la storia

Democrazia Futura. Enrico Mattei, un grande italiano, un grande visionario

di Gianfranco Noferi, già Dirigente Rai e scrittore |

Le iniziative organizzate per i sessant’anni dalla morte del fondatore dell’ENI. Enrico Mattei rievocato da Gianfranco Noferi.

Enrico Mattei
Gianfranco Noferi
Gianfranco Noferi

Per gentile concessione de ilmondonuovo.club di Giampaolo Sodano[1], Democrazia futura propone la prima parte di una rievocazione di Gianfranco Noferi della complessa figura di Enrico Mattei a sessant’anni dalla sua tragica quanto misteriosa scomparsa, qui definito “un grande italiano, un grande visionario”, sottolineando come – nella sua veste di presidente dell’Eni – l’ex partigiano divenuto “imprenditore di stato […]  attraverso l’azione per l’indipendenza energetica dell’Italia, pose le basi e rese possibile quello che tutto il mondo riconosce come ‘il miracolo economico italiano’ nel secondo dopoguerra”.

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In quest’autunno 2022 ricorrono 60 anni dalla tragica morte di Enrico Mattei, presidente dell’ENI, partigiano, deputato eletto nella Democrazia Cristiana, imprenditore di stato che, attraverso l’azione per l’indipendenza energetica dell’Italia, pose le basi e rese possibile quello che tutto il mondo riconosce come “il miracolo economico italiano” nel secondo dopoguerra.

La sera del 27 ottobre 1962 esplose in aria il bireattore di Enrico Mattei, un Morane-Saulnier MS.760 Paris. Lui morì insieme al pilota, il comandante Irnerio Bertuzzi e il giornalista di Time Life  William F. McHane.

In una recente dichiarazione del presidente Sergio Mattarella vengono magistralmente delineate la figura, l’opera e l’attualità di Mattei:

“Enrico Mattei moriva sessant’anni fa in un incidente aereo sul quale grava l’ombra di un criminale attentato. Mattei fu un protagonista della costruzione della Repubblica. Componente del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sfilò a Milano con gli altri comandanti alla testa del corteo che celebrava, il 6 maggio 1945, la liberazione della città dalle forze nazifasciste. Fu uomo delle istituzioni, eletto Deputato al Parlamento dell’Italia democratica”.

“Mattei mise a disposizione la sua esperienza di dirigente industriale dando impulso alla ricostruzione con una forza e una capacità di leadership che lo hanno reso una personalità simbolo della ripresa produttiva del Paese nel dopoguerra – sottolinea Mattarella -. La sua visione fece del gruppo, che gli era stato affidato per liquidarlo, uno strumento rilevante di progresso del Paese e di definizione di un nuovo assetto nei rapporti internazionali, superando ogni tentazione neo-coloniale e puntando alla pari dignità tra i diversi attori, promuovendo e sostenendo le istanze di liberazione dei popoli. L’Italia e l’Eni divennero così interpreti di un atteggiamento costruttivo di sostegno al processo di decolonizzazione in atto, come nel caso dell’Algeria, per accordi equi nell’interesse reciproco”.

Il 25 ottobre 2022, nel suo primo discorso alla Camera dei Deputati, la Premier Giorgia Meloni ricordava che

“Il prossimo 27 ottobre ricorrerà l’anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande artefice della ricostruzione post bellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il mondo. Io credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “Piano Mattei per l’Africa”, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub – sahariana. E ci piacerebbe così recuperare finalmente, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il ruolo strategico che l’Italia ha nel Mediterraneo”.

Il 16 novembre 2022, alla Camera dei Deputati, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante l’informativa urgente per conto del Governo sulla gestione dei flussi migratori, ha citato   il “Piano Mattei per l’Africa”:

“(…) In questa prospettiva, sul solco dei contatti con i paesi del Med 5, ho condiviso l’intenzione di presentare un piano volto a rilanciare l’impegno europeo in favore dei principali paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori. L’Italia è a favore di un piano complessivo di sostegno e sviluppo del Nord Africa, che coniughi le misure per la crescita con quelle per la sicurezza e il contrasto al traffico di esseri umani, che soprattutto sia condizionato ad una maggiore collaborazione per la prevenzione delle partenze e per l’attuazione dei rimpatri. (…) serve un Piano Mattei per l’Africa, cioè programmi di investimento di ampio respiro verso i paesi destinatari che hanno dinamiche demografiche esplosive, e che devono essere coinvolti nella gestione delle risorse messe a disposizione affinché si realizzino processi di crescita duraturi e sostenibili. E questa è una scelta strategica per il futuro dei cittadini e delle istituzioni europee, ma anche per assicurare la realizzazione delle speranze delle giovani generazioni africane”.

La Maratona Mattei per sempre promossa dall’ANPC

Molte sono state le iniziative pubbliche per questa ricorrenza, vari i servizi dei TG, le presentazioni di saggi, gli speciali televisivi andati in onda su Rai – Rai Storia e su La7- Atlantide, le tavole rotonde e i convegni, non ultimo l’articolo di Gigi Riva “Mattei e Ustica – Misteri francesi” pubblicato dall’Espresso il 13 novembre 2022. In particolare vorrei segnalarvi una iniziativa che si distingue dalle altre, la Maratona Mattei per sempre, promossa dalla ANPC – Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, un percorso in tre tappe a Roma il 27 ottobre, a Rieti il 1° dicembre e a San Donato Milanese il 4 dicembre.

Perché mi sembra interessante segnalarvi questo omaggio a Mattei? Perché il filo conduttore è quello della assoluta attualità in questo momento storico dell’opera di Mattei e delle sue intuizioni, di quanto il suo esempio potrebbe esserci di insegnamento e guida per affrontare le drammatiche crisi determinate dallo scontro planetario per l’energia, dall’emergenza climatica, dai problemi epocali posti dall’esodo dei migranti che fuggono da guerre, carestie, desertificazione e sconvolgimenti ambientali.

