Pedopornografia: rimuovere alla fonte qualsiasi pagina web. Il grooming diventa reato penale

di Alessandra Talarico |

Le nuove regole previste dalla dalla Commissione Libertà civili introdurrebbero sanzioni più severe per chi abusa o sfrutta sessualmente un bambino e fissano pene minime per 22 reati penali, con la possibilità, per i Governi, di imporre misure e condanne

Europa


Roberta Angelilli

I materiali pedopornografici e qualsiasi contenuto web che riguardi abusi sessuali sui bambini devono essere rimossi alla fonte in tutti i Paesi europei. E’ quanto prevedono due emendamenti presentati dalla Commissione Libertà civili del parlamento europeo, volti a prevenire gli abusi sessuali sui minori, a inasprire le pene e a proteggere le vittime. Nel caso in cui fosse impossibile rimuovere i contenuti, ad esempio perchè il sito è ospitato su server extra Ue, allora gli Stati membri devono “prevenire l’accesso” a tali materiali, in linea con le leggi nazionali.

 

La lotta alla pedopornografia online è una missione, ha affermato l’europarlamentare italiana  Roberta Angelilli, che la Ue vuole perseguire “rafforzando le accuse, criminalizzando le nuove forme di abuso come il ‘grooming‘ (l’adescamento dei minori su internet) e, soprattutto, proteggendo le vittime prima, durante e dopo il procedimento penale”.

Secondo i dati della Ue, tra il 10% e il 20% dei minori europei ha subito abusi sessuali.
 

In un primo momento, la Commissione europea aveva avanzato una proposta volta a bloccare tout court l’accesso ai siti contenenti materiali pedopornografici, respinta però dal Parlamento, secondo cui la misura non sempre si sarebbe rivelata efficace nel contrasto, soprattutto perché difficile da applicare nei diversi Stati, caratterizzati da sensibilità, tradizioni e impianti normativi differenti.

Secondo i dati forniti dal Parlamento, circa 200 immagini pedopornografiche sono immesse in rete ogni giorno, con vittime sempre più giovani ritratte in situazioni sempre più violente.
Per frenare questo scempio, gli Stati membri devono imporre ‘richieste vincolanti’ per assicurare “la rimozione alla fonte delle pagine che contengono o diffondono materiali pedopornografici o di abusi sessuali  sui minori”, mentre la Ue deve cooperare con gli altri Paesi per assicurare la pronta rimozione del materiale dai server situati in questi Paesi.

 

Se la rimozione alla fonte fosse impossibile (ad esempio perché gli Stati che ospitano i server non vogliono collaborare o perché la procedura di rimozione si rivela particolarmente lunga), gli Stati membri “devono prendere le necessarie misure, in linea con le legislazioni nazionali, per prevenire l’accesso a questi contenuti sul loro territorio”, ha spiegato il Parlamento.

 
Le misure nazionali, volte a prevenire l’accesso ai siti “devono essere trasparenti e fornire le adeguate tutele, in particolare per garantire che le restrizioni siano limitate a ciò che è necessario e proporzionato e che gli utenti siano informati del motivo della restrizione”. I fornitori di contenuti e gli utenti devono essere anche informati della possibilità di fare ricorso e delle modalità per ricorrere.

Le nuove regole previste dalla Commissione Libertà civili introdurrebbero anche pene più severe per chi abusa o sfrutta sessualmente un bambino e fissano pene minime per 22 reati penali, con la possibilità, per i Governi, di imporre misure e condanne più severe.

 

I trasgressori saranno soggetti a pene da due a dieci anni di carcere e dal momento che circa il 20% degli autori di reati sessuali è recidivo, il Parlamento ha stabilito che gli Stati membri possano imporre a questi criminali un divieto temporaneo o permanente di esercitare professioni che implichino una qualsiasi forma di contatto coi bambini.

 

In caso di assunzione, i datori di lavoro avranno diritto di ottenere informazioni su eventuali condanne per crimini sessuali.  I datori di lavoro possono comunque richiedere tali informazioni, anche se devono essere ottenute da registri giudiziari conservati in altri paesi Ue, anche dopo l’assunzione, se sorgono gravi sospetti.

Gli Stati membri possono inoltre adottare altre misure, come la creazione di “registri degli autori di reati sessuali” accessibile al potere giudiziario e/o alle forze dell’ordine.

 

Gli abusi commessi da persone in una posizione di fiducia, autorità o influenza sul minore (per esempio, i familiari, tutori o gli insegnanti) sono inclusi tra i nuovi reati penali e punibili di conseguenza, mentre pene più severe possono essere comminate a chi commetta un reato che coinvolga bambini con una disabilità fisica o mentale, in una situazione di dipendenza o sotto l’influenza di droghe o alcool.

Secondo le nuove norme, saranno punibili anche i ‘turisti sessuali’, ossia coloro che viaggiano all’estero per commettere abusi sui minori, o le persone che adescano i bimbi sul web fingendosi loro amici o li costringono a posare in pose sessuali di fronte a una webcam. Pene più severe anche per chi utilizza differenti mezzi per arrivare a un numero maggiore di bambini.

Oltre a punire chi si macchia di abusi sessuali sui minori, il Parlamento ha proposto nuove regole per garantire supporto, protezione e assistenza alle vittime, in modo da minimizzare l’impatto della dolorosa partecipazione alle indagini e ai processi.

La proposta di direttiva, attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento e il Consiglio con l’obiettivo di giungere a un compromesso entro la metà di quest’anno, una volta adottata andrà a sostituire l’attuale legislazione, risalente al 2004. Dopo di che, gli Stati membri avranno due anni di tempo per trasporre le nuove disposizioni nel diritto nazionale.