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Democrazia Futura. La guerra dei microprocessori

di Cecilia Clementel-Jones, psichiatra e psicoterapeuta |

I circuiti integrati al cuore della battaglia per l’Intelligenza Artificiale. L'approfondimento di Cecilia Clementel Jones.

Cecilia Clementel-Jones

Partendo dal saggio di Chris Miller Chip War e dal numero di Limes del dicembre 2022 dedicato all’intelligenza artificiale, Cecilia Clementel Jones ripercorre in un articolo per Democrazia futura “La guerra dei microprocessori”. osservando come “I circuiti integrati [siano] al cuore della battaglia per l’Intelligenza Artificiale”. Dopo un lungo excursus storico su “La realizzazione dei primi circuiti integrati” che rievoca anche “Lo spionaggio industriale durante la guerra fredda”, l’articolo analizza “La dipendenza cinese dall’Occidente”, i “Punti di forza delle industrie cinese” e “L’importanza [non solo strategica] di Taiwan come centro di produzione di chip”.

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Dopo aver iniziato a scrivere questa recensione di Chip War di Chris Miller[1] ho letto il numero del mensile Limes del Dicembre 2022: ’l’intelligenza non è artificiale‘ sulla più ampia tematica della AI, che attualizza la narrazione di Chip War. The Fight for the World’s most Critical Technology[2], libro premiato con il ‘2022 Business Book of the Year Award’ del Financial Times.

Chris Miller sintetizza settanta anni di una storia complicata con una narrazione gradevole, disegnando gli attori e le imprese che intessono il rapido sviluppo dell’elettronica (le cui leggi fisiche erano note a metà del ventesimo secolo e che aveva avuto una prima crescita durante la seconda guerra mondiale con lo sviluppo dei radar e dei sistemi di controllo e puntamento) e la storia di Silicon Valley.

La realizzazione dei primi circuiti integrati chips

Si inizia negli anni Cinquanta con il premio Nobel della fisica William Shockley che compra da Bell Labs il brevetto per il transistor e fonda la sua industria vicino a Palo Alto, California, dalla quale nel 1958 usciranno sbattendo la porta otto magnifici ingegneri (‘gli otto traditori’) che fondano la ditta Fairchild e affrontano il problema della produzione industriale di componenti basati su semiconduttori, in particolare sul silicio, ovvero di confezionare, produrre e commercializzare dispositivi a stato solido (che sostituiranno i componenti a vuoto, le valvole termoioniche, della generazione elettronica precedente): i cosiddetti circuiti integrati (chip) inventati da Robert (Bob) Noyce, un fisico e informatico contemporaneo di Gordon Moore ed Andrew Grove.

I circuiti integrati trovarono la loro prima applicazione nella memoria degli elaboratori elettronici. Prima del 1970 la memoria del computer era basata su una matrice di piccoli anelli magnetici collegati da fili che potevano magnetizzarli o smagnetizzarli (0 e 1) e leggere se l’anello fosse 0 o 1. Alla IBM negli anni Sessanta si cominciò a pensare a chip di memoria fatti da un numero crescente di transistor. Chip e circuiti integrati costruiti su una base di materiale semiconduttore, per esempio da un cristallo di silicio, attraverso drogaggi[3] ottenuti con diffusione o impiantazione ionica, si ottengono sottili strati di vari materiali (conduttori, semiconduttori o isolanti).

Quando il primo Sputnik volò nel cielo (1957) iniziò una gara fra USSR e USA per l’esplorazione del cosmo dando un’ulteriore spinta allo sviluppo dell’elettronica sostenuta dal finanziamento di ricerca e sviluppo per i programmi spaziali e militari statunitensi del Pentagono e della NASA (fondata nel 1958). Nello stesso anno alla Texas Instruments Jay Lathrop inventò la fotolitografia per stampare[4] i sottili wafers di silicio e produrre i circuiti elettronici.

Il monopolio olandese della ASML e la nascita di Intel

Oggi enormi macchine per stampare chip di 3-5 nanometri[5], che nel mondo sono fabbricati solo dall’olandese Advanced Semiconductor Materials Lithography ASML, costano attorno a 340 milioni di dollari.

Questo monopolio costituisce un importante collo di bottiglia, infatti gli Stati Uniti d’America vorrebbero impedire ad ASML di vendere tali macchine alla Cina[6]. ASML fu fondata nel 1984 dalla Philips e si è sviluppata con l’aiuto delle competenze dell’industria ottica tedesca (Zeiss e Leica) rivoluzionando la tecnica per stampare con i laser[7] circuiti sempre più potenti addensando un sempre maggior numero di microtransistor su ogni wafer di silicio.