Ma anche perché questo anniversario diventi uno stimolo di riflessione e di azione, che non si dimentichi quel periodo storico e lo spirito costruttivo che lo caratterizzò ma si traggano insegnamenti validi per l’oggi e per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Basti ripensare alle parole pronunciate da Enrico Mattei davanti ad un uditorio di studenti africani alla Scuola di formazione ENI:

«Noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci avevano insegnato, che gli italiani sono bravi letterati, bravi poeti, bravi cantanti, bravi suonatori di chitarra, brava gente, ma non hanno le capacità della grande organizzazione industriale. Ricordatevi, amici di altri Paesi: sono cose che hanno fatto credere a noi e che ora insegnano anche a voi. Tutto ciò è falso e noi ne siamo un esempio. Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani; dovete formarvelo da soli questo domani». Perché l’azione e l’opera di Mattei affonda le sue radici nella Resistenza, nella lotta per la libertà condotta da patrioti che combatterono insieme in guerra e che dopo  lavorarono insieme per il bene e il progresso della Patria e dell’umanità, in una visione di politica economica che vedeva lo stato comunità  investire nelle grandi infrastrutture, nella sanità, nella educazione scolastica, nei beni pubblici sociali, esprimendo una guida politica  che sa guardare ai decenni futuri  per  uno sviluppo economico e sociale equo e solidale,  che diventa strumento indispensabile per combattere povertà,  disuguaglianze sociali, cambiamento climatico, guerre, sottosviluppo, analfabetismo.

Concetti espressi dall’On. Maria Pia Garavaglia, Presidente Nazionale dell’ANPC, durante l’intervento introduttivo il 27 ottobre 2022:

“A noi dell’ANPC, di cui Enrico Mattei è stato il fondatore, tocca un compito speciale, fare in modo che non sia solo la celebrazione di quel grande italiano, di quel grande imprenditore ma anche del partigiano. Ci interessa fare in modo che in qualsiasi maniera, parlando di lui, emerga una memoria che non è una data nella storia, ma è una concezione del modo di stare in una comunità da cittadini, di stare in una comunità come è descritta nella Carta costituzionale, che è il risultato della lotta partigiana; la Costituzione che vige in Italia non è venuta da nessuna altra fonte se non dalla lotta partigiana. (…) E da partigiano Mattei è stato scelto per cominciare un’avventura che l’ha portato all’ENI, perché è stato il CLN che gli ha affidato l’AGIP da commissariare e quindi da chiudere, ma ha trovato degli statisti che non si impiccavano sulle loro idee. Alcide De Gasperi non ha detto è da liquidare, si liquida: quando Mattei ha spiegato il progetto ha capito che era un progetto coraggioso, e il coraggio a chi aveva messo in gioco la propria vita con la lotta partigiana era un coraggio che costava molto meno che lavorare all’interno del paese”.

Nel programma Maratona – Mattei per sempre, oltre alle testimonianze e ai ricordi postumi di quanti hanno operato con Enrico Mattei durante la lotta partigiana o sono stati protagonisti della nascita e della grande avventura imprenditoriale del gruppo Eni (tra i quali Pionieri e Veterani Eni), sono da segnalare tre interventi:

1.la lectio magistralis il 27 ottobre del professor Aldo Ferrara, Enrico Mattei. Il visionario”, una documentata disamina delle sfide imprenditoriali ispirate dal Codice di Camaldoli, 18-24 luglio 1943, dove si riunirono alti esponenti di quella che diventò la Democrazia Cristiana, della azione nel contesto geopolitico del tramonto del colonialismo, della centralità dell’Italia e della Sicilia nello scacchiere Mediterraneo come palcoscenico centrale della politica estera occidentale e della geo-politica energetica. Aldo Ferrara, saggista ed editorialista, è autore tra gli altri di tre saggi che indagano su salute, economia e equilibri geopolitici legati ai combustibili fossili: La vita al tempo del petrolio. Oil lifestyle[2] (2017), Oil Geopolitics. Le condotte insostenibili[3] (2019) e Enrico Mattei. Il visionario[4] (2022). Il percorso di ricerca storico scientifica del prof. Ferrara riguarda l’economia internazionale, un percorso nato nel 2019 con il primo volume Oil Geopolitics. Le condotte insostenibili che prefigura con tre anni di anticipo lo scenario che si sarebbe verificato: la guerra in Ucraina, lo strapotere di Putin, lo strapotere dell’Eurasia nella geopolitica internazionale del petrolio; la coincidenza di questi elementi geopolitici fa sì che “se oggi si parla di geopolitica si parla di geopolitica del petrolio”, La vita al tempo del petrolio. Oil lifestyle (2017) e il libro di prossima pubblicazione L’economia nella crisi energetica. Il prof. Ferrara individua alcuni punti di quella che, delineata da una figura poliedrica ed assolutamente straordinaria come Mattei, si può definire come “Dottrina Mattei”.

2. Il secondo appuntamento della Maratona Mattei per sempre tenutosi il 1° dicembre a Rieti con l’inaugurazione della mostra fotografica con materiali dall’Archivio ENI

3. il terzo appuntamento a San Donato Milanese il 4 dicembre, con, tra le altre testimonianze: 

  • la lectio magistralis sulla figura di Enrico Mattei tenuta da Maurizio Gentilini, saggista, dirigente del CNR e consigliere nazionale ANPC;
  • gli interventi “Da Mattei all’Ucraina” dell’On. Patrizia Toia, parlamentare europea nelle liste del Partito Democratico, e del dott. Vincenzo Calia – il Magistrato che alla Procura di Pavia negli anni 2003-2005 condusse la terza inchiesta sulla morte di Mattei dimostrando che l’esplosione in volo fu causata da un ordigno nascosto sull’aereo – autore con Sabrina Pisu del libro Il caso Mattei- Le prove dell’omicidio del presidente dell’Eni dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità.

