Innovazione: l’Europa in netto ritardo su Usa e Giappone. E l’Italia viaggia su livelli inferiori alla media Ue

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Il nostro Paese si colloca tra gli 'innovatori moderati', gruppo in cui il livello di innovazione è inferiore alla media Ue. Tajani: 'Aumentare il nostro impegno per rendere l'Europa maggiormente innovativa'.

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Persiste lo scarto tra le prestazioni in materia d’innovazione della Ue e quelle dei suoi principali concorrenti internazionali: gli USA e il Giappone. E continau allo stesso modo il ritardo dell’Italia rispetto all’Europa:  secondo il Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione del 2010, il nostro Paese si colloca tra gli ‘innovatori moderati insieme a Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. In tutti questi paesi, il livello di innovazione è inferiore alla media Ue.

La Commissione, nel presentare i risultati dello studio, ha sottolineato che nonostante l’andamento promettente di molti Stati membri,  i progressi non sono abbastanza rapidi. Mentre l’Unione mantiene un chiaro vantaggio sulle economie emergenti di India e Russia, il Brasile continua ad avanzare e la Cina la sta velocemente raggiungendo. All’interno della Ue, la Svezia ha ottenuto i migliori risultati, seguita da Danimarca, Finlandia e Germania. Subito dopo si attestano, nell’ordine, Regno Unito, Belgio, Austria, Irlanda, Lussemburgo, Francia, Cipro, Slovenia ed Estonia.

 

“Il quadro valutativo – ha affermato il vicepresidente Antonio Tajani, commissario per l’Industria e l’imprenditoria – evidenzia che dobbiamo aumentare il nostro impegno per rendere l’Europa maggiormente innovativa, per raggiungere i nostri principali concorrenti e riprendere il cammino verso una crescita solida e sostenibile”.
 

L’Europa, insomma, deve muoversi, e in fretta, per recuperare questo gap, come ha sottolineato anche Máire Geoghegan-Quinn, commissario per la Ricerca, l’innovazione e la scienza. “L’innovazione – ha ribadito – è essenziale per un’economia moderna di successo come l’acqua lo è per la vita. Essa è al centro delle politiche economiche ed è il principale strumento di creazione di posti di lavoro. Pertanto l’attuale quadro valutativo è un caposaldo della strategia Europa 2020. Desideriamo che gli Stati membri se ne avvalgano appieno per valorizzare i propri punti di forza e affrontare le proprie debolezze”.

Il quadro valutativo del 2010 si basa su 25 indicatori relativi a ricerca e innovazione e considera i 27 Stati membri dell’UE, la Croazia, la Serbia, la Turchia, l’Islanda, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Norvegia e la Svizzera. Gli indicatori sono raggruppati in tre principali categorie: “Elementi abilitanti“, ovvero gli elementi fondamentali che rendono possibile l’innovazione (risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi); “Attività delle imprese” che mostrano in che modo le imprese europee sono innovative (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale); e  “Risultati” che mostrano come ciò si traduce in benefici per l’intera economia (innovatori, effetti economici).

Un confronto tra gli indicatori di Ue-27, USA e Giappone evidenzia che l’Unione non riesce a colmare il divario nelle prestazioni in materia d’innovazione che la separa dai suoi principali concorrenti.

Le differenze maggiori si riscontrano nella categoria “Attività delle imprese”, nell’ambito della quale l’Ue-27 è in ritardo in termini di co-pubblicazioni pubblico/privato, spesa delle imprese per attività di R&S e, rispetto al Giappone, brevetti PCT (Trattato di cooperazione in materia di brevetti). Questi dati sottolineano che il deficit di innovazione dell’Europa deriva innanzitutto dal settore privato. Dovrebbe quindi essere data priorità alla creazione di condizioni normative e quadro atte a incoraggiare maggiori investimenti del settore privato e ad agevolare l’impiego dei risultati della ricerca da parte delle imprese, in particolare tramite un sistema di brevetti più efficiente. Il divario è particolarmente ampio e in rapido aumento per quanto riguarda le entrate dall’estero derivanti da licenze e brevetti. Questo elemento è un indicatore importante del dinamismo economico ed evidenzia che nell’Ue il modello economico e il funzionamento del mercato interno della conoscenza protetta devono essere migliorati. Esso dimostra inoltre che l’Unione produce meno brevetti ad alto impatto (che generano entrate significative da paesi terzi) rispetto a USA e Giappone e che non raggiunge una posizione adeguata nei settori a crescita globale elevata.

Si riduce leggermente lo scarto, ancora notevole, riguardante il numero di persone che portano a termine gli studi di istruzione terziaria, con una crescita relativamente elevata nell’Ue.

L’Ue-27 ottiene invece risultati migliori rispetto agli USA nell’ambito della spesa pubblica per R&S e delle esportazioni di servizi ad elevata intensità di conoscenze.

Negli ultimi cinque anni la maggiore crescita degli indicatori di innovazione dell’Ue-27 si è registrata nei sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi (co-pubblicazioni scientifiche internazionali, pubblicazioni ad alto impatto, dottorandi extraeuropei) e nel patrimonio intellettuale (deposito di marchi Ue, brevetti PCT e disegni e modelli dell’Ue).

Complessivamente l’Ue-27 rimane in posizione più avanzata rispetto a India e Russia, mentre sta perdendo il proprio vantaggio sul Brasile e soprattutto sulla Cina, il cui deficit in termini di prestazioni si sta rapidamente assottigliando. (a.t.)