Google Glass. I Garanti di diversi paesi scrivono a Google: ‘Forti timori per la privacy’

di Alessandra Talarico |

Il Garante italiano Antonello Soro: ‘di fronte a questi strumenti le leggi non bastano: è indispensabile ormai riuscire a promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie’.

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Larry Page con i Google Glass

I Garanti privacy di diversi continenti riuniti nel GPEN (Global Privacy Enforcement Network) hanno scritto a Google per esprimere la loro preoccupazione in merito all’impatto sulla privacy dei Google Glass, gli occhiali a realtà aumentata, ancora in fase di sperimentazione, dotati di microcamera, microfono e dispositivo GPS con accesso ad Internet. 

I Garanti, oltre a esprimere forti timori sul possibile futuro uso di sistemi di “riconoscimento facciale” hanno chiesto alla società “un sollecito riscontro sulle implicazioni privacy legate allo sviluppo di questa nuova tecnologia e sulle misure che intende prendere per garantire il rispetto della vita privata in tutti i Paesi del mondo”, invitandola a un confronto, con tanto di dimostrazioni pratiche sull’uso dei “super-occhiali”.

 

Nella lettera, le Autorità chiedono quindi ragguagli sulle informazioni raccolte dai Google Glass, sulle modalità di condivisione di tali dati, su come la società intenda usarli, su come verrà garantito il rispetto delle legislazioni sulla privacy e come si pensa di risolvere il problema della raccolta di informazioni di persone che, a loro insaputa, vengono “riprese” e “registrate” tramite questi occhiali.

 

Per il Garante privacy italiano Antonello Soro, “Le nuove tecnologie sono state sempre connotate dal binomio ‘opportunità-rischi’, ma certo i Google Glass lasciano prevedere grandi pericoli per la vita privata. Chiunque finisse nel raggio visivo di chi indossa questi occhiali – continua Soro – potrebbe, a quanto è dato sapere, venire fotografato, filmato, riconosciuto e, una volta avuto accesso ai suoi dati sparsi sul web, individuato nei suoi gusti, nelle sue opinioni, nelle sue scelte di vita. La sua vita gli verrebbe in qualche modo sottratta per finire nelle micro memorie degli occhiali o rilanciata in rete”.

Soro ha quindi ricordato che le norme che vietano la messa on line di dati personali senza il consenso degli interessati ci sono già, ma – ha detto – “di fronte a questi strumenti le leggi non bastano: serve un salto di consapevolezza da parte di fornitori di servizi Internet, degli sviluppatori di software, e degli utenti. E’ indispensabile ormai riuscire a promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie”.

I Garanti membri del GPEN hanno infine ricordato che, nonostante l’enfasi posta sul concetto di ‘privacy by design‘ – ossia l’esigenza che la privacy sia parte integrante della progettazione di ogni prodotto e servizio prima del lancio – “nessuna Autorità di protezione dati è stata sentita dalla multinazionale e le uniche informazioni  di cui dispongono i Garanti, derivano in gran parte dai media o dalla pubblicizzazione del dispositivo ad opera della stessa Google”.