Facebook: guerra tra banche per l’Ipo più attesa da Wall Street. Commissioni stellari per chi otterrà l’incarico

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Le favorite sarebbero Goldman Sachs e Morgan Stanley, ma altri istituti si sarebbero fatti avanti offrendo servizi a prezzi più bassi.

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Mark Zuckerberg

Le banche d’affari Goldman Sachs e Morgan Stanley sono tra le favorite per curare la futura quotazione di Facebook. Lo scrive il Wall Street journal, che cita banchieri e investitori. Ma la concorrenza è forte con altri istituti che tentano di insidiare la loro pole position anche offrendo costi più bassi per i loro servizi.

Per chi otterrà l’ incarico si parla di una commissione di 220 milioni di dollari, visto che il valore del flottante che sarà piazzato si aggirerebbe sui 10 miliardi di dollari (una commissione di questo tipo, secondo l’ufficio Dealogic, spunta in media il 2,2% del totale).

 

L’operazione, secondo il WSJ, si preannuncia come una delle più interessanti della storia della Borsa di New York. Il quotidiano ritiene poi che un decimo del capitale sarà offerto agli investitori privati. Nel suo complesso Facebook dovrebbe essere valorizzata sui 100 miliardi di dollari mentre l’operazione ‘ Wall Street’ dovrebbe concretizzarsi all’inizio del 2012. Facebook, fondata da Mark Zuckerberg, vanta 800 milioni di utenti che si connettono in più di 70 lingue. Al momento la società non ha mai pubblicato dati finanziari.

 

Goldman Sachs comunque beneficerà dell’Ipo di Facebook anche se non dovesse essere scelta come advisor principale, infatti ha già curato un collocamento privato da 1,5 miliardi di dollari di capitale, valutando la società 50 miliardi. Se gli investitori decideranno di uscire dall’investimento quando ci sarà l’Ipo, Goldman incasserà all’istante 95 milioni di dollari. Oltre a questo Goldman ha investito in proprio 375 milioni per l’1% del capitale quindi se l’Ipo si farà a 100 miliardi, la banca incasserà altri 375 milioni.

 

La banca rivale numero uno sarà Morgan Stanley, la quale ha però perso qualche punto dopo aver curato l’Ipo di Zynga, le cui azioni sono scese clamorosamente dopo la quotazione. Anche le recenti Ipo di Groupon (alla quale il mercato ha dato un valore iniziale di 13 miliardi di dollari e uno attuale sotto i 10 miliardi) e Pandora non sono state positive, l’unica eccezione è stato LinkedIn (superiore di oltre il 30% al valore di esordio).

Sembra comunque impossibile che Facebook possa replicare quanto fatto da Google con la sua Ipo nel lontano 2004.