l'indagine

Democrazia Futura.  Comuni e social media: un rapporto in evoluzione

di Daniele Fichera, Senior consultant urban innovation e ricercatore socioeconomico indipendente |

Secondo un’indagine FPA quasi nove comuni capoluogo su dieci sono presenti su almeno quattro dei sette principali social media.

Daniele Fichera

In un breve articolo “Comuni e social media: un rapporto in evoluzione” per Democrazia futura, Daniele Fichera, ricercatore socio economico indipendente, evidenzia cosa emerge da un’indagine sulla presenza delle nostre amministrazioni sui principali media partecipativi. “I capoluoghi metropolitani occupano nove delle prime dieci posizioni dell’indice di sintesi elaborato da FPA. L’eccezione è rappresentata da Pordenone, capoluogo friulano con poco più di 50 mila abitanti, che è riuscita a raggiungere questo risultato creando un piccolo ma efficace gruppo di gestione di tutta la comunicazione di tutta l’amministrazione”.

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L’indagine curata da FPA indica che quasi nove amministrazioni dei comuni capoluogo su dieci sono presenti su almeno quattro dei sette principali social media.

Il “grado di copertura” (calcolato rispetto a Facebook, YouTube, Twitter e Instagram) è passato dal 61 per cento nel 2017 all’88 per cento nel 2022.

L’indagine mostra anche come la diffusione e l’utilizzo dei diversi social abbiano caratteristiche differenti.

Le pagine Facebook sono lo strumento più diffuso: lo hanno attivato 103 amministrazioni su 108 e la gran parte di esse (97) risultano aggiornarle con continuità (almeno un post pubblicato nell’ultimo mese). La somma del numero dei follower delle 103 pagine ha raggiunto nell’ottobre 2022 quota 3,5 milioni che corrispondono a circa un quinto della popolazione residente nelle 108 città. Questo non significa che in media un residente su 5 è follower (lo possono essere anche non residenti) ma certamente la pervasività potenziale dello strumento è abbastanza impressionante.  Facebook sembra davvero essere diventata la piazza virtuale delle nostre città, dove si affaccia il “palazzo” (la pagina) del comune e i cittadini (o una parte di essi) si informano e discutono le novità. Contrariamente ad altri social media la sua diffusione non sembra essere particolarmente diversa in ragione della collocazione geografica o della dimensione demografica delle amministrazioni. Tra le cinque città dove il “tasso di penetrazione” (rapporto tra follower e popolazione residente) è più elevato troviamo infatti Crotone, Verbania, Rimini, Caserta e Macerata.

Le amministrazioni che hanno aperto un canale YouTube sono 102 e quelle che lo alimentano con continuità (almeno un video nell’ultimo mese) sono 70. La scala degli iscritti, anche per caratteristiche di fruizione del mezzo, è decisamente più bassa (circa 120 mila), ma la crescita nell’ultimo anno (+20 per cento) è stata tra le più elevate. L’attivazione è leggermente meno frequente tra le piccole città (meno di 50 mila abitanti) e nel Mezzogiorno, ma gli scarti non sono eccessivi. La penetrazione di questo social media sembra legata soprattutto alla specifica volontà delle singole amministrazioni di curarlo e alimentarlo con contenuti che suscitino interesse. Tra le cinque città con il tasso di penetrazione più elevato troviamo infatti realtà molto diverse come Lodi, Pordenone, Pavia, Reggio Emilia e Genova. Sono tutte del Centronord ma tra le amministrazioni che hanno pubblicato più video nell’ultimo anno troviamo grandi realtà del meridione come Palermo e Napoli.

Instagram è il social media più “nuovo” e maggiormente in espansione negli ultimi anni: i capoluoghi presenti sono passati dai 38 del 2017 agli 89 del 2022, 73 dei quali attivi con continuità. Gli iscritti sfiorano gli 1,3 milioni con una crescita del 20 per cento nell’ultimo anno. Localizzazione geografica e dimensione demografica influiscono sulle frequenze di attivazione ma, più in particolare, i tassi di penetrazione più elevati sono stati riscontrati in città del Centronord particolarmente attive sul fronte dell’innovazione digitale (Mantova, Bergamo, Bologna, Firenze e Venezia).

Il caso di Twitter è più complesso. Il numero di città formalmente presenti era già elevato cinque anni fa (76) e non è particolarmente cresciuto (attualmente 87); ma il numero delle amministrazioni effettivamente attive è andato addirittura riducendosi, scendendo dalle 60 del 2020 alle 53 attuali (e il numero di iscritti, attualmente 1,8 milioni, è cresciuto molto lentamente).

Si può ipotizzare che, essendo Twitter il social medium che scatena più facilmente interazioni, la sua gestione da parte di un’amministrazione pubblica sia particolarmente impegnativa e possa essere sostenuta solo da quelle che, oltre alla volontà, hanno anche le risorse e le capacità per farlo; le altre dopo essersi affacciate abbandonano, preferendo concentrarsi su altri strumenti. Non è un caso che tutte e cinque le città che guidano la graduatoria del tasso di penetrazione siano capoluoghi metropolitani (Firenze, Milano, Torino, Cagliari e Bologna).

I capoluoghi metropolitani, d’altra parte, occupano nove delle prime dieci posizioni dell’indice di sintesi elaborato da FPA. L’eccezione è rappresentata da Pordenone, capoluogo friulano con poco più di 50 mila abitanti, che è riuscita a raggiungere questo risultato creando un piccolo ma efficace gruppo di gestione di tutta la comunicazione di tutta l’amministrazione.

Conclusioni

Nel complesso l’impressione che si ricava è che dopo la fase di scoperta e diffusione quantitativa il rapporto tra amministrazioni locali e social media sia in evoluzione, con scelte più selettive e un utilizzo più ragionato legato alle effettive utilità e possibilità. E questo probabilmente non è un male.