Nel 1968, uscendo da Fairchild, Noyce e Moore fondarono Integrated Electronics (Intel), nella quale entrò da subito anche Grove, Intel iniziò a produrre chip di memoria in silicio che restano sino ad oggi il fondamento delle memorie elettroniche: la Dynamic Random Access Memory (DRAM)[8] che insieme ai chip processori x86 diede ad Intel una posizione di quasi monopolio, che Intel dovette poi difendere contro la vigorosa competizione giapponese negli anni Ottanta. I fabbricanti producono chip specializzatein funzione delle applicazioni previste: chip di memoria, logica o grafica.

Nel frattempo, l’industria giapponese, guidata da Akio Morita[9] di Sony e l’industria della Corea del Sud (Samsung[10]) si sviluppavano e chiedevano a Silicon Valley di disegnare e stampare chip sempre più potenti, alcuni chip per scopi militari venivano sviluppati segretamente.

La miniaturizzazione e lo sviluppo esponenziale della microelettronica digitale

Moore notò nel 1965 che il numero di transistor in un microprocessore (grazie alla costante miniaturizzazione) raddoppiava ogni anno (oggi ogni 18 mesi), e formulò la ‘legge di Moore’ che descrive lo sviluppo esponenziale della microelettronica digitale.

Questo porta alla riduzione dei costi, vediamo i chip presenti ovunque: dagli elettrodomestici all’agricoltura, dai computer alle banche, dalle navi agli aerei. I social media si basano sul fatto che nei chip i movimenti degli elettroni stabiliscono se il transistor registri 1 oppure 0. In base a questa logica binaria i processori riescono a tradurre Alessandro Manzoni o a giocare a scacchi.

I microprocessori Central Processing Unit (CPU) per l’elaborazione logico-numerica e le Graphics Processing Unit per la grafica (GPU), vennero sviluppati da Intel: si tratta di circuiti con migliaia di chip integrati con software (firmware) che svolgono (serialmente) molti tipi di operazioni.

Chip specializzati sono gli Application Specific Integrated Circuits (ASICS,) disegnati per fare un solo tipo di operazione nel modo più efficiente. Per l’Intelligenza Artificiale la logica operativa necessaria è quella in parallelo, essendo richiesta una maggiore velocità di computo. IBM ha lanciato nel 2022 la Artificial Intelligence Unit (AIU), una chip ad alta precisione dedicata all’apprendimento (deep learning) delle reti neurali, anche e la società Nvidia (da sempre impegnata nella grafica di schede per videogiochi) ha puntato molto sui chip per l’Intelligenza Artificiale.

Queste scommesse sul futuro necessariamente richiedono forti investimenti per la ricerca, senza alcuna certezza di successo sia per gli esiti di ricerca sia per i risultati commerciali. Il campo della fotolitografia ne è un esempio e lo sviluppo di ASML poco meno che miracoloso: ora la società olandese-americana è un inestimabile asset strategico anche per l’Unione Europea.

Il mercato oscilla fra periodi prosperi e improvvise carestie: ad esempio la richiesta di chip per il 2020 fu sovrastimata (per il blocco dovuto al Covid) ma quella per il 2021 sottostimata. Le difficoltà ad ottenere chip (che hanno anche bloccato la produzione automobilistica) non erano dovute a problemi di filiera ma all’aumento della richiesta. In fase iniziale, per l’industria dei chip, le sovvenzioni governative sono essenziali, come lo furono a Taiwan e in Cina.

Il libro di Chris Miller è molto sbilanciato a favore della superiorità del libero mercato e della creatività della concorrenza, spesso prendendosi gioco della ottusità dell’intervento statale, pur notando i consistenti fondi governativi stanziati in Estremo Oriente per la produzione di chip. Osserva Morris Chang della Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) che i soldi non bastano senza personale qualificato e appassionato.

Un altro Chang (Richard Chang) viene cooptato dal governo cinese nel 2000 per fondare Semiconductor Manifacturing International Corporation (SMIC), un produttore di semiconduttori, oggi a Shanghai una delle più importanti ditte cinesi del settore. SMIC recluta ingegneri dagli Stati Uniti e da Taiwan, e dal più grande produttore indipendente di semiconduttori al mondo: la TSMC, oltre a prenderne ingegneri (con i medesimi) segreti industriali. L’azienda di Taiwan (inizialmente) fece finta di niente: la Repubblica Popolare Cinese è un enorme mercato per il futuro.