Mattei partigiano nelle Brigate del popolo

Mattei si avvicinò alla Resistenza nel 1943, allontanandosi da Milano per la natale Matelica nelle Marche dove entra nelle formazioni partigiane “bianche”. Sfugge ad un rastrellamento e ritorna a Milano e in val d’Ossola entrando in clandestinità e nel 1944, su richiesta di Giuseppe Spataro (tra i fondatori della Democrazia Cristiana, già vicesegretario nazionale del Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo), diventa componente del comando Generale CVL-Corpo Volontari della Libertà del Nord Italia quale esponente del Partigiani Cristiani in sostituzione del comandante Galileo Vercesi fucilato a Fossoli (Modena). Con Mattei le Brigate del popolo di estrazione democristiana, nel giro di due mesi passano da 2 mila a 20 mila unità combattenti e alla liberazione conteranno oltre 65 mila unità su un totale stimato di circa 200 mila combattenti partigiani.

Arrestato a Milano dai nazi-fascisti, portato nel carcere di Como diretto dal “famigerato Saletta”, viene condannato alla fucilazione, ma riesce a scappare con l’aiuto di una suora.

Su Mattei partigiano troviamo riflessioni interessanti nel libro All’Agip io c’ero. La tragica fine di Enrico Mattei non fu un incidente, pubblicato postumo nel 2022. L’autore, Giuseppe Accorinti, dal 1960 al 1996 dirigente Agip, poi Amministratore Delegato e Vice Presidente Estero e presidente della scuola Enrico Mattei, è stato per molti anni membro del Consiglio Nazionale dell’ANPC. Accorinti ricorda che

“Oltre alla attività operativa di lotta, nella Resistenza (Mattei) aveva anche la funzione di intendente e tesoriere del comando generale: si conquistò nell’ambiente partigiano apprezzamenti per la puntualità quasi “maniacale” (espressione usata anni dopo in un’intervista all’archivio storico dell’ENI da Luigi Longo del PCI, importante componente del CLN) nel presentare a guerra finita i rendiconti delle cifre ricevute a sostegno dei costi della lotta partigiana e i relativi importi di spesa” (…)[5]

Mattei svolge un ruolo molto importante tra la componente cristiana dei partigiani al punto da essere uno dei capi che sfilarono, alla testa del corteo dei partigiani vittoriosi a Milano il 6 maggio del 1945, insieme a Giovan Battista Stucchi (Partito Socialista Italiano), Ferruccio Parri (Partito d’Azione), Raffaele Cadorna (comandante CVL, monarchico), Luigi Longo (Partito Comunista Italiano), Mario Argenton (Partito Liberale Italiano), Fermo Solari (vice-comandante CVL, Partito d’Azione).

Mattei fondò e fu il primo presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani nel 1947 e nel periodo 1959/1962 (dopo Raffaele Cadorna), fu Presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà, quindi nel periodo del governo Tambroni e dei moti a Genova il 30 giugno 1960 contro il Congresso Nazionale del MSI, e del primo governo di Amintore Fanfani che aprì la strada ai governi di Centro-sinistra.

Nella sua prolusione su Mattei partigiano il prof Ferrara ha sottolineato come

“la presenza dei cattolici nella Resistenza ha un suo razionale scientifico, che nasce nella dottrina del “Codice di Camaldoli “– 18-24 luglio 1943, dove si riunirono alti esponenti di quella che diventò la Democrazia Cristiana. Tra questi alcuni giovani economisti tra cui Sergio Paronetto che introdusse concetti di carità cristiana nell’economia dello Stato, che neanche noi socialisti abbiamo saputo concepire.  Se guardiamo agli enunciati del codice di Camaldoli ci sono tutte le premesse per cui questo gruppo di “mascalzoni economisti” potevano concepire il percorso che l’Italia libera avrebbe fatto negli anni successivi. Introducendo il concetto fondamentale della famiglia come nucleo essenziale e portante della comunità che si chiama Stato. In pratica riassume tre secoli di storia, da Luigi XIV (“Lo stato sono io”) alla Rivoluzione Francese (lo stato siamo noi), introduce il concetto di libertà, di eguaglianza e di solidarietà nella dottrina economica dello stato. E questo Mattei lo ha recepito in modo totale”. Si ricorda l’importanza dell’approvvigionamento autonomo italiano di combustibili fossili al più basso prezzo possibile, il carburante, il petrolio, la benzina, il metano, il gas, un concetto fondamentale per far ripartire l’industria. Costruisce nel giro di sei mesi la rete di metanodotti che passa da 2 chilometri a 2 mila chilometri in tutta la Lombardia e alimenta il motore propulsivo industriale italiano. Senza quel metano non ci sarebbe mai stato il miracolo economico. Il suo obiettivo era la centralità del Mediterraneo, per due grandi motivi: la centralità della Sicilia che è parte dell’Italia, la vicinanza con i paesi arabi del Nord Africa, la voglia spasmodica di rendere questi paesi, da partigiano, liberi dal colonialismo. A cominciare dagli accordi di collaborazione con il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser dal 1955”.

La presenza dello stato in economia

“La presenza dello Stato nell’economia. Il concetto keynesiano aveva avuto una battuta d’arresto con Bretton Woods, dove era prevalsa l’ipotesi liberista di Mc Kinley, l’abolizione del Gold Standard. Keynes aveva una idea molto lucida sul ruolo degli investimenti, più lo Stato investe più si attiva un fattore di moltiplicazione del reddito e sull’occupazione e lo sviluppo, sul singolo individuo di quello stato.

