I consigli

Email di recupero carrello, la mini guida in sette punti di MailUp

di |

Dalle tempistiche di invio alla personalizzazione dei contenuti, dall’inserimento delle recensioni al divieto di accorciare le URL: vediamo i requisiti formali e tecnici per un'efficace strategia di recupero carrelli.

Le email di recupero carrello rappresentano una strategia a tutti gli effetti. Per un ecommerce sono una categoria di invio di importanza pari – in alcuni casi superiore – a quella delle campagne promozionali o di flash sale.

Cosa sono le email di recupero carrello

Le email di recupero, come ha spiegato Andrea Serventi in un posto molto articolato sul blog di MailUp, sono quei messaggi inviati ai clienti che hanno aggiunto prodotti al carrello ma non hanno effettuano l’acquisto (o check-out). Si tratta di uno strumento che, se studiato e utilizzato con progettualità, permette di dare vita a tattiche e strategie dall’elevatissimo potenziale.

I clienti, inoltre, spesso abbandonano il carrello senza avere intenzione di farlo, a volte perché il sito si blocca, a volte perché il processo è troppo complicato.

Anche se alcuni tra i colossi statunitensi del retail (Macy’s, Apple e Gap) non inviano email di recupero carrello, si tratta di una strategia di Email Marketing tra le più redditizie per e-commerce o retail che possiedono store online.

Le email di recupero carrello non sono notifiche, né email di servizio o transazionali: operano in un preciso bacino, fatto di potenziali clienti che si avvicinano alla soglia di conversione salvo poi deviare. Un bacino nutrito: è stato calcolato che su 100 potenziali clienti, 69 mettono da parte i prodotti e accantonano l’idea di acquistarli.

Avendo una forte e precisa identità, seppur in bilico tra il reminder e il promozionale, oggi vogliamo entrare più nel dettaglio di questa categoria di invio, evidenziando 7 requisiti formali e tecnici da considerare per la tua strategia.

Ecco i 7 consigli per le email di recupero carrello

  • Invia entro un’ora dall’abbandono del carrello

La questione è delicata, perché il momento dell’invio della prima email non può basarsi su impressioni o sensazioni. È una scelta che deve appoggiarsi a dati concreti e prove certe. SaleCycle, che da anni studia e conduce ricerche sul mondo e-commerce e del retargeting, ha rilevato come le email di recupero carrello siano più efficaci e con tassi di conversione maggiori quando inviate allo scoccare dell’ora successiva all’abbandono da parte dell’utente.

Ecco i risultati dello studio:

  • Personalizza i contenuti: prodotti, immagini, raccomandazioni

Dal punto di vista delle funzioni da adottare, per creare email di recupero carrello è fondamentale riuscire ad automatizzare il processo di inserimento dei prodotti all’interno del corpo dell’email.

Con MailUp è possibile innescare un flusso di email con contenuti aggiornati e personalizzati a seconda del carrello di ciascun destinatario, senza dover recuperare manualmente le informazioni. Allo stesso modo è possibile suggerire, nella stessa email, altri prodotti dello store coerenti e in linea con quelli presenti nel carrello dall’utente. Un modo per rilanciare l’offerta all’interno dell’email di recupero.

Oltre ai prodotti nel carrello e ai suggerimenti correlati, è possibile personalizzare un ulteriore livello dell’email: l’immagine dell’header. Si chiamano immagini dinamiche, e sono strumenti piccoli quanto efficaci per chiamare per nome il destinatario.

  • Inserisci recensioni e commenti dei clienti

Qual è la prima cosa che facciamo quando proviamo un nuovo ristorante? Guardiamo le recensioni. C’è un motivo per cui le testimonianze degli altri utenti funzionano così bene, ed è perché il più delle volte trasmettono opinioni e pareri che tendenzialmente consideriamo attendibili.

Ecco che, se i visitatori sono in dubbio quando completano l’acquisto, una buona recensione rappresenta un altro forte incentivo all’acquisto.

Efficace, brillante nel copy (notare l’header Torna a letto) e dal design semplice e minimal; la testimonianza del cliente arricchisce il tutto, dando al messaggio una maggior prodondità.

L’email inoltre riflette perfettamente design, stile e brand identity (pulita e semplice) del sito web, cosa fondamentale per qualsiasi invio di Email Marketing. Da sottolineare anche i due bottoni di call to action, scelta che molti marketer sconsigliano fortemente, perché sviante dall’obiettivo centrale dell’email: rimandare al check out.

A ogni prodotto nel carrello Adidas accompagna una recensione che non supera le due righe. Il tutto all’interno di una disposizione grafica che valorizza immagini e leggibilità dei contenuti.

  • Ottimizza la call to action

A proposito di call to action, esistono tre regole d’oro:

Posizionata in alto
È buona regola collocare il bottone piuttosto in alto, per far in modo che possa essere visualizzato all’apertura dell’email e cliccato senza effettuare nemmeno uno scroll.

Chiara, evidente, proporzionata
Il bottone deve essere in grado di risaltare armonizzandosi al layout complessivo dell’email.

Bulletproof
Significa antiproiettile o infrangibile, e indica un elemento grafico scritto in HTML che ha un grande vantaggio: viene visualizzato e funziona correttamente in qualsiasi casella di posta.

  • Dinamizza l’email con le GIF animate

Le GIF animate sono un ottimo modo per aumentare il coinvolgimento nelle email. Donano un impatto visivo superiore a un’immagine statica, ma è importante che vengano utilizzate nel modo corretto.

La prima considerazione riguarda il file. Le GIF possono essere pesanti e l’email potrebbe risentirne se l’immagine non ha dimensioni ragionevoli. È ancora una volta importante pensare al mobile: come regola generale, cerca di creare GIF di dimensioni inferiori ai 500 kb.

Un’altra considerazione è il supporto tra i client di posta elettronica. Alcune versioni di Outlook (2007, 2010 e 2013) e Windows Phone 7 non le supportano, ma visualizzano solo il primo fotogramma della GIF. Di conseguenza è importante che il frame sia coerente ed espressivo.

  • Non accorciare le URL

Una regola d’oro: mai e poi mai abbreviare le URL inserite nell’email. Questo perché rappresenta un preciso e chiaro segnale di spam per client e spam trap.

I motivi di così tanto sospetto? Gli spammer cercano spesso di nascondere i link in URL abbreviate, in modo che la loro minaccia sia il più possibile celata.

Inserendo URL accorciati il rischio è vanificare anche la migliore strategia di recupero carrelli: una URL sospetta rischia di deprimere le performance in termini di deliverability.

  • Fatti guidare dai dati e dai risultati dei test

A tutti piace creare e progettare seguendo il proprio gusto e le proprie impressioni; il discorso riguarda visual, GIF animate, immagini, struttura dell’email; ma in un mondo business-oriented ogni scelta deve essere ancorata alla realtà e ai numeri.

Per questo, anche se credi di aver creato visual e copy di grande impatto, è sempre bene verificarne i risultati, in termini di clic e conversioni. Lo strumento essenziale, oltre ai report statistici, è allora l’A/B test, che ti consente di mettere a confronto due o più versioni di un’email per capire quale ottiene un miglior riscontro da parte dei tuoi destinatari.

Proprio sul tema dell’A/B test abbiamo dato vita a un contenuto dedicato: l’ebook A/B test: la guida definitiva, dove troverai gli step per mettere a confronto le varianti di un’email e quali aspetti testare.