L'approfondimento

Democrazia Futura. Una telefonata può accorciare la guerra, ma da sola non basta

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Il punto di Giampiero Gramaglia per Democrazia Futura sul conflitto in Ucraina 14 mesi dopo l’invasione russa.

Giampiero Gramaglia

Giampiero Gramaglia in un pezzo per Democrazia futura “Una telefonata può accorciare la guerra, ma da sola non basta[1]” fa “Il punto sul conflitto 14 mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina”. “Una telefonata allunga la vita, recitava anni fa uno sketch pubblicitario di grande successo. Può, invece, una telefonata accorciare la guerra? La chiamata tra i presidenti cinese Xi Jinping e ucraino Volodymyr Zelenskyj alimenta speranze e, forse, illusioni” – scrive Gramaglia aggiungendo: “La guerra, però, continua con uno stillicidio – dicono le cronache ucraine – di bombardamenti con missili e droni e d’attacchi russi (decine ogni giorno, sempre respinti). Le informazioni sono contraddittorie e difficili da verificare: Kiev e Mosca rivendicano entrambe avanzamenti lungo il fiume Dnipro che divide Kherson, nel sud del Paese; a Bakhmut, nel Donetsk, il capo del Wagner Evgenij Prigožin annuncia che i suoi uomini non faranno più prigionieri e le fonti di Kiev riferiscono che i russi ‘hanno migliorato’ le loro tattiche”. Tre gli approfondimenti: l’annunciata controffensiva ucraina, i contenuti, gli effetti e le reazioni dopo la telefonata fra Xi Jinping e Zelenskyj e lo stato dell’arte sul cammino dell’Ucraina verso l’Unione europea e verso la Nato, ovvero “le promesse e i fatti”. 

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Una telefonata allunga la vita, recitava anni fa uno sketch pubblicitario di grande successo. Può, invece, una telefonata accorciare la guerra? La chiamata tra i presidenti cinese Xi Jinping e ucraino Volodymyr Zelenskyj alimenta speranze e, forse, illusioni.

“Lunga e significativa”, la definisce Zelenskyj: era la prima conversazione fra i due leader dall’invasione dell’Ucraina 14 mesi or sono; ed era attesa dal 20 marzo, quando Xi Jinping aveva reso visita a Mosca al presidente russo Vladimir Putin. Dopo la telefonata con Xi Jinping, scrive l’Associated Press, Volodymyr Zelenskyj appare

“su di giri”, ottimista”;

e Pechino fa sapere di avere nominato un proprio inviato per cercare

“una soluzione politica” al conflitto ucraino.

La guerra, però, continua con uno stillicidio – dicono le cronache ucraine – di bombardamenti con missili e droni e d’attacchi russi (decine ogni giorno, sempre respinti). Le informazioni sono contraddittorie e difficili da verificare: Kiev e Mosca rivendicano entrambe avanzamenti lungo il fiume Dnipro che divide Kherson, nel sud del Paese; a Bakhmut, nel Donetsk, il capo del Wagner Evgenij Prigožin annuncia che i suoi uomini non faranno più prigionieri e le fonti di Kiev riferiscono che i russi “hanno migliorato” le loro tattiche.

L’annunciata controffensiva ucraina

La testa di ponte ucraina a Est del Dnipro potrebbe rivelarsi un avamposto della controffensiva che starebbe per scattare, c’è chi afferma che il 98 per cento delle armi e munizioni promesse dall’Occidente sono già arrivate in Ucraina –, in vista della quale i russi avrebbero allestito linee difensive con trincee successive. Fonti militari di Kiev parlano di un lasso di tempo tra i tre e i sei mesi per la riconquista dei territori occupati.

Saltuariamente, gli ucraini colpiscono in Crimea o sul territorio russo; e un loro drone carico d’esplosivo sarebbe caduto vicino a Mosca. Ma capita pure che un aereo russo sganci, per errore, una bomba su una propria città nei pressi del confine ucraino, facendo due feriti e creando allarme nella popolazione locale. 

Come sempre, le notizie dal fronte s’intersecano con notizie d’intelligence dove il livello di ‘intox’, di per sé molto alto, è incrementato dai Discord leaks, la fuga di documenti del Pentagono che danno un’idea di quanto profondo sia il coinvolgimento degli Stati Uniti d’America nel conflitto:

“Siamo dentro tutti gli aspetti della guerra, tranne l’avere uomini sul terreno”,

sintetizza il Washington Post.

Per la Bild, il 23 aprile 2023 gli ucraini tentarono di uccidere Vladimir Putin con un drone.

Secondo fonti ucraine, ci sarebbe stata una rissa con sparatoria a Bakhmut tra soldati russi e mercenari del Wagner. L’Associated Press scrive che Washington evitò in extremis che Kiev lanciasse una serie di attacchi in profondità sul territorio russo nell’anniversario dell’invasione, il 24 febbraio. E sui media statunitensi rimbalzano dettagli dei contrasti su Bakhmut, la cui strenua difesa non sarebbe né capita né condivisa dagli americani.