Il fattore di moltiplicazione di Keynes diventa un elemento straordinariamente positivo, non solo per lo Stato ma per la sua comunità statale. Più sono gli investimenti tanto maggiore è il rendimento, è il contrario di una politica esclusivamente economica che si può riassumere nel diamo danaro a tutti. E’ la scelta economica di investire per creare lavoro, occupazione e per la distribuzione paritetica dell’investimento”.

Energia bene pubblico sociale

Andare a ricercare le fonti energetiche con il prezzo più basso possibile, quindi oltre la regola del 50/50 che era delle holding petrolifere, con la ‘formula Mattei’ del 75/25, introducendo il concetto che l’energia è un bene pubblico sociale sul quale investire perché tutti noi italiani quando andiamo alla pompa del carburante siamo tutti uguali. E l’Eni doveva consentire a tutti i cittadini il prezzo più basso possibile.

Si ricorda il 1962 per il governo Fanfani che volle dar vita all’ENEL Ente nazionale energia elettrica, perché gli italiani avevano diritto ad avere l’energia al prezzo più basso. E furono introdotte le fasce sociali, per le quali si paga in funzione del reddito.

Fu la politica del centro sinistra che portò avanti Aldo Moro, e generò risultati straordinari, in particolare nella sanità e nella educazione. Un percorso che portò alla legge Luigi Mariotti del 1968, gli ospedali pubblici per tutti. Ed è del 1978 la legge 833 Anselmi che riassettava la Sanità come concetto ubiquitario e universale.

Questo percorso si iscrive nella politica di Mattei con l’ENI, proprio con la legge 136 del 1953 che applica il concetto dello Stato come gestore di un ente nazionale di energia che diventa bene pubblico sociale”.

Il welfare aziendale.

“Il welfare aziendale esteso ha anticipato quello che nei nostri giorni è l’azionariato e partenariato diffuso. Un tempo c’era la compartecipazione agli utili nelle aziende, oggi si deve parlare di co-interessamento del personale nello sviluppo e nella politica aziendale”.

La fase storica della fine del colonialismo

“Esportazione della democrazia nei paesi ex coloniali. Mattei finanziò l’FLN algerino, il rapporto con Nasser e il tentativo di entrare in Iraq. Di particolare rilievo il ruolo di Mattei nel promuovere la conferenza di Bandung del 17-24 aprile 1955, l’Asian-African Conference, la politica dei paesi non-allineati che costituiva la molla di scarico tra i due blocchi, e in particolare nel Mediterraneo per neutralizzare la guerra fredda. Un percorso che continuò promuovendo la conferenza di Belgrado nel 1961 dei Paesi non allineati.

Mattei ebbe un ruolo nella crisi di Suez contro gli anglo/francesi, premeva perché il canale fosse libero per consentire il passaggio delle petroliere dall’Iran e la prima petroliera a percorrere il canale fu la “Ravenna” dell’ENI con il greggio iraniano destinato all’ Italia”.

L’importanza dei rapporti con l’URSS.

“Mattei intuì l’importanza dell’URSS per la politica energetica italiana, nonostante i contrasti politici. Nel 1960 l’incontro con Aleksej Nikolaevič Kosygin, primo vice ministro e poi dal 1964 premier dell’URSS, con il quale stabilisce un rapporto di proficua intesa. Con il risultato di ottenere il prezzo di 0,67 dollari al barile quando la Russia esportava petrolio in Europa a 1,59 dollari al barile. Oggi noi paghiamo 120/150 dollari al barile.

“Mattei fu colui che intuì il potenziale dei giacimenti in Russia: attualmente ci sono in Russia 72 giacimenti Gazprom ciascuno dei quali porta più di un trilione di metri cubi l’anno. Mattei sapeva che c’erano, e quando andò a trattare con Kosygin la fornitura di greggio la Russia produceva 3 milioni di barili all’anno, oggi produce 13 milioni di barili al giorno, come gli USA, che con il sistema fracking di ricerca e perforazione obliquo, (…) arrivano ad un surplus rispetto al fabbisogno”.

Petrolio pagato con tecnologia

“Ma Mattei ebbe un’altra grande intuizione che nacque da un altro “mascalzone democristiano” che era quel genio di Giorgio La Pira. Il quale gli fece la famosa telefonata per salvare il Nuovo Pignone di Firenze. Mattei era contrarissimo a prendere delle industrie decotte, tuttavia accettò e trasformò il Nuovo Pignone facendolo diventare una sorta di banca tecnologica dei pagamenti. Perché il Nuovo Pignone costruiva materiali industriali, pompe, manometri, tutto quello che serviva per l’estrazione del greggio e del gas. E spesso, soprattutto con i paesi arabi, invece di pagare in contanti, Mattei pagava con la tecnologia che offriva l’Italia: gomma sintetica, acciaio, saracinesche, pompe, manometri, tecnologie realizzate dalle industrie italiane”.

Il professore Aldo Ferrara illustra come siano mutati i cartelli dell’energia nel mondo, ponendosi la domanda

“Ma cosa avrebbe fatto Mattei in una situazione come quella di oggi?”. “Difficile dare una risposta, ma oggi la competizione è molto complicata. Per la presenza di vari scacchieri planetari: Mediterraneo, Eurasia, Artico-Nord Atlantico, gli Stati Uniti e i BRICS, i paesi emergenti che non hanno una collocazione di vicinanza geografica- petrolifera, ma la hanno dal punto di vista geopolitico (Brasile, Russia, India Cina e Sud Africa). Il cartello di ieri era quello delle 7 sorelle. Oggi abbiamo le componenti Russe dominanti nel mercato della geopolitica che sono Gazprom, Socar, Lukoil, Rosneft, Transneft, Novatek.”