La generazione dei pionieri.

Alcuni dei pionieri della prima generazione della microelettronica erano immigrati e avevano storie drammatiche alle spalle. Andrew Grove, il leggendario Amministratore Delegato di Intel, nacque a Budapest nel 1936 come Andràs Gròf e, in quanto ebreo, passò l’infanzia a sfuggire prima ai nazisti e poi ai sovietici. Morto nel 2016, aveva fama di essere un manager aggressivo e scrisse un libro intitolato: ‘Only the Paranoid Survive: solo i paranoici sopravvivono’[11].

Morris Chang[12] nato da famiglia agiata in Cina nel 1931, cresciuto ad Hong Kong, studiò ingegneria meccanica ad Harvard e allo Massachussets Instutute for Technology (MIT), lasciò Texas Instruments quando venne chiamato dal governo di Taiwan nel 1987 a fondare TSMC, una fonderia (‘foundry’) elettronica che oggi produce il 41 per cento dei chip per processori e il 90 per cento dei chip avanzati a livello mondiale.

La sua intuizione che la progettazione dei chip poteva essere separata dalla produzione non era stata recepita alla Texas Instruments.

Morris Chang fu chiamato a Taiwan nel 1987 dal governo[13] che gli diede un assegno in bianco per aprire delle ’foundries’ (o fab), dedicate alla produzione e vendita di diversi chip, le cui specifiche vengono fornite dal cliente perché la progettazione avviene altrove.

La guerra dei chip e gli sforzi dell’Unione europea per disegnarli

Samsung ad esempio, può fabbricare per conto suo i chip che le servono o affidare il compito alla TSMC che assicura confidenzialità. Il rischio di far produrre chip specializzati da altri è che i segreti di fabbricazione dei chip vengano svelati ad un concorrente. L’investimento di capitale necessario per una fab inoltre è molto alto, quindi una startup che è in grado di disegnare chip non ha il capitale per produrli.

Questa separazione crea un collo di bottiglia: oggi tutti, dalla Bielorussia all’Italia, sono in grado di fabbricare chip ma i centri per disegnarli si trovano soprattutto negli Stati Uniti d’America.

I militari delle maggiori potenze, a cominciare dai russi, producono in casa molti dei chip di cui hanno bisogno. Prima del conflitto ucraino la Russia era molto impegnata a sviluppare Intelligenza Artificiale nella robotica militare e per i droni kamikaze,nella difesa aerea e nel progetto di un camion a guida autonoma. A causa delle sanzioni cui è soggetta questo sviluppo sarà più lento e costoso.

Negli anni 2020-2025 l’Europa ospiterà molti centri per disegnare chip: alcuni sono sedi distaccate di aziende statunitensi (Cisco in Spagna) o Europee (Philips, Siemens), altre, in Baviera, Italia e Romania sono aziende locali. Tutti oggi comprendono l’importanza strategica ed economica dell’autonomia nella progettazione e produzione di chip, le fab verranno sviluppate con importanti sovvenzioni statali (Chip Acts saranno in vigore sia negli Stati Uniti d’America, sia nell’Unione europea).

Dall’Olivetti alla Società Italiana Semiconduttori (SGS), alla Technoprobe e alla Lpe

 Mi ha sorpreso leggere che l’Italia è presente nel settore dei processori con realtà di eccellenza fin dagli anni Cinquanta, ma non mi ha sorpreso il nome della ditta Olivetti, fondatrice insieme a Telettra della Società Generale Semiconduttori (Sgs) – tuttora attiva come Stm-microelectronics – ad Agrate Brianza nel lontanissimo 1957, su brevetti della Fairchild semiconductors. Attorno ad Stm (che ora ha sede a Ginevra ed è registrata in Olanda!) si sviluppa in Italia una filiera industriale (ad esempio per la realizzazione dei wafer di silicio) e nel mondo una rete di aziende orientali dove si delocalizza parte del processo produttivo. Vi sono in Italia realtà locali: la Technoprobe di Cernusco Lombardone e la Lpe di Baranzate, il cui acquisto da parte cinese fu bloccato dal governo Draghi nel 2021[14] e che fu successivamente acquisita dall’olandese ASML: Lpe fabbrica macchine per il processo di litofotografia, senza il macchinario per la litofotografia (monopolio ASML) non è possibile ‘stampare’ i chip avanzati necessari per l’Intelligenza Artificiale[15].

