inwit: riprende quota il polo unico delle torri dopo il cambio ai vertici Telecom

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L'unione tra Inwit ed Ei Towers potrebbe rientrare in un disegno più ampio che coinvolgerebbe un possibile accordo tra Vivendi e Mediaset.

Tra i dossier che potrebbero subire l’impatto delle dimissioni di Marco Patuano da Telecom Italia, c’è anche quello della cessione del 45% di Inwit. Secondo diverse ricostruzioni, il rafforzamento di Vivendi e l’usicta anticipata dell’ad potrebbero infatti favorire l’offerta presentata da Ei Towers rispetto a quella di Cellnex-F2i, per ragioni strategiche e ‘politiche’.

Il tandem italo-spagnolo ha presentato un’offerta sull’intero pacchetto del 45% messo in vendita da Telecom Italia, a un prezzo che dovrebbe attestarsi a 4,9 euro per azione,\ e dovrebbe poi proseguire con un’Opa sul capitale flottante.
L’operazione proposta da Ei Towers è invece più complessa e prevede un’offerta da 5,3 euro per azione ma solo sul 29% della quota. Successivamente, la controllata Mediaset salirebbe nel capitale, conferendo 1.000 torri tlc in pancia alla controllata TowerTel, per un valore di 200 milioni di euro. Il cda di Inwit ha già dato il suo via libera all’eventuale acquisto. Ma il cda Telecom del 17 marzo, che doveva decidere sul dossier ha invece optato per un rinvio strategico.

“Il rafforzamento della presa di Vivendi sul Cda di Telecom potrebbe sostenere un piano più di sistema sulle infrastrutture, volto a costituire un operatore nazionale a controllo pubblico con esposizione sia alle tlc sia al broadcast”, spiegano gli analisti Equita, secondo cui un simile progetto, “incontra il favore di Mediaset e del Governo”.

Come ricostruito dal quotidiano La Repubblica, infatti, l’unione tra Inwit ed Ei Towers potrebbe rientrare in un disegno più ampio che coinvolgerebbe un possibile accordo tra Vivendi e Mediaset.
In questa partita doppia potrebbe entrare anche il Governo, che da tempo spinge per un polo unico delle torri, con F2i di la Cassa Depositi e Prestiti nel ruolo di soggetto aggregatore delle torri di trasmissione Tv e Tlc.
Progetto verso il quale si era mossa anche Mediaset che a febbraio dello scorso anno aveva tentato la scalata a RaiWay mettendo sul piatto 1,22 miliardi di euro. Obiettivo era proprio quello di creare un operatore unico delle torri in Italia che, così come già avvenuto in altri Paesi europei, potesse gestire meglio il mercato e le incursioni di aziende estere. Il gruppo di Cologno Monzese dovette scontrarsi col niet  del Ministero dell’Economia e della Rai e successivamente della Consob e dell’Antitrust, ma il consigliere Gina Nieri aveva già da allora sottolineato che “un operatore unico in termini industriali ha un fondamento e crea valore, quindi prima o poi ci si arriverà“.
Nel frattempo, a marzo 2015, gli spagnoli di Abertis (ora Cellnex) hanno inglobato le torri Wind per poi puntare su quelle Inwit.

Al momento, quindi, in mano pubblica ci sono soltanto le torri Tv che non hanno margini di sviluppo allettanti come quelle tlc e con una Rai Way sempre più isolata sullo scacchiere nazionale ed europeo, ma che il Governo voglia dire la sua in questa complessa partita non è un mistero: qualche mese fa, il sottosegretario Antonello Giacomelli aveva ribadito che “le infrastrutture di comunicazione strategiche” devono essere “di proprietà pubblica o a controllo pubblico, a garanzia della concorrenza, del mercato e della libera iniziativa. A maggior ragione nel settore delle torri, dove seguiamo con attenzione quello che sta avvenendo”.

Dichiarazioni condivisibili certo, ma che stridono con l’inerzia dell’esecutivo di fronte alle incursioni francesi in Telecom Italia, che di strategico ha non solo la rete tlc – su cui corrono tutte le informazioni del Paese – ma anche asset come Sparkle, di cui più volte si è sottolineata la strategicità in termini di sicurezza nazionale e internazionale. Alla guida dell’operatore globale del gruppo Telecom Italia specializzato in cavi sottomarini in fibra – 500mila chilometri che s’intrecciano nel Mediterraneo e che attraversano pure l’Oceano Atlantico e quello Indiano – dovrebbe arrivare l’imprenditore Andrea Bacci, fedelissimo del premier Matteo Renzi.

E’ notizia di queste ore, tra l’altro, quella delle dimissioni dell’amministratore delegato di Rai Way, Camillo Rossotto, in considerazione del nuovo incarico diCFO di Lavazza. Anche in base a chi sarà designato alla sua successione si potrà avere un’idea più precisa di quale sarà la strategia del Governo nell’ambito del dossier delle torri.