“Noi possiamo fare tutte le sanzioni possibili, ma non possiamo abolire i contratti ENI con Gazprom, non possiamo abolire le concessioni che sono state fatte a Lukoil, e soprattutto le concessioni di vendita, perché la Lukoil in Sicilia ha comprato l’ISAV da Garrone, ed è la più importante raffineria di Priolo.

E quello che costituisce il nucleo duro della forza russa è il così detto CSTO, patto organizzativo e amministrativo tra Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan, Kirghisistan e Kazakistan con la Russia, che ha trasformato la potenza militare in potenza economica.

E poi c’è il nuovo OPEC con l’ingresso di nuovi paesi come Brasile, Venezuela, Malesia. La centralità del Mediterraneo che ha scoperto Mattei, è una centralità che oggi ci farebbe molto comodo, di fronte al nodo scorsoio russo che sta affogando l’intero continente europeo.

E oggi ci troviamo nella necessità di una grande transizione ecologica ed energetica. I paesi grandi produttori sono extra europei, l’Europa è assediata da paesi produttori di petrolio e costretta ad una transizione energetica, perché la vita che noi conduciamo, la cosiddetta vita Oil Life Style, ha creato problemi ambientali e di salute di gravissima portata. E’ stata condotta una ricerca complessa per stabilire che l’uso di risorse fossili è determinante per lo sviluppo di patologie tumorali”. E in particolare il prof. Ferrara fa riferimento ai dati pubblicati nel suo libro del 2017 La vita ai tempi del petrolio.

Ma ritorniamo alla domanda: cosa avrebbe fatto Mattei oggi?

“Cosa avrebbe fatto Mattei oggi? Enrico Mattei, nel 1955 aveva già strutturato la sua centrale nucleare a Latina, che doveva essere la prima di tre o quattro, che poi non si sono verificate perché anni dopo il presidente del Consorzio Nucleare Italiano Felice Ippolito fu arrestato, perché nessuno voleva che l’Italia seguisse il percorso nucleare, era una potenza che aveva perso la guerra. Oggi ci troviamo in grande difficoltà perché siamo assediati da potenze che hanno una grandissima capacità estrattiva e noi abbiamo una naturale sofferenza per lo sviluppo delle rinnovabili, rispetto alla Germania e all’intera Europa. Se noi non alziamo il livello di queste rinnovabili, avremo problemi per decine d’anni. Ricordiamo l’opera di ricerca dell’ENI sulla produzione dei biocarburanti, che potrebbe essere la via più soft per attenuare la transizione ecologica così rapida e così sproporzionata verso l’elettrico, quando le nostre centrali elettriche vanno a turbo gas o a carbone”.

In conclusione Aldo Ferrara ha lanciato una proposta, subito accolta dalla presidente Maria Pia Garavaglia, la proclamazione del 27 ottobre come Giornata Italiana dei Pionieri dell’Energia e dello Sviluppo Sostenibile.

“Ho cercato di dimostrare come Mattei sia una figura centrale dello sviluppo dello stato nell’economia. E’ dalla sua attività che si può capire perché lo Stato deve essere presente nell’economia nel fallimento del mercato monopolistico.

La proposta è quella di vivificare la memoria storica, perché domani si saranno dimenticati tutti di Enrico Mattei, ma noi dobbiamo tenere molto ferma la nostra posizione, e fare in modo che siano ricordati l’esempio e l’opera di  personaggi che hanno dato luogo alla Resistenza e che hanno applicato quei principi del Codice di Camaldoli nella attività amministrativa di tutti i giorni, nei  Comuni, nelle Regioni e nel Governo nazionale, e quindi  la proposta è che la ANPC si faccia parte diligente nel promuovere il 27 ottobre Giornata Italiana dei Pionieri dell’Energia e dello Sviluppo Sostenibile. C’è una giornata il 22 giugno dedicata ai martiri del lavoro e al risparmio energetico e alla società sostenibile. Ma questa è un’altra cosa: questa è un’altra cosa: questa è la giornata è dedicata ai pionieri che hanno dato la vita per il nostro Paese”.

La “formula Mattei”, l’Agip nucleare.

Prima di avviarci alla conclusione di questo breve excursus sulla figura e la visione di politica economica di Enrico Mattei, vorrei proporvi di ritornare a riflettere su due temi toccati dal professor Aldo Ferrara: la formula Mattei dell’upstream e l’Agip nucleare e la centrale di Latina.

In questo mi faccio aiutare dal già citato libro di Giuseppe Accorinti All’Agip con il principale io c’ero, proprio perché l’autore è stato uno dei principali collaboratori di Mattei e ha vissuto in prima persona quella stagione irripetibile della evoluzione della politica energetica italiana in Nord Africa e nel Vicino Oriente.

La “formula Mattei dell’upstream”.

Sappiamo che Mattei lavorò alla indipendenza energetica italiana e a contrastare e a sfidare quello che allora era il monopolio delle “sette sorelle”. Ricordiamo che l’”upstream” è la più rischiosa, ma la più redditizia, attività legata al mondo degli idrocarburi. Si articola in quattro fasi, ciascuna con i suoi oneri caratteristici: acquisizione dei titoli minerari / diritti di sfruttamento; esplorazione (ricerca geologica e sismologica, perforazioni); sviluppo (allestimento dei siti estrattivi di riserve provate); produzione (estrazione a fini di commercializzazione).

Accorinti ricorda che nel 1992 invitò a Matelica in occasione del 40° anniversario della morte di Mattei l’americano David S. Walsh dello School of Foreign Service di Washington.

“Lui stesso scelse il titolo dell’intervento ‘David vs Goliath’, Enrico Mattei and the ‘seven sisters’. A political and economic challange”. Painters ci spiegò:Quando Eni nacque le sette maggiori compagnie petrolifere (le statunitensi Exxon, Mobil, Chevron, Texaco e Gulf, l’inglese British Petroleum e la Shell- 60% Olandesi e 40 % inglesi) controllavano più del 90 per cento delle riserve mondiali del petrolio al di fuori degli Stati Uniti, Messico e paesi comunisti; il 90 per cento del petrolio nel commercio internazionale; il che consentiva loro di esercitare un controllo informale dell’economia del petrolio nel mondo mantenendo i prezzi a livelli molto proficui.