Lo spionaggio industriale durante la guerra fredda

L’importanza strategica dell’elettronica non sfugge a Mosca negli anni della guerra fredda: migliaia di spie russe rubano con successo segreti industriali, chip, CPU e quant’altro.

Nel 1962 si fonda la città di Zelenograd dedicata a ricerca, insegnamento e produzione di materiale elettronico, tuttora attiva. I sovietici disponevano negli Stati Uniti d’America, fin dagli anni Trenta, di due spie: Joel Barr e Alfred Sarant, che lavoravano coi i radar militari ed avevano buona conoscenza dell’elettronica, i cui progressi comunicarono a Mosca dopo esservi riparati alla fine degli anni Quaranta. Essi avrebbero più tardi convinto Nikita Khrushchev a creare Zelenograd.

Miller sottolinea che i russi copiavano e riproducevano l’elettronica occidentale, restando così perpetuamente in ritardo sulla stessa di 4-5 anni.

Vista la sua evidente antipatia per sistemi economici al di fuori del perimetro del capitalismo questa sua opinione andrebbe presa cum grano salis. Nel corso della guerra Ucraina Gina Raimondo l’attuale Segretaria al commercio sotto l’amministrazione Biden[16]riferì al Senato degli Stati Uniti d’America che gli Ucraini avevano trovato chip per elettrodomestici usate in strumenti militari russi.

La produzione di chip (relativamente) più avanzate (per il 2028 si conta di sviluppare un nodo a 7 nanometri) continua in Russia a Zelenograd, quella di chip tradizionali in Bielorussia dove, durante il periodo sovietico, l’industria elettronica venne molto sviluppata.

Il ritardo russo per la produzione di chip[17] è considerevole (devono ancora mettere in produzione nodi da 28 nanometri) ma è possibile un aiuto da parte dei cinesi.

La Federazione russa è ben conscia dell’importanza di partecipare alla gara dell’elettronica, ha i materiali e il personale scientifico per farlo, ma sia la Russia sia la Cina possono essere handicappate se private di accesso all’hardware, in particolare alle macchine per litografia EUV.

Vladimir Putin ha detto che chi vincerà questa gara governerà il mondo e la Cina ha la motivazione di prendersi una rivincita per ‘il secolo dell’umiliazione’.

La dipendenza cinese dall’Occidente nel campo dei chip e dei microprocessori

Chris Miller disegna il balzo in avanti della elettronica cinese in questo secolo, annotando che la Cina “ha utilizzato il digitale per il controllo autoritario”.

Una ditta che produce parte dei suoi chip e processori è Huawei, in due decenni di ascesa meteorica l’azienda, fondata da Ren Zhengfei per importare da Hong Kong a Shenzen negli anni ottanta interruttori telefonici, ora produce cavi per reti ottiche, torri per telecomunicazioni, telefonini ed è leader nello sviluppo delle reti 5G.[18]

Sin dall’inizio Huawei ha lavorato in una prospettiva globale e investito moltissimo in ricerca e sviluppo e nel marketing, ma è ritenuta dagli Stati Uniti d’America, troppo vicina sia al partito comunista cinese sia all’esercito.

L’elettronica cinese dipende massicciamente da chip e microprocessori che la Cina compera all’estero, da hardware che non può produrre perché le macchine per farlo e le patenti si trovano altrove; avendo gli Stati Uniti d’America delocalizzato molte filiere spesso macchine e chip delle quali la Cina ha bisogno non sono molto lontano: in Giappone, Corea del Sud e Taiwan.

Quando il governo Trump bloccò l’esportazione di chip americane per Huawei il danno fu notevole, ma le chip per i telefonini Huawei erano prodotte da TSMC e continuarono ad essere disponibili. I colli di bottiglia che permettono all’elettronica degli Stati Uniti d’America di controllare il mercato globale sono strumenti, macchinari e software prodotti solo da poche ditte, spesso americane o in paesi alleati.

Comprare all’estero, ritiene Xi Jinping, costituisce un rischio per la sicurezza nazionale: in un discorso nel 2017 chiamava metaforicamente alle armi

“dobbiamo assalire le fortificazioni della ricerca e sviluppo […] promuovere forti alleanze e attaccare passi strategici”.[19]

Il conflitto che ha condotto gli Stati Uniti a bloccare esportazioni alle fabbriche di chip cinesi (la Cina rappresenta il 25 per cento della domanda mondiale) è causato dai progressi cinesi nel campo dell’intelligenza artificiale.

