Twitter, Facebook &Co. Anche per Eric Schmidt (Google): ‘Esiste il rischio di una nuova bolla internet’

di Alessandra Talarico |

Dopo l'esplosione, nel 2000, della bolla delle dot.com, si riaffacciano i timori per l'eccessiva valutazione di società che possono contare su un ampio pubblico ma che, in realtà, danno poche garanzie in termini di ricavi.

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Eric Schmidt

Torna la paura di una nuova bolla internet, rafforzata dalle recenti notizie dell’interessamento di Google e Facebook per Twitter, il cui valore è stato stimato in 8-10 miliardi di dollari. Un po’ troppo – dicono gli esperti – per una società che nel 2010 ha registrato un fatturato di 45 milioni di dollari e ne attende per quest’anno circa 100 milioni.  Twitter non è però l’unico caso in discussione: basti pensare al miliardo e mezzo di dollari raccolto di recente da Facebook, e che ha portato la valorizzazione della società a 50 miliardi di dollari, al rifiuto di Groupon di un’offerta di acquisto da 6 miliardi di dollari avanzata da Google, all’acquisto del blog Huffington Post da parte di AOL per 315 milioni di dollari, all’introduzione in Borsa di LinkedIn, già valutata 2 miliardi di dollari sul mercato privato o a quella di Demand Media (1,5 miliardi di dollari).

L’IPO di LinkedIn, osservano gli analisti, sarà il banco di prova per tutte le altre web company che pensano di fare il loro ingresso in Borsa quest’anno. Tutte società – come Facebook e Skype – che contano su una vasta platea di utenti, ma che non dispongono ancora di un business model solido.

 

E anche il Ceo di Google, Eric Schmidt, ha affermato in un’intervista al magazine svizzero Bilanz che “…ci sono chiari segni di una nuova bolla internet…ma le valutazioni sono quelle che sono. La gente ritiene che queste società raggiungeranno vendite enormi nel futuro”.

 

Le cifre fornite da queste compagnie, che non sono quotate in Borsa e quindi non sono obbligate a fornire dati finanziari, si basano sul potenziale che gli investitori intravedono per il loro futuro, ma anche sui profitti pubblicitari, sui cui si basa il loro business. Per monetizzare il suo pubblico – circa 200 milioni di utenti, Twitter ha nominato a ottobre un nuovo Ceo, Dick Costolo (ex-Google), al posto di Ewan Williams, dopo aver arruolato nel mesi di agosto 2010 l’ex presidente di Interactive Media, Adam Bain, al ruolo di direttore commerciale. A loro, il compito di mettere in piedi un piano di sviluppo pubblicitario, che si basa attualmente su tre prodotti:le ‘tendenze sponsorizzate’, i ‘tweet sponsorizzati’ e i ‘conti sponsorizzati’. L’obiettivo è quello di fare della pubblicità la prima fonte di reddito del sito, rappresentata attualmente dagli accordi con i motori di ricerca.

Al momento, gli inserzionisti stanno testando i nuovi strumenti, con risultati variabili. Restano dunque gli interrogativi sulla loro fidelizzazione e sulla effettiva capacità della società di raggiungere un adeguato livello di profittabilità.