Sui fronti diplomatici, il rinnovo della ‘pace del grano’ conclusa nel giugno 2022 resta in bilico, perché il G7 non dà via libera all’export dei cereali russi – e perché la mediazione turca è frenata dalla campagna elettorale e dalle condizioni di salute del presidente Recep Tayyip Erdogan -.

L’Italia gioca le sue carte sul tavolo della ricostruzione.

Gli Stati Uniti fanno dispetti alla Russia e non danno il visto ai giornalisti al seguito del ministro degli Esteri Sergej Lavrov, che presiede a New York il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E Berlino e Mosca combattono una guerra delle spie a colpi di reciproche espulsioni di diplomatici.

Secondo le stime dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (il Sipri), il 2022 è stato l’ennesimo anno record per l’industria militare: la spesa globale nel settore della difesa è stata di 2.240 miliardi di dollari; e la guerra in Ucraina, che pur garantisce ai produttori di armi un giro d’affari importante, pesa solo in parte, perché conflitti nel Mondo ve ne sono ovunque.

Gli Stati Uniti spendono più di tutti – oltre un terzo del totale -, davanti alla Cina.

Una telefonata attesa cinque settimane: contenuti, effetti e reazioni

La telefonata di Xi Jinping a Zelenskyj, si cui Washington non sarebbe stata preventivamente informata, può essere un passo verso una soluzione diplomatica della guerra russo-ucraina, anche se la sintesi dell’ora di conversazione, riportata dai media cinesi, non contiene le parole “Russia” e “guerra” e ribadisce punti già sottolineati da Xi Jinping in dichiarazioni pubbliche:

“Promuovere la pace e il dialogo” e rispettare la sovranità territoriale di tutti gli Stati – vuol dire ‘compresa quella cinese su Taiwan’ -.

Xi Jinping assicura Zelenskyj che la Cina non getterà “benzina sul fuoco” in Ucraina: un’affermazione che Politico legge come un impegno di Pechino a non fornire armi o altre forme di assistenza militare a Mosca.

Pechino ha presentato, nel febbraio 2023, un piano di pace in 12 punti, che finora Stati Uniti e alleati europei hanno accolto con grande scetticismo, ritenendo i cinesi troppo vicini ai russi. Zelenskyj, dal canto suo, si era sempre detto interessato ad aprire un canale con Xi Jinping, soprattutto dopo il vertice bilaterale russo-cinese del 20 marzo.

In seguito alla conversazione, Kiev ha sciolto il nodo della nomina dell’ambasciatore a Pechino, designando un ex ministro.

A telefonata avvenuta, Washington l’ha positivamente commentata. Secondo John Kirby, portavoce del Consiglio degli Stati Uniti per la Sicurezza nazionale,

“chiedevamo da tempo che la Cina ascoltasse la prospettiva ucraina”.

L’Ucraina verso l’Unione europea e la Nato: le promesse e i fatti

Il cammino dell’Ucraina verso l’Unione europea e verso la Nato prosegue su due piani: le promesse, che sono tante, e i fatti, che sono pochi, fatto salvo il flusso di armi e di aiuti che prosegue spedito.

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, in visita a Kiev, dice che l’Ucraina merita un posto nella Nato; e vuole portare avanti i colloqui sull’invio di caccia a Kiev.

Berlino frena: “La decisione non è imminente”, i problemi sono altri, fa sapere il governo tedesco.

E Le Monde rivela che Parigi ha negato a Kiev l’accesso alle mappe digitali della Bielorussia, che avrebbero consentito alle forze ucraine di lanciare missioni con droni o caccia a bassa quota contro depositi di armi. Il rifiuto è motivato dal desiderio di evitare un’espansione del conflitto.

Rispondendo a Stoltenberg, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ricordato che impedire l’ingresso nella Nato dell’Ucraina è uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale russa.

Se ne riparlerà a luglio al Vertice della Nato di Vilnius, quando l’adesione di Kiev all’Alleanza sarà “in cima all’ordine del giorno”, dice Jens Stoltenberg.

Di qui ad allora, però, ci saranno da valutare eventuali sviluppi diplomatici conseguenti alla telefonata Xi JinpingZelenskyj e la controffensiva ucraina, se sarà stata condotta.

In previsione di essa, l’Ucraina riempie gli arsenali: riceve carri armati dai Paesi Nato europei e missili anti-missile Patriot dagli Stati Uniti, ma lamenta la lentezza dell’Unione europea nell’inviare munizioni, nonostante le decisioni siano state prese.

Washington stanzia l’ennesimo pacchetto pro-Ucraina: 325 milioni di dollari in assistenza militare, accompagnati dalle parole del segretario di Stato Antony Blinken,

“la Russia può mettere fine al conflitto oggi stesso”, arrestando l’aggressione e ritirando le proprie truppe. Finché non lo farà, “gli Stati Uniti e i loro alleati e partner resteranno dalla parte dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”.


[1] Scritto per The Watcher Post il 29 aprile 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/04/29/ucraina-punto-telefonata-accorciare-guerra/.