Cloud: i big player investono sulla fascia consumer, ma bisognerà aspettare prima di fatturare

di Raffaella Natale |

Microsoft, Amazon e Google puntano sempre di più sul cloud, ma al momento le entrate arrivano soprattutto dall’area business.

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Cloud Computing

L’universo del cloud computing si apre al grande pubblico. Nelle ultime tre settimane, i giganti dell’hi-tech come Microsoft, Amazon e Google hanno fatto a gara per presentare i loro servizi di storage e condivisione dei dati online per il segmento consumer.

Dopo anni di attesa, a fine aprile, la compagnia di Mountain View ha presentato la sua nuova offerta Google Drive (Leggi Articolo Key4biz).

Microsoft il giorno prima aveva annunciato le ultime migliorie apportate a Skydrive, creato nel 2008, usato oggi da 17 milioni di persone.

Una settimana più tardi è stata la volta di un altro gigante americano di internet, Amazon, di aggiornare la propria offerta di storage online.

 

Queste grandi compagnie stanno tentando di accaparrarsi una nicchia di mercato finora dominata dalla società Dropbox.

Creata nel 2007, questa start-up californiana ha sedotto oltre 50 milioni di utenti. Nel 2011, alcuni fondi di investimento hanno iniettato 257 milioni di dollari in questo gruppo che ha così raggiunto una valorizzazione di circa 4 miliardi.

 

I servizi di storage e condivisione dei dati online sono di moda. Favoriti dall’emergenza dell’alta diffusione dei nuovi terminali mobili, come smartphone e tablet, consentono l’accesso permanente ai file (musica, foto, video…) da qualsiasi dispositivo connesso. I dati sono archiviati nei server del fornitore del servizio e accessibili grazie al cloud.

“Sul campo ci sono molti giocatori – ha commentato Dharmesh Mehta, Direttore di Windows Live Product Management – ma la partita non è che all’inizio. Nessuno ha ancora vinto”.

 

Difficile stimare il valore di questo mercato. Le analisi economiche sono ancora rare e i player come Dropbox sono molto discreti in merito alle loro revenue. La maggior parte di questi servizi sono d’altronde gratuiti.

 

Skydrive di Microsoft è a pagamento quando si superano i 7 gigabyte di dati archiviati. Soglia fissata a 5 GB per Google e Amazon, mentre Dropbox limita la propria offerta gratuita a 2 GB.

“L’obiettivo non è necessariamente quello di generare fatturato con questi servizi – ha sottolineato Dharmesh Mehta – ma piuttosto di favorire l’adozione del cloud computing”.

“Si tratta ormai di un’offerta standard – ha indicato Matthieu Poujol, analista di Pierre Audoin Consultants – che ogni player deve poter offrire alla fascia consumer“.

 

Dropbox ha recentemente lanciato un’offerta per le aziende, questi servizi tuttavia non sono adatti al mondo professionale.

“I criteri di localizzazione e sicurezza dei dati sono insufficienti per l’area business“, ha indicato Matthieu Poujol, secondo il quale solo le piccole società potrebbero essere interessate.

Il progetto di portare il cloud alla fascia consumer per il momento ha solo un valore simbolico, visto che non possiamo parlare di grosse entrate. Gli stessi Microsoft, Google e Amazon stanno, infatti, cercando di posizionarsi soprattutto sul promettente mercato del cloud per l’area aziendale.

Il fatturato realizzato da Amazon per questo comparto raggiunge 1 miliardo di dollari. Microsoft attende da diversi anni la crescita della piattaforma cloud Azure. Entrata sul mercato nel 2008, Google ha deciso lo scorso anni di accelerare gli investimenti nel campo delle infrastrutture cloud, in un’ottica di diversificazione delle entrante. La partita del cloud computing s’è insomma appena aperta e si giocherà su diversi tavoli.