Accorinti ricorda come Mattei partì all’assalto delle compagnie internazionali

“portando la concorrenza proprio sui loro territori storici, anche perché già nella seconda metà degli anni ’50 aveva avuto la grande intuizione di applicare una nuova modalità contrattuale per gli acquisti di petrolio greggio. Si trattava di quella modalità poi chiamata ‘formula Mattei’, un sistema innovativo che metteva in società Agip Mineraria con il paese produttore; e anticipava così il fatto che i paesi produttori prima o poi si sarebbero appropriati delle risorse del proprio sottosuolo, il che si è puntualmente verificato dieci anni dopo la tragica scomparsa di Mattei con la prima grande crisi petrolifera del 1973, quando il prezzo del greggio nel giro di un anno era quadruplicato schizzando da 3 a 11,5 dollari/barile, e con una seconda crisi petrolifera che si verificò alla fine degli anni ’70 portando il valore del greggio intorno ai 40 dollari”.

La “formula Mattei”, fu veramente rivoluzionaria,

“prevedeva la partecipazione azionaria del paese, in una nuova società a due e, in caso di ritrovamento di petrolio greggio, oltre alle royalties del 50% anche un ulteriore 25 % derivante dalla quota azionaria nella società a due che aveva trovato il petrolio.

Devo essere più chiaro: è vero che il paese produttore con la ‘formula Mattei’ di fatto veniva ad aumentare il proprio introito al 75 per cento, ma questo 25 per cento in più non era un aumento delle royalties ma derivava dal fatto che il paese produttore era entrato con i suoi soldi in società con l’Agip per la ricerca e quindi il 25 per cento era il profitto del successo della ricerca. Soprattutto questo fatto, che faceva diventare il paese produttore anche operatore nel processo di ricerca e di vendita del greggio, fu un elemento che irritò molto le compagnie internazionali che fino ad allora avevano operato in totale autonomia in tutte le fasi della ricerca e della vendita del greggio, limitandosi a pagare royalties riferite a un prezzo base che loro stesse determinavano.

E Accorinti sottolinea che il grande colpo decisivo

“sarebbe stato il contratto relativo al greggio e al metano algerino, che avrebbe dovuto firmare ad Algeri con l’ex capo della resistenza algerina Ben Bella, il 5 novembre 1962, pochi giorni dopo la sua tragica scomparsa, e ciò a conclusione di una lungimirante politica di sostegno che Mattei aveva sempre perseguito nei confronti dell’FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) algerino.  Un contratto anche molto importante dal punto di vista politico perché la Francia del generale De Gaulle (…) aveva accettato l’idea che per lo sfruttamento dei grandi giacimenti scoperti nel Sahara algerino si sarebbe potuta costituire una società a tre fra il nuovo governo algerino indipendente, la società di Stato francese Elf-Erap e l’Eni. Nel programma Mattei aveva previsto – quasi 70 anni fa – la realizzazione di un metanodotto per l’Italia attraverso lo stretto di Gibilterra. La Spagna e la Francia meridionale.

E Accorinti sottolinea come il sogno di Mattei si realizzò venti anni dopo con il gasdotto sottomarino tra Tunisia e Sicilia, con tre tubi posati per la prima volta al mondo a 600 metri di profondità. Una via al rifornimento energetico costante e certo per l’Italia, frutto anche di quella ricerca e innovazione tecnologica alimentata dalla professionalità di quella generazione di giovani manager Snam che Mattei aveva voluto e inventato[6].

Veniamo al secondo punto: 1956-1963 l’Agip Nucleare e la centrale di Latina.

Accorinti, ricorda come Mattei fosse convinto che per lo sviluppo dell’Italia occorressero sempre maggiori quantitativi di energia elettrica a prezzi competitivi[7]. Eni attraverso Agip e Snam copriva già oltre il 35 per cento del fabbisogno energetico attraverso metano e olio combustibile, ma sarebbe stato necessario il ricorso alla nuova fonte energetica rappresentata dall’energia nucleare, in grado di produrre energia elettrica a prezzi competitivi.

Erano gli anni del dibattito, portato avanti dal PSI, in particolare Riccardo Lombardi, per la nazionalizzazione dell’energia elettrica, e nel 1956 iniziò a ipotizzare un ingresso di Eni nel settore della produzione elettrica da nucleare.

“Costituì la società Agip Nucleare, di cui lui stesso era presidente, e l’amministratore delegato era l’ingegner Gino Martinoli, ex-Olivetti ed ex-Necchi, poi Iri e poi fondatore con De Rita del Censis. Fu dunque avviata la progettazione della centrale di Latina, collocata a distanza utile per portare energia elettrica a Roma.

Su Agip Nucleare ho raccolto qualche anno fa la testimonianza di un giovane ingegnere che aveva lavorato alla centrale e che, appena assunto, era stato mandato ad addestrarsi in Inghilterra a spese Eni, come anche altri ingegneri e fisici, perché nelle università italiane si era cominciato da troppo poco tempo a studiare l’energia nucleare. La tecnologia impiegata per la centrale fu infatti quella inglese: Mattei rinunciò alla tecnologia americana che invece era stata scelta nello stesso periodo dall’impianto sul Garigliano dalla società privata Sme (Società Meridionale Elettricità poi confluita in Enel) che, se non sono stato male informato, ebbe alcuni problemi tecnici. (…)

Mi ha raccontato che l’ingegner Mattei, per assicurarsi che i tempi di realizzazione fossero rispettati, andava di persona in elicottero a fare un sopralluogo sul cantiere a Latina più o meno ogni due settimane per verificare lo stato avanzamento lavori”.

