Google: pagamenti e pubblicità mobile, mercato da 1 triliardo di dollari. Negli Usa scatta indagine antitrust sulla ricerca online

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Anche la FTC, come l'Antitrust Ue, vuole appurare se Google abbia favorito i suoi servizi alle spese di quelli dei concorrenti e si concentrerà, in particolare, su Adwords.

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Eric Schmidt

Il mercato dei pagamenti via cellulare e del mobile advertising varrà presto qualcosa come un triliardo di dollari. Ci crede il presidente di Google, Eric Schmidt che, nel corso del festival Cannes Lions ha affermato che il gruppo di Mountain View sta lavorando per spingere le compagnie di carte di credito ad aggiornare almeno un terzo dei loro terminali così da abilitare i pagamenti mobili e i servizi associati a partire dalla pubblicità locale.

Il mese scorso, Google ha annunciato il lancio del ‘Google Wallet‘, un software che permetterà agli utenti dei nuovi dispositivi Android di effettuare acquisti, sfruttare buoni sconto e accumulare punti fedeltà avvicinando lo smartphone a un lettore situato nei negozi convenzionati.
La tecnologia alla base del sistema di pagamento mobile è la NFC (Near Field Communications) – già ampiamente sperimentata in Giappone – che permette uno scambio di dati tra dispositivi elettronici in maniera touch-based, cioè non appena li si sfiora.
La tecnologia è considerata abbastanza sicura: come le tradizionali carte di credito, le compagnie coprirebbero i costi di eventuali acquisti non autorizzati.
 

A pagare per l’aggiornamento dei terminali, ha detto Schmidt, “…non sarà Google né gli utenti, ma le società che gestiscono le carte di credito, visto che il tasso di frode legato ai sistemi mobili è molto più basso”.

“Nessuno può dire quanto ci vorrà a convertire i terminali, ma è nel loro interesse farlo nel più breve tempo possibile”, ha aggiunto rivolgendosi alle società come MasterCard e Visa.

 

Sul mercato americano sono attualmente disponibili solo 2 smartphone con integrata la tecnologia NFC: il Nexus S e il Nokia C7, ma molti altri stanno per arrivare: il numero di telefonini a supporto della tecnologia dovrebbe raddoppiare nel 2012 rispetto ai 35 milioni che saranno venduti quest’anno (dati Abi Research), mentre secondo Gartner, nel 2014, saranno 340 milioni gli utenti che utilizzeranno il telefonino per effettuare piccoli pagamenti e il valore delle transazioni effettuate via telefonino arriverà a quota 245 miliardi nel 2014.

 

Obiettivo di Google, ha aggiunto Schmidt, è da sempre quello di aiutare le persone a gestire l’immensa mole di informazioni presenti in rete. E questo obiettivo sarà declinato anche ai terminali mobili: come dimostra la funzione ‘posta prioritaria’ di Gmail, ha detto, gli algoritmi possono aiutare a filtrare le informazioni in modo intelligente.

La forte supremazia nel settore della ricerca online esercitata da Google ha però fatto finire la società, già nel mirino della Commissione europea, anche in quello dell’Antitrust americano, che nei prossimi giorni invierà al motore di ricerca una richiesta formale di informazioni sulle sue pratiche commerciali. La prima tappa di un’inchiesta che dovrà determinare se Google abbia abusato della sua posizione dominante nella ricerca online. Richieste di informazioni saranno inviate dalla FTC anche ad alcuni partner commerciali, per ottenere chiarimenti sulle relazioni col gruppo.

Non è la prima volta che la FTC si interessa alle pratiche della società, ma finora nel mirino dell’Autorità erano finite solo alcune acquisizioni, come quella da 750 milioni di dollari di Admob.

Anche la FTC, come i servizi antitrust della Commissione europea, vuole appurare se Google abbia favorito i suoi servizi alle spese di quelli dei concorrenti e si concentrerà, in particolare, su Adwords, il sistema di link sponsorizzati che genera la maggiori parte delle entrate del gruppo.

Negli Usa, Google controlla circa i due terzi del mercato delle ricerche online, mentre la quota di mercato in Europa si attesta a oltre il 90%.

 

L’indagine dell’antitrust Ue è stata aperta dopo la denuncia di alcune web company secondo cui i loro servizi sarebbero stati penalizzati nei risultati di ricerca a pagamento e gratuiti in favore dei servizi della stessa Google.  L’esecutivo, in particolare, sta indagando per appurare se Google abbia veramente abusato della propria posizione dominante nel campo delle ricerche su internet facendo scivolare in basso nei risultati di ricerca i servizi dei concorrenti, come ad esempio alcuni siti di comparazione dei prezzi (noti anche come servizi di ricerca verticali) concedendo, invece, un “piazzamento privilegiato” ai propri. La Commissione sta anche appurando se, come sostengono i concorrenti, Google abbia volontariamente degradato il Quality Score (il punteggio sulla qualità è uno dei fattori che determina il prezzo pagato a Google dagli advertiser) dei servizi di ricerca verticale concorrenti nei risultati di ricerca a pagamento, quelli cioè che compaiono in alto a destra nella pagina dei risultati.
Altro filone dell’inchiesta Ue riguarda le accuse secondo cui Google imporrebbe clausole di esclusività ai partner pubblicitari, impedendo loro di mettere alcuni tipi di annunci pubblicitari forniti dai concorrenti sulle loro pagine, con l’obiettivo di escludere gli strumenti di ricerca dei competitor. La Commissione sta, infine, indagando sulle accuse concernenti la restrizione della portabilità delle campagne pubblicitarie online verso le piattaforme concorre