Notate che siamo nella fase iniziale, nell’infanzia in questo campo e solo all’inizio di una guerra economica e tecnologica per la quale gli Stati Uniti d’America, hanno estremo bisogno degli alleati europei e asiatici.

Il Giappone, la Corea del Sud, l’Olanda e Taiwan hanno sviluppato la loro industria elettronica in modo integrato e intrecciato con quella degli Stati Uniti d’America, la Cina desidera diventarne indipendente, nel 2019 spendeva per l’acquisto di chip circa 304 miliardi di dollari. La TSMC taiwanese è molto legata alla principale ‘fab’ cinese: SMIC. Chris Miller vede l’elettronica cinese come strutturalmente prona a fallimenti annunciati dovuti alla corruzione e all’influenza dei quadri politici sulle politiche industriali.

I punti di forza delle industrie cinesi: dati, algoritmi e processori

Alla base dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale cinese troviamo l’interesse per i droni: la Cina ha la più grande industria civile di droni e detiene il 70 per cento del commercio mondiale per gli UAV, mentre Tencent, Alibaba, TikTok e Lingdong sono preminenti nel mercato globale degli algoritmi.

La triade dell’Intelligenza Artificiale è: dati, algoritmi, microprocessori. La Cina sta raggiungendo gli Stati Uniti in questo campo e solo negandole accesso all’hardware la si può rallentare.

Sia Russia che Cina intendono raggiungere l’autosufficienza nella produzione di chip, anche quelle avanzate, la vasta maggioranza dei chip è ora prodotta in Estremo Oriente. Poiché ora – come stabilito nel Chips and Science Act, approvato nell’agosto 2022 – gli Stati Uniti d’America vorrebbero riportare all’interno del proprio territorio le fabbriche di chip[20], potrebbero risultarne effetti negativi per TSMC e le altre industrie elettroniche dell’Estremo Oriente.

L’importanza di Taiwan come centro di produzione di chip

Militarmente per Taiwan il silicio è uno scudo: vi fosse uno scontro sull’isola quasi metà (e il 90 per cento dei chip avanzati) dei chip mondiali verrebbero a mancare. Improbabile che una eventuale invasione lasci intatte le strutture di TSMC, vi mancherebbe inoltre il personale.

Per la Repubblica Popolare Cinese l’isola è importante dal punto di vista strategico ma anche desiderabile come centro di produzione dei chip, per questo motivo gli Stati Uniti d’America non possono rinunciare a difenderla, né conviene ai cinesi attaccarla militarmente.

Trattandosi di una democrazia è possibile che alle imminenti elezioni il partito del Kuomintang (KMT) – che vanta il pronipote di Chang Kaï-chek, oggi sindaco della capitale- abbia il sopravvento e con esso un atteggiamento conciliante verso la politica ‘un paese, due sistemi’ favorita dalla Repubblica Popolare Cinese.

La Cina si è impegnata nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale ma dipende da processori disegnati negli Stati Uniti d’America, e prodotti a Taiwan, molti dei suoi ingegneri elettronici migliori lavorano negli Stati Uniti d’America, benché la Cina cerchi di riportarli a casa.

Si stima che il 95 per cento dei processori dei server per Intelligenza Artificiale cinesi siano di disegno americano (Nvidia) e che ci vorranno diversi anni prima che i cinesi riescano a disegnarne di simili, se sarà loro permesso di importare i macchinari specializzati per tale produzione; ma a quel punto l’industria globale avrà fatto altri passi avanti.

Il blocco delle esportazioni dell’elettronica statunitense verso la Cina è come una corda al collo che si può stringere, non sorprende che Pechino mantenga uno stretto legame con Mosca.

Washington teme l’uso militare di queste capacità industriali civili. Questa è un’accusa che i cinesi respingono, sostenendo che lo sviluppo industriale non può essere riservato solo ad alcuni Paesi.

Conclusioni

Questo sviluppo del sapere contiene la promessa di strumenti per risolvere dei problemi sino ad oggi inaffrontabili, ma comporta anche rischi sconosciuti.

Penso che inquadrare la sfida come una gara fra diversi sistemi sociopolitici e ideativi sia una sciocchezza. Il fatto che siamo progrediti così velocemente è dovuto alla collaborazione planetaria di grandi risorse, di molte industrie diverse e di tecnici, scienziati e manager venuti da tutto il mondo, educati in culture disparate, spinti da diverse motivazioni.