Giuseppe Accorinti prosegue ricordando come nel 1959 costituì la Somiren (Società Minerali Radioattivi Energia Nucleare) per l’approvvigionamento di uranio, e si scoprirono giacimenti di minerale uranifero a Novazza (Bergamo) e in Val Maira in Piemonte. E si era anche posto (con largo anticipo) il problema dello smaltimento delle scorie nucleari, per questo era stato individuato il sito di Scanzano in Basilicata.

Accorinti si chiede, visto che l’Italia importa tra il 15 e il 20 per cento del proprio fabbisogno di energia elettrica da Francia, Svizzera e Slovenia che hanno tutte centrali nucleari ai nostri confini, se Mattei fosse stato ancora vivo al momento del referendum sul nucleare nel 1987 (avrebbe avuto 81 anni),

“chissà se ci sarebbe stato lo stesso esito che segnò da parte del nostro paese l’erroneo abbandono del nucleare, con il gravissimo e costosissimo risultato che paghiamo l’energia elettrica mediamente il 30 per cento in più rispetto ai paesi europei che hanno adottato il nucleare”.

Ma la lungimiranza visionaria di Mattei, che scontò anche gli ostacoli da parte del mondo dell’industria elettrica privata, che lamentava l’ennesima invasione di campo da parte del presidente Eni, viene descritta da Accorinti in un suo colloquio nel 1996 con l’anziano ingegner Gino Levi Martinoli (l’Amministratore Delegato della allora Agip Nucleare). L’anziano dirigente raccontò che

“in uno degli studi richiesti da Mattei nel 1958 su una prospettiva di fabbisogno di centrali elettronucleari in Italia, in uno scenario che Mattei aveva chiesto di spingere sino al 2000, si ipotizzava la necessità di 40 centrali elettronucleari in Italia da 250 megawatt ciascuna delle dimensioni di quella di Latina. Martinoli mi aveva raccontato che con franchezza a quei tempi aveva considerato quella prospettiva assolutamente fantasiosa, ma poi Martinoli aggiunse:

‘ Mi sembravano troppe 40 centrali, ma a ripensarci bene la Francia, che quando fu avviata la centrale di Latina nel 1958 non aveva programmato nessuna centrale nucleare, invece dalla metà degli anni ’60 al ’90 aveva in funzione ben 55 centrali nucleari che rifornivano l’energia in Italia e per lo più ubicate a poca distanza dalle nostre frontiere”.

Le ultime ipotesi sui mandanti dell’attentato all’aereo di Mattei e l’inchiesta del dottor Vincenzo Calia.

Attraverso le testimonianze di Giuseppe Accorinti e le riflessioni evocate nella lectio magistralis del professor Aldo Ferrara, (contenute in modo più ampio e dettagliato nel suo libro Enrico Mattei Il visionario), spero di aver offerto qualche elemento di riflessione sulla attualità della figura e sull’opera di Enrico Mattei. Sicuramente avremmo bisogno di avere altri italiani così visionari e così geniali come lui (e come Adriano Olivetti). 

Rimane da ricordare l’impegno di Vincenzo Calia, il magistrato di Pavia (oggi in pensione) che nel 1994 riaprì le indagini e dieci anni dopo nel marzo del 2003, smontando la tesi dell’incidente, accertò che l’aereo era stato sabotato, senza però riuscire a risalire agli esecutori e ai mandanti.

Tra le tante inchieste televisive sul “caso Mattei”, una delle ultime in ordine di tempo è la puntata di Atlantide condotta da Andrea Purgatori su La7 del 26 ottobre 2022 1962 il caso Mattei, missili e petrolio –1962, la morte di Enrico Mattei e l’indipendenza energetica dell’Italia[8]. Contiene un’intervista all’ex magistrato “Ecco come ho riaperto l’indagine. La bomba non è roba di mafia”[9].

Recentemente, in un articolo pubblicato sull’Espresso il 13 novembre 2022, “Mattei e Ustica. Misteri francesi”, il giornalista Gigi Riva riporta alcune recenti dichiarazioni di Calia relative al possibile coinvolgimento dei francesi nell’attentato a Mattei, che si era inimicato la Francia per il sostegno alla lotta di liberazione dell’FLN algerino, “tanto da ricevere minacce dall’OAS (Organisation de l’Armée Secrète) che combatteva contro l’indipendenza del paese africano”.

Abbiamo sopra ricordato che il presidente dell’Eni era pronto a siglare un importante accordo con l’Algeria di Ahmed Ben Bella per il petrolio e il gas nel Sahara algerino, e Calia commenta che “I francesi hanno sempre ritenuto l’energia del Nord Africa roba loro. Mattei era un elemento di disturbo”. Nell’articolo Calia ricorda che nella sua inchiesta aveva ascoltato anche la deposizione dell’ammiraglio Fulvio Martini, ex direttore del Sismi, il quale

“aveva parlato senza indugi di responsabilità francese, tenuto conto della determinazione con cui agivano nel continente africano. Considero la sua deposizione significativa e meditata”.

Vincenzo Calia riporta il parere del professor Francesco Forte, vicepresidente Eni dal 1971 al 1975, “secondo il quale all’interno dell’ente di Stato era pacifico per tutti che Enrico Mattei fosse stato ucciso dai francesi”[10].

