Mercato unico, Viviane Reding: ‘Armonizzare le norme sul commercio per far decollare anche la digital economy’

di Raffaella Natale |

Il mercato unico digitale potrebbe aumentare il PIL della Ue di 110 mld di euro l'anno, ma è necessario che vengano armonizzate tutte le norme riguardanti il commercio transnazionale.

Unione Europea


Viviane Reding

Al Forum Europe di Bruxelles, tenutosi ieri, il Commissario Ue per la Giustizia Viviane Reding, partendo dalla Common European Sales Law presentata lo scorso ottobre, ha sottolineato l’importanza della realizzazione del mercato unico.

Sull’argomento ha discusso la settimana scorsa il Consiglio europeo, che ha già messo sul tavolo la strategia 2020 per il rilancio della crescita economica in Europa.

Per la Reding, bisogna puntare soprattutto sul mercato unico, un mercato con 500 milioni di consumatori, che rappresenta “la nostra grande risorsa economica per gli anni a venire” e offrirà alla Ue un vantaggio competitivo nel mondo globalizzato di oggi.

 

Il Commissario Ue ha, però, evidenziato la necessità di lavorare anche alla digital economy e agli ostacoli che ne impediscono il decollo.

“Non si può parlare oggi di mercato unico senza considerare il mercato digitale unico”. La posta in gioco è alta, ha detto la Reding, facendo riferimento a un recente Studio che indica come un vero mercato unico digitale potrebbe aumentare il PIL della Ue di 110 miliardi di euro l’anno.

E, come ribadisce la Digital Agenda della Commissione Ue, l’internet economy continuerà a crescere in modo esponenziale se gli utenti avranno più fiducia nel web.

“E’ qui – ha ribadito la Reding – che entra in gioco la Common European Sales Law“, perché contribuirà ad aumentare la fiducia dei consumatori e delle aziende e svilupperà il commercio transfrontaliero. Intanto perché l’eCommerce offre un grosso potenziale di crescita per le aziende, rendendo più semplici gli acquisti e le vendite al di là dei confini.

 

Ma mentre il mercato digitale è percepito come uno spazio senza confini, lo stesso non può dirsi per il commercio nella Ue.

A causa infatti delle differenze esistenti nel diritto contrattuale dei singoli Paesi Ue, le aziende devono sostenere costi aggiuntivi nelle vendite transfrontaliere, specie le PMI.

Questo spesso comporta anche la necessità di tante imprese di dover ricorrere ad avvocati per modificare i contratti, con spese ulteriori.

Espandersi nel mercato di un singolo Stato membro può costare in media 10 mila euro a un trader e adattare un sito web circa 3 mila euro.

Per una microimpresa entrare in un nuovo mercato può comportare costi che potrebbero incidere fino a 7% del proprio fatturato annuo.

 

Il Commissario Ue ha, quindi, indicato come queste spese non siano un incentivo per le aziende che vogliono allargarsi ad altri mercati.

“C’è poco da stupirsi – ha quindi detto – che oggi tre quarti delle aziende europee non vendano oltre i propri confini”.

La cosa grave, ha sottolineato la Reding, è che queste micro, piccole e medie imprese rappresentano il 99% di tutte le aziende della Ue.

A perdere sono soprattutto i consumatori. Il Commissario ha, infatti, citato uno Studio di Mystery shopper che, analizzando la disponibilità online di 100 beni di consumo comuni, ha evidenziato grosse differenze di prezzo all’interno dei Paesi membri.

Nella metà dei casi, i consumatori avrebbero potuto acquistare uno dei beni al 10% in meno, se lo avessero fatto fuori dal mercato domestico.

“Cosa difficile da accettare in un momento di ristrettezza economica come questo“, ha commentato amaramente la Reding.

 

I dati mostrano altresì che le PMI potranno espandere la propria attività una volta che entrerà in vigore la Common European Sales Law.

Le PMI costituiscono il 99% di tutte le aziende nella Ue, sostenerle sarebbe fondamentale per la creazione di occupazione nella Ue.

I dati mostrano, infatti, che l’85% dei nuovi posti di lavoro nella Ue, tra il 2002 e il 2010, sono stati creati da piccole aziende.

Solo la Common European Sales Law potrebbe produrre tra 159 mila e 315 mila nuovi posti in Europa.

La Reding ha concluso sostenendo che sicuramente la Common European Sales Law non sarà ‘un proiettile d’argento’ in grado di risolvere miracolosamente i problemi e portare da sola l’Europa sulla via della crescita economica. Ma sicuramente aiuterà insieme alle altre iniziative previste per il rilancio della Ue.