France Telecom: per Corte Ue, le dichiarazioni di sostegno del Governo sono da considerarsi ‘Aiuti di Stato’

di Alessandra Talarico |

Francia


France Telecom

Nel 2002, quando l’operatore versava in una difficile situazione economica, lo Stato francese comunicò che avrebbe contribuito al rafforzamento del patrimonio netto e adottato le misure per evitare problemi di finanziamento. Anche se il prestito non è stato eseguito, le dichiarazioni delle autorità hanno conferito un vantaggio risultante dal ripristino della fiducia dei mercati finanziari e dal miglioramento delle condizioni del suo rifinanziamento.

 

 

La Commissione europea ha accolto con favore la sentenza con cui Corte di giustizia dell’Unione europea ha invalidato la sentenza del Tribunale che aveva annullato la decisione della Commissione che qualificava come aiuti di Stato le dichiarazioni di sostegno e il prestito d’azionista dello Stato francese a favore di France Télécom.

 

La sentenza, secondo la Commissione, chiarisce infatti la posizione, per quanto riguarda le regole sugli aiuti di Stato, di uno Stato che interviene in favore di una società di cui è anche il proprietario.

La Corte ha stabilito, in sostanza, che – anche se in favore della società telefonica non è stato eseguito un prestito – le dichiarazioni rese a suo tempo dal Ministro francese dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria (che affermava che, qualora la società avesse dovuto avere problemi di finanziamento, lo Stato francese avrebbe preso le decisioni necessarie per superarli) hanno conferito a France Telecom un vantaggio.

 

Il caso in questione risale al 2002: all’epoca, l’ex monopolista delle tlc francesi versava in una difficile situazione economica (il patrimonio netto consolidato era negativo per 440 milioni di euro e il suo debito raggiungeva 69,69 miliardi). In un comunicato stampa sulla situazione finanziaria del gruppo, datato 13 settembre 2002, le autorità francesi hanno sostanzialmente dichiarato che lo Stato francese avrebbe contribuito al rafforzamento del patrimonio netto dell’operatore e, se necessario, avrebbe adottato le misure per consentire di evitare al medesimo ogni problema di finanziamento.

Successivamente, il 4 dicembre 2002, lo Stato francese ha annunciato, sempre con un comunicato stampa, l’intenzione di partecipare, sotto forma di un progetto di contratto di prestito d’azionista, al rafforzamento del patrimonio netto di 15 miliardi di euro in misura proporzionale alla propria quota di capitale, ovvero con un investimento di 9 miliardi di euro (Leggi articolo Key4biz).

Il progetto di contratto di prestito d’azionista è stato comunicato alla società, che però non l’ha firmato né vi ha dato seguito. L’operazione di rifinanziamento del patrimonio netto è stata avviata il 4 marzo 2003. La FT ha chiuso l’esercizio 2002 con una perdita di EUR 21 miliardi e un indebitamento finanziario netto di circa EUR 68 miliardi. I suoi conti per il 2002 riportavano un aumento del fatturato dell’8,4% (Leggi articolo Key4biz).

 

Ad agosto 2004 la Commissione ha stabilito che il prestito di 9 miliardi costituiva un aiuto di Stato ma non ne ha ordinato il recupero non potendosi valutare con precisione l’impatto di tale aiuto.

 

La decisione è stata annullata con sentenza del 21 maggio 2010 dal Tribunale che ha ritenuto che, anche se le dichiarazioni delle autorità francesi avevano conferito un vantaggio risultante dal ripristino della fiducia dei mercati finanziari e dal miglioramento delle condizioni del suo rifinanziamento, tale vantaggio non ha tuttavia comportato una corrispondente diminuzione del bilancio statale.

La sentenza è stata impugnata sia da Bouygues Télécom che dalla Commissione, che ne hanno chiesto l’annullamento alla Corte di giustizia.

 

La Corte, che ha accolto le richieste, ha difatti sentenziato che un intervento statale che può, al tempo stesso, collocare le imprese alle quali si applica in una situazione più favorevole rispetto ad altre e creare un rischio sufficientemente concreto che si realizzi in futuro un onere supplementare per lo Stato, può gravare le risorse statali.

 

Il caso è stato rinviato dinanzi al Tribunale, che dovrà pronunciarsi sugli altri aspetti del caso che non aveva affrontato quando ha annullato la decisione della Commissione.