Ma nell’articolo si passa dalla cronaca alla letteratura:

 “Solo di recente l’ex magistrato Vincenzo Calia è venuto in possesso di un libro pubblicato nel 1968 da Fayard in Francia Le Monde parallèle ou la Vérité sur espionage. Una raccolta di storie raccontate dal comandante di vascello Henri Trautmann, ex ufficiale dello Sdece (servizi segreti per l’estero e il controspionaggio), usato l’anno prima per una serie di documentari poi riprodotti in volume da tre autori, Yves Ciampi, Pierre Accoce e Jean Dewever. Al capitolo dieci una folgorazione. Perché è trasparentemente riprodotta pur con nomi e luoghi mutati, la vicenda di Mattei con un dettaglio che poteva essere noto solo a chi come minimo sapeva molto dell’attentato. Il meccanico di fiducia di Mattei, Marino Loretti, era stato rimosso dall’incarico con una falsa accusa (morirà in seguito in un altro incidente aereo dai contorni sospetti) e sostituito. Nella finzione letteraria è tale Laurent (…) che manomette il bimotore per provocare il finto incidente.

Per il loro volume di recente pubblicazione L’Italia nel petrolio. Mattei, Cefis, Pasolini e il sogno infranto dell’indipendenza energetica[11],  Giuseppe Oddo e Riccardo Antoniani hanno rintracciato nel 2020 Pierre Accoce, l’unico dei tre autori del libro francese ancora vivente, il quale confermò:

‘Le storie che pubblicammo erano adattamenti televisivi di una serie diretta da Yves Ciampi. Erano vicende di spionaggio al limite della realtà in cui alla fine di ogni episodio appariva, come garante della veridicità narrativa un uomo sempre lasciato in penombra, il capitano Trautmann soprannominato l’ammiraglio’.

E assicurò che i fatti narrati sono autentici. Morì tre mesi dopo”.

Dopo aver riascoltato le parole dell’ex giudice Vincenzo Calia nell’intervista di Andrea Purgatori, aver riletto le sue parole nell’intervista di Gigi Riva, e aver riletto il suo libro Il caso Mattei. Le prove dell’omicidio del presidente dell’Eni dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità[12], penso che possa essere molto interessante ascoltare l’intervento pronunciato dallo stesso Vincenzo Calia a San Donato Milanese il 4 dicembre 2022. Forse potrà aiutarci a capire meglio il mistero della morte di Mattei[13].


[1] Una prima versione è uscita ne Ilmondonuovo.club: cf. https://ilmondonuovo.club/enrico-mattei-un-grande-italiano-un-grande-visionario/. Seguirà una seconda parte che pubblicheremo nel prossimo fascicolo di Democrazia futura.

[2] Aldo Ferrara, Claudio Venturelli, Carlo Sgandurra, Stefania Giambartolomei, Vittorio Azzarà (a cura di), La vita ai tempi del petrolio. Oil Lifestyle. Prefazione di Leonardo Coen. Postfazione di Lo Sisti, Lugano, Agorà & Co, 2017, 248 p.

[3] Aldo Ferrara, Albina Colella, Jacopo Tondelli (a cura di), Oil Geopolitics. Le condotte insostenibili, Prefazione di Elly Schlein. Postfazioni di Leonardo Servadio e Jacopo Tondelli, Lugano, Agorà & Co, 2019, 272 p.

[4] Aldo Ferrara, Enrico Mattei. Il visionario, Prefazione di Leonardo Agueci, Lugano, Agorà & Co, 2022,184 p.

[5] Giuseppe Accorinti, All’Agip io c’ero. La tragica fine di Enrico Mattei non fu un incidente, San Donato Milanese, Eni, 2022, p. 28

[6] Giuseppe Accorinti, All’Agip io c’ero. La tragica fine di Enrico Mattei non fu un incidente, op. cit alla nota 1, pp.74-sgg.

[7] Ibidem, p. 255.

[8] Condotta da Andrea Purgatori con Dario Fabbri, Vincenzo Calia, Luciano Canfora, si può rivedere al seguente link: https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-1962-il-caso-mattei-missili-e-petrolio-27-10-2022-457520.

[9]La si può rivedere al link https://www.la7.it/atlantide/video/il-caso-mattei-lintervista-a-vincenzo-calia-ecco-come-ho-riaperto-lindagine-la-bomba-non-e-roba-di-26-10-2022-457514 : Il caso Mattei, l’intervista a Vincenzo Calia: 

[10] Il coinvolgimento francese è  tesi già presente e riportata, tra altri,  anche in una intervista del GR1 Rai a Francesco Rosi nel 1972 relativa al suo film  “Il caso Mattei” Il caso Mattei, visto da Francesco Rosi, 1972 – Rai Teche ,  dove riporta un colloquio a New York con un esponente dei servizi segreti francesi che citava un certo “Laurent” come esecutore materiale dell’attentato, di cui avrebbe parlato anche un ex agente del KGB. Il lungometraggio Il caso Mattei (1972), regia di Francesco Rosi, tratto dal libro “L’assassinio di Enrico Mattei” di Fulvio Bellini e Alessandro Previdi su soggetto di Tonino Guerra, si apre con la sequenza della morte di Enrico Mattei che il 27 ottobre 1962 precipita con il suo aereo nelle campagne del pavese durante un viaggio di ritorno dalla Sicilia in circostanze mai chiarite. Rosi ricostruisce la vicenda intrecciando abilmente le informazioni provenienti da diverse fonti con interviste in video da lui stesso condotte. film-inchiesta montato come fosse un mosaico, magistralmente interpretato da Gian Maria Volonté (menzione speciale a Cannes) nel ruolo dell’imprenditore marchigiano.

[11] Giuseppe Oddo, Riccardo Antoniani, L’Italia nel petrolio. Mattei, Cefis, Pasolini e il sogno infranto dell’indipendenza energetica, Milano, Feltrinelli, 2022, 544 p.

[12] Vincenzo Calia, Il caso Mattei. Le prove dell’omicidio del presidente dell’Eni dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità, Milnao, Chiarelettere, 2017, 384 p.

[13] Sarà mia cura riportare in un prossimo articolo una breve cronaca dell’evento “Maratona Mattei per sempre” del 4 dicembre 2022.