Il libro esplora in modo comprensibile una storia recente in un’area della scienza in costante e rapido sviluppo, rilevante per l’industria, la strategia militare ma anche per prototipi di chatbox come chatGTP, sviluppata da OpenAi, basata su intelligenza artificiale e machine learning[21] nell’area linguistica. Chip war ripaga certamente il piacevole impegno di leggerlo, la mia libreria ha avuto qualche difficoltà a reperirlo.

Signori in carrozza: parte il treno del futuro: al di là dei dati, i chip e gli algoritmi saranno le persone competenti a fare la differenza.


[1] Chris Miller Chip War. The Fight for the World’s Most Critical Technology, New York -London, Simon & Schuster, 2022, 464 p. L’autore insegna Storia Internazionale alla Fletcher School della Tufts University. Cf.  www. ChristopherMiller.net.

[2] Guerra delle Chip, la lotta per la tecnologia più determinante per il mondo attuale.

[3] www.idrovolante.org; cf. post: Drogaggio del silicio, 14 maggio 2017.

[4] In microelettronica ‘stampare’ indica il processo di riprodurre sul wafer di silicio le geometrie rappresentate su maschere. Tale riproduzione si effettua sovrapponendo una sottile lamina di gelatina (photoresist) al substrato stesso e procedendo all’illuminazione (Treccani online alla voce ‘fotolitografia’).

[5] Un nanometro è un miliardesimo di metro, come dimensioni siamo al livello di atomi ed elettroni. La luce utilizzata per fotolitografia di tali chip è UVE, ultravioletti estremi, che ha lunghezza d’onda minima pari a 13.5 nanometri.

[6] Federico Rampini, “L’offensiva sulle tecnologie avanzate. L’Olanda blocca l’export di tecnologia ASLM verso la Cina”, Corriere della Sera, 10 marzo 2023.

[7] Sfortuna vuole che le due ditte che forniscono il 90 per cento del neon necessario per il buon funzionamento di questi laser si trovino a Odessa e Mariupol, in Ucraina dove sono chiuse causa la guerra in corso.

[8] Dynamic Random Access Memory, ovvero Memoria ad accesso casual dinamica.

[9] Akio Morita (1921-1999) un fisico giapponese di buona famiglia che, appena ventenne sul finire della seconda guerra mondiale, faceva ricerca sui missili ed era al corrente degli sviluppi dell’elettronica. Fonda nel 1946 (insieme all’ingegnere Masaru Ibuka) Sony, una società per le apparecchiature elettroniche. Lancia nel 1950 il primo registratore a nastro del Giappone e nel 1955 crea la prima radio tascabile, più tardi il walkman.

[10] Samsung Electronics viene fondata nel 1969 da Lee Byung-chul (1910-1987) e inizia la produzione di televisori, oggi la Corea produce il 44 per cento di tutti i chip di memoria e l’8 per cento dei processori.

[11] Andrew S. Grove, Only the Paranoid Survive. How to Exploit the Crisis Points That Challenge Every Company, London, Profile Books, 1998, 224 p.

[12] Morris Chang era ancora al lavoro a 92 anni, dopo qualche tentativo fallito di mettersi a riposo!

[13] Il governo di Taiwan sostenne TSMC persino tenendo basso il cambio della valuta locale per favorire l’esportazione.

[14] L’acquisto della quota di maggioranza da parte di una società cinese fu bloccato da Mario Draghi con il golden power nel 2021.

[15] Interessante articolo di Simone Antonio Sala, “la chip parla anche italiano” su Limes 12/2022 pp.159-164. Conclude   che ci manca lo staff professionale, presumibilmente emigrato!

[16] Jeanne Whalen, “Sanction forcing Russia to use appliance parts in military gear, US says”, Washington Post, 11 maggio 2022.

[17] Vasilij Kašin, ‘In Russia l’AI segna il passo”, Limes 12/2022, pp.165-174.

[18] Mentre l’Australia e la Francia hanno negato ad Huawei contratti di istallazione per la rete 5G, la Gran Bretagna e la Germania (anche per pressioni cinesi) li hanno concessi.

[19]Chris Miller Chip War. The Fight for the World’s Most Critical Technology, op.cit. alla nota 1, p. 248.

[20] Morris Chang non sembra impressionato: ’Il recente sforzo degli Stati Uniti per aumentare la produzione interna di semiconduttori attualmente consiste solo nello spendere decini di migliaia di dollari di sussidi. Beh non sarà abbastanza, credo che sarà un costoso esercizio di futilità’ Citato a p.138-139 di Limes 12/2022 da Alan Hao Yang art.cit.

[21] Già in uso nel giornalismo e